BOCCAPIANOLA, Francesco
Primogenito di Diomede e di Caterina Albertini, nacque a Napoli intorno al 1585. Iniziò la carriera militare intorno al 1607. Nel 1614 era nel reggimento napoletano di fanteria comandato da Carlo di Sangro e successivamente, col grado di sergente maggiore, in quello del marchese di Torrecuso. Nel 1625 gli fu affidato un reparto di cavalleria di 1500 uomini, che egli condusse in Lombardia. Col grado di maestro di campo nel 1626 il viceré di Napoli duca d'Alba lo mise a disposizione della Repubblica di Genova contro il duca di Savoia. Nell'anno successivo partecipò alla campagna nel Monferrato, agli ordini dello Spinola.
Abbandonato l'esercito nel settembre del 1629, il B. fece parte nel 1631 di un'ambasceria, capeggiata dal duca di Tursi Carlo Doria, che il re di Spagna Filippo IV inviò all'imperatore Ferdinando II per concludere le trattative del matrimonio tra il primogenito di questo con la principessa Maria Anna, sua sorella. Al B. toccò poi di andare a ricevere la principessa al suo arrivo a Trieste, ed in questa occasione gli fu concessa dall'imperatore la carica di suo "cameriere d'attual servigio". Avvenuto il matrimonio, il B. fu inviato dalla regina d'ungheria a comunicarlo ufficialmente al cardinale infante Ferdinando d'Austria nelle Fiandre, alla regina di Francia Anna d'Austria ed a Filippo IV. Quest'ultimo compensò i servigi del B. concedendogli il titolo di duca sulla sua terra di Ripacandida e creandolo cavaliere dell'Ordine di S. Giacomo.
Durante la crisi determinata dall'intervento pontificio nel ducato di Castro il viceré di Napoli, duca di Medina de las Torres, inviò il B. a Firenze (settembre 1641, agosto 1642 e poi nuovamente nel febbraio del 1644) ed a Modena (settembre 1641, febbraio 1644) per trattare con quei principi un'azione comune contro la famiglia Barberini e lo Stato ecclesiastico a sostegno del duca di Parma Odoardo Farnese. L'abilità diplomatica del B. ebbe qualche peso nell'adesione alla "lega dei principi" del granduca di Toscana Ferdinando II, in un primo tempo assai riluttante. Tornato nuovamente a Napoli nel 1644, dopo la stipulazione della pace di Venezia, fu promosso da Filippo IV al Consiglio collaterale e negli anni seguenti ebbe la carica di vicario generale della provincia d'Abruzzo. Durante l'insurrezione antinobiliare ed antispagnola scoppiata nel luglio del 1647 gli fu affidato dal viceré duca d'Arcos il governo delle province di Otranto e di Terra di Bari. Qui il B. condusse una sistematica, spietata repressione della rivolta sino al novembre del 1648, allorché fu inviato dal nuovo viceré conte d'Oñate al governo della provincia di Principato Citra. È ignota la data della morte. Aveva sposato Dianora Battaglino, figlia di Pompeo, presidente della Regia Camera. Suoi figli furono Francesco, capitano di cavalleria, che gli premorì, Alfonso, che gli successe nel ducato di Ripacandida, Caterina, Anna e Maria.
Fonti e Bibl.: Nella sezione Estado dell'Archivo general de Simancas sono conservate le copie di alcune relazioni diplomatiche inviate dal B. al duca di Medina de las Torres da Firenze e da Modena, le copie delle risposte del viceré ed altri documenti relativi alle medesime missioni: I. 3264, ff. 69-74; 3266, f. 17; 3267, f. 1; 3269, f. 61; 3456, f. 75. Cfr. inoltre: C. De Lellis, Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli, I, Napoli 1644, pp. 364-367; S. Guerra, Diurnali, a cura di G. de Montemayor, Napoli 1891, p. 167; F. Capecelatro, Diario... delle cose avvenute nel Reame di Napoli negli anni 1647-1650, a cura di A. Granito di Belmonte, Napoli 1850-1854, ad Indicem; R. M. Filamondo, Il genio bellicoso di Napoli, Napoli 1714, pp. 424 s.; L. Amabile, Fra Tommaso Pignatelli, la sua congiura e la sua morte, Napoli 1887, p. 39; R. Villari, La rivolta antispagnola a Napoli, Bari 1967, p. 233.