BONAFEDE, Francesco
Nacque a Padova l'anno 1474; studiò medicina all'università locale e divenne medico assai apprezzato per la sua capacità professionale e per la sua erudizione. Nominato più tardi professore straordinario di medicina teorica "in tertio" a far le veci di P. Noale (l'anno di nomina è sconosciuto; ma risulta, dai rotuli universitari, che insegnava nell'anno 1524), con decreto del doge Andrea Gritti del 10 nov. 1525, il B. veniva promosso professore straordinario di medicina pratica "in secondo". Nel 1531 fu nominato professore ordinario della medesima materia sempre "in secondo".
Il primo titolo di particolare interesse il B. lo conseguì nell'anno 1533 quando fu nominato alla Lectura simplicium, inaugurando a Padova un insegnamento che fin allora aveva avuto un solo precedente, a Roma, con Leonardo da Foligno, nell'anno 1514.
Anche se l'università di Padova non può vantare coi B. un primato nel tempo per l'istituzione dell'insegnamento della lectura simplicium, precorritrice della botanica e delle derivate scienze dei vegetali, fu tuttavia d'esempio ad altre università come Bologna, Pisa, Pavia (che la istituirono rispettivamente nel 1534, 1544, 1546). Secondo la testimonianza del Decima il B. (e con lui gli studenti) fu certo promotore della Schola simplicium patavina, la cui importanza fu presto riconosciuta dai riformatori che la vollero cattedra ordinaria. La nuova cattedra fu tenuta dal B. per sei anni: ma fu ben presto costretto a lagnarsi delle gravi difficoltà in cui si dibatteva il suo insegnamento: tra queste la mancanza di mezzi adeguati di dimostrazione, che dovevano limitarsi a piante secche reperibili nelle farmacie, o a piante banali che vivevano nei campi e nelle alture poco lontane da Padova.Assai per tempo al B. e ai suoi colleghi della scuola medica, in special modo a Giambattista da Monte, apparve chiara la necessità che fosse istituito un "horto medicinale: nel qual con l'aiuto della navigazione delli signori veneti fossero portate d'ogni intorno da le città suddite al loro dominio, e specialmente di Candia e Cipro, onde i Romani si servivano per le loro spetierie, e parimenti da altre provincie del mondo, tutte le maniere di piante, arbori e frutici medicinali e minerali, ed altre drogherie. Et si facesse in detto horto una spetieria, la quale fosse come un indice delle cose secche del Levante, col quale si imparassero a conoscere le vere medicine dalle false...".
La testimonianza riportata dal cronista M. Guazzo riferisce tono e argomenti di una lettera, andata successivamente smarrita, che il B., il Da Monte ed altri colleghi indirizzarono nel 1544 ai riformatori dello Studio di Padova per sollecitare la creazione di un "Orto dei Semplici". La lettera rimase senza esito, e finalmente dopo successive insistenze i riformatori Sebastiano Foscarini, Marco Antonio Venier e Nicolò da Ponte ne riferirono il 29 giugno 1545 al Senato, dal quale ottennero l'autorizzazione di acquistare un terreno in Padova per farvi un orto pubblico in cui si potesse "piantar, disponer, et conservar li semplici" (copia autentica del decreto di fondazione è conservata negli Atti degli Artisti dell'università di Padova, XXI, C. 14, alla data "die ultimo iunii" del 1545). L'importanza della nuova istituzione era così sentita a quei tempi che non mancarono rivendicazioni di merito e di priorità, come quella di Daniele Barbaro, patriarca di Aquileia, accolta in un primo tempo dallo stesso Belon. Ma il merito dell'iniziativa resta saldamente legato al nome del B., il quale volle ne fosse serbato il ricordo nella sua iscrizione sepolcrale, forse da lui stesso composta.
La creazione dell'Orto dei Semplici procedette immediata. Il senatore S. Foscarini si occupò personalmente della scelta del fondo, e il 7 luglio 1545 era già rogata l'affittanza col monastero di S. Giustina: il compito di attendere ai lavori d'Organizzazione fu affidata a D. Barbaro e a Pietro Da Noale, mentre del progetto di costruzione venne incaricato l'architetto A. Moroni. Nel 1546 l'Orto doveva essere già in alto grado di efficienza se il Belon poteva celebrarlo come il "più splendido" di tutti quelli da lui veduti; ma non ne ebbe la cura né la direzione il B., bensì Luigi Squalerno detto Anguillara che risulta esser stato il primo ad averne la custodia il 20 ag. 1546. Ignote permangono le circostanze e i motivi della estromissione del B. che pareva in effetti la persona più adatta ad assumere le responsabilità della nuova istituzione. Il B. continuò a tenere il suo insegnamento giovandosi certamente dell'Orto, sino al luglio 1549, anno in cui i riformatori decisero, all'età di settantasei anni, di esentarlo dall'insegnamento per la sua età avanzata: gli successe G. Falloppi che riunì la lettura dei semplici alla cattedra di chirurgia. Privato totalmente dello stipendio, il B. si ridusse in povertà estrema; ed invano scrisse le sue rimostranze ai riformatori: l'asserzione del Mazzuchelli che egli durasse come "lettor giubilato" non trova conferma negli Atti universitari. Cieco e malato, il B. morì il 15 febbr. 1558, forse nella sua "casa con horto e terra de drio posta sul Borgo Santa Croce" che risulta possedesse ed abitasse da una polizza del 1546. Fu tumulato nel sepolcro comune ai laici del Terzo Ordine nella chiesa di S. Francesco.
