BISSOLO, Francesco
Seguace di Giovanni Bellini, cominciò a imparare i primi elementi dell'arte pittorica probabilmente a Treviso, alla scuola di Gerolamo il Vecchio; trevigiano, infatti, lo dice il Federici, pur senza darne le prove, e in realtà nessun documento è venuto in luce, fino a questo momento, a suffragarne la testimonianza. Grazie al documento (Ludwig, p. 48) che contiene la data del suo decesso, si possono porre i natali del B. intorno al 1470-72, data che collimerebbe bene con il presunto alunnato presso Gerolamo da Treviso il Vecchio intorno al 1486 e con il successivo trasferimento a Venezia alla scuola del Bellini. Sappiamo con certezza che suo padre fu Vettore, in quanto "fìo de ser Vetor" o "ser Victoris" il B. amò firmarsi nei documenti che ci sono rimasti, il primo dei quali ci dice che egli prese il suo primo salario di 2 ducati al mese il 5 nov. 1492 come pittore assieme a Giovanni Bellini nella Sala del Maggior Consiglio a Palazzo ducale, assolvendo alla modesta funzione di indoratore (Ludwig, p. 43); sembra quindi logico pensare che perché il Bellini lo avesse come compagno di lavoro, almeno da qualche tempo egli dovesse trovarsi nella bottega del maestro.
Quasi tutti i documenti rimasti si riferiscono a vicende private del B. d'importanza relativa: oltre che parecchie volte come testimone testamentario presso estranei, lo troviamo nominato nelle ultime volontà del fratello Iacopo l'8 ag. 1506, nell'imminenza di un viaggio di quest'ultimo a Damasco. Il 10 genn. 1512 fece noto che doveva dipingere una pala per la chiesadi S. Pietro Martire a Murano, destinata all'altare di S. Caterina da Siena, mentre in altri autografi degli anni seguenti ci viene testimoniata la sua presenza in Venezia: il 17 febbr. 1525 gli venne assegnata una casa esente da imposte dalla Scuola grande di S. Maria della Valverde o della Misericordia e dalla stessa Scuola vennero dati aiuti in denaro ad alcuni dei suoi figli. Nel 1541 venne assolto con formula piena un Francesco Bissolo che era stato accusato di aver partecipato come complice ad un delitto ("atrocissimi casus") consumato nella Villa di Asparedo; ma nel documento non è citata la professione di pittore e potrebbe quindi anche trattarsi di omonimia. Il 19 luglio 1545 il B. valutò il S. Gerolamo del Lotto e il 20 apr. 1554 morì in contrada S. Marciliano dopo sei mesi di malattia.
Opere: Trasfigurazione di Cristo (Venezia, S. Maria Mater Domini) per cui il Sansovino dà la data 1512, opera debole e ridipinta; del 1514 è l'Incoronazione di s. Caterina, eseguita per S. Pietro Martire in Murano (Venezia, Gallerie dell'Accademia), firmata, caratterizzata da un bellinismo volutamente semplificato e da un certo giorgionismo. Pure firmata e datata 1516 è la Madonna di Lagosta, presso Zara (cappella della Madonna del Campo), commessa da Donino De Donini, dalmata di origine, canonico e decano del duomo di Treviso; firma e data (1528) reca la Madonna col Figlio e i ss. Floriano,Liberale,Caterina e Barbara (Treviso, S. Floriano in Campagna presso Castelfranco), simile come schema compositivo alla pala di Lagosta e di un'opulenza già un po' palmesca. È perduta la Madonna col Figlio fra s. Lorenzo e un altro santo che raccomanda il committente (firmata e datata 1530) già a Levada presso Oderzo (Treviso). Queste sono le tappe sicure della carriera artistica del B., dalle quali appare evidente che la produzione fino al 1512 (epoca in cui il B. aveva circa quarant'anni) è andata perduta; è giusto quindi nominare a questo punto la Madonna col Bimbo e s. Pietro (Milano, collez. Lutomirski) su tavola, firmata, che per la ricerca di effetti plastici di una certa forza, per la pennellata corposa e per il pendaglio di frutta è di chiara derivazione padovana; questi elementi esteriori più facilmente assimilabili erano caratteristici delle scuole venete e in ispecie della trevigiana, per cui l'opera costituisce una prova dell'alunnato del B. presso Gerolamo il Vecchio da Treviso. Simile a questa è la Madonna Goudstikker (Amsterdam, collez. privata) e pure giovanile, ma già sotto l'influsso di Giovanni Bellini è la Sacra conversazione dei SS. Giovanni e Paolo a Venezia. Altre opere sono: una Madonna esposta a palazzo Bourbon nel 1915 e non meglio identificata; la Presentazione al tempio delle Gall. dell'Accad. a Venezia; la Circoncisione a Verona, Museo di Castelvecchio; una Madonna nel Castello di S. Maria dei conti di Thiene; le Sacre conversazioni di S. Andrea e del duomo a Treviso, delle Gallerie dell'Accademia e della sacrestia del Redentore a Venezia, le due della National Gallery a Londra (una delle quali già nella coll. Layard) e quella del museo di Lipsia; i SS. Andrea,Girolamo e Martino (Venezia, S. Giovanni in Bragora); il Cristo risorto (Berlino-Dahlem, Museo); i SS. Stefano,Nicola e Tommaso (Milano, Brera); il Cristo morto (Venezia, Accademia); il Cristo benedicente (Rovigo, Accademia dei Concordi); Madonna col Bambino (Venezia, Accademia; Chantilly, Museo Condé); la Madonna col Bambino e s. Pietro martire (Venezia, Correr). Abbiamo inoltre due disegni, riferentisi alla Sacra conversazione del duomo di Treviso, uno alla Galleria degli Uffizi, l'altro all'Accademia di Venezia.
Fonti e Bibl.: F. Sansovino,Venetia città nobilissima et singolare..., Venetia 1581, p. 14; [A. M. Zanetti],Della pittura veneziana, Venezia 1771, pp. 82 s.; D. M. Federici,Mem. trevigiane sulle opere di disegno..., Venezia 1803, I, pp. 228 s.; L. Lanzi,Storia pittorica della Italia, III, Milano 1823, p. 54; A. Venturi,Il museo e la galleria Borghese, Roma 1893, pp. 112 s.; Doc. storico-artistici,Libro dei conti di L. Lotto, in Le gallerie naz. ital., I (1894), p. 162; G. Ludwig,Archivalische Beiträge zur Geschichte der Venezianischen Malerei, in Jahrbuch der königlich preuszischen Kunstsammlungen, XXVI (1905), pp. 41-49; C. Ricci,La pinacoteca di Brera, Bergamo 1907, pp. 47, 60, 266, 290; B. Berenson,Dipinti veneziani in America, Milano 1911, p. 79; A. Tamaro,Una Madonnina del B., in Archeografo triestino, s. 3, IV (1911), pp. 341-344; J. A. Crowe-G. B. Cavalcaselle,A history of painting in Northern Italy, London 1912, I, pp. 184 s.; 292-298; A. Venturi,Storia dell'arte italiana, VII, 4, Milano 1915, pp. 562-566; A. Morassi,La pala d'altare di F. B. restituita a Lagosta, in Il primato artistico italiano, IV (1922), pp. 12-15; G. Gronau,Le opere tarde di G. Bellini, in Pinacotheca, 1929, pp. 172-174; L. Coletti,Intorno a F. B., in Boll. d'arte, VIII (1928-29), pp. 325-334; G. Gronau,L'ultimo pittore belliniano, in L'Arte, XXXVI (1933), pp. 415-424; Catal. delle cose d'arte e di antichità d'Italia, L. Coletti,Treviso, Roma 1935, pp. 62, 179, 180, 291; R. van Marle,The development of the Italian schools of painting, XVII, The Hague 1935, pp. 316 n. 2, 327 n. 1 (v. anche Indice); R. Pallucchini,G. Bellini (catal.), Venezia 1949, pp. 142-144, 190-192, 200; S. Moschini Marconi,Catal. delle Gallerie dell'Accademia di Venezia, Roma 1955, pp. 92-95; B. Berenson,Italian pictures of the Renaissance-Venetian School, London 1957, pp. 39 s.; M. M. Palmegiano,Opere inedite di F. B., in Arte veneta, XIII-XIV (1959-1960), pp. 198-201; G. Gamulin,Jedno "Obrezanje Isusovo" od F. B., in Zbornik za umetnostno zgodovino, V-VI (1959), pp. 383-388; U. Thieme-F. Becker,Künstler-Lexikon, IV, pp. 67-69; Encicl. Ital., VII, p. 107.