La produzione scientifica del B. è modesta, specialmente in confronto agli altri meriti già ricordati. Dei suoi scritti uno solo fu pubblicato: De cura pleuritidis per venaesectionem (Venetiis, per Bernardinum Bindonem, 1533), scritto polemico contro le asserzioni di tal Matteo Curzio pavese. Delle altre opere rimaste inedite rimane un elenco di titoli conservatoci dallo Scardeone; costituivano tre volumi già approvati dal Collegio fisico di Venezia, ma che non furono più stampati.
Fonti e Bibl.: Rotulus D. D. Artistarum..., Patavii 1532, p. 7; Rotulus D. D. Artistarum..., Patavii 1533, p. 8; M. Guazzo, Historia..., Vinegia 1546, p. 371; P. Belon, Les observations de Plusieurs singularités et choses memorables, Paris 1558, p. 640; Id., Les remostrances..., Paris 1558, p. 71; B. Scardeone, De antiquitate Urbis Patavii, Basilcae 1560, pp. 223-224; A. Mattioli, I discorsi ne i sei libri della materia medica di Pedacio Dioscoride Anararbeo, Venetia 1568, p. II; A. Riccoboni, De Gymnasio Patavino.., Patavii 1598, p. 9; A. Decima, Oratio habita in Gymnasio Patavino, in Comitis Angeli Decima orationes duae, Patavii 1786, pp. 5-21; I. Facciolati, Fasti Gymnasii Patavini, Patavii 1751, II, p. 309; G. Monti, Indices bot. et materiae medicae, Bononiae 1753, p. 20; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 3, Brescia 1762, pp. 1540-1541; G. Tiraboschi, Storia della letteratura ital., VII, 3, Venezia 1824, p. 807; R. De Visiani, Della origine ed anzianità dell'Orto botanicodi Padova, Venezia 1839, passim; A. Ceni, Guida dell'I. R. Orto Botanico di Padova, Padova 1854, p. 10; F. Coletti, Ricordi stor. della cattedra e del gabinetto di materia medica dell'univ. di Padova, Padova 1871, pp. 6 s.; R. De Visiani, Della vita e degli scritti di F. B., Padova 1875; A. Bertoloni, Not. stor. sull'origine dello studio dei semplici in Italia, in Nuovo Giorn. bot. ital., XXII (1890), pp. 8493; Id., Ulteriori notizie,ibid., XXIII (1891), pp. 251 ss.; S. A. Saccardo, Il primato degli Italiani nella botanica, Padova 1893, pp. 37 s.; G. B. De Toni, Alcuni doc. ined. riguardanti l'antico Orto-botanico di Padova..., Padova 1896, passim; P. A. Saccardo, La Botanica in Italia, II, Venezia 1901, pp. 118-192; A. Beguinot, Il R. Orto botanico di Padova, in La Scienza per tutti, IX (1917), n., 16, pp. 242-256; E. Chiovenda, Note sulla fondazione degli orti botanici di Padova e di Pisa, in Atti dell'VIII Congr. int. di storia della medicina. Roma 22-27 sett. 1930, Pisa 1931, p. 11; G. Gola, L'Orto Botanico..., Padova 1947, pp. 10-12; C. Cappelletti, Sulle proprietà di fondazione degli orti botanici di Padova e di Pisa, in Nuovo Giorn. bot. ital., n. s., LX (1953), pp. 681-683; V. Giacomini, Alle origini della lettura dei semplici..., Pavia 1959, passim; C. Cappelletti, Nuove documentaz. sulle proprietà difondazione dell'Orto botanico, in Mem. dell'Acc. Patavina di scienze,lett. e arti, classe di scienze mat. e nat., LXXIV (1961-62), pp. 78-84; Id., L'Orto Botanico di Padova, in L'Agricoltura, n. 7, luglio 1963, pp. 27-40; A. Hirsch, Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärtze, I, Berlin-Wien 1929, p. 769.