BREVIO, Francesco
Di famiglia padovana, nacque in data non esattamente precisabile, verso la metà del sec. XV. Compì gli studi a Padova e si addottorò in diritto civile e canonico.
Successivamente insegnò diritto canonico nella stessa università, ma non è possibile allo stato attuale delle ricerche precisare gli anni con sicurezza. Il Tomasini lo dà professore per l'anno 1475; il B. stesso si qualificò come lettore di Sesto e Clementine nel frontespizio delle edizioni di Giovanni da Imola e di Niccolò Tedeschi da lui curate e pubblicate entrambe nel 1480.Certo è che raggiunse in questi anni una buona fama di canonista. Contemporaneamente era entrato in prelatura, senza tralasciare di procurarsi potenti protettori che gli dischiusero le porte della Curia romana. Il 25 ott. 1482 fu nominato da Sisto IV auditore della Sacra Romana Rota, ma la nomina fu contestata dagli altri auditori che lo accusarono di gravi mende sul piano della condotta morale e di scarsa dottrina nel campo della preparazione professionale.
Da testimonianze qualificate e attendibili risultò che il B. in passato era stato coinvolto a Padova in un omicidio. Arrestato, per intervento di amici influenti era stato deferito alle autorità ecclesiastiche che l'avevano rimesso però subito dopo in libertà, prosciogliendolo da ogni accusa. I suoi fratelli, coinvolti nello stesso omicidio, furono condannati invece al bando. A questa grave accusa, piuttosto circostanziata, si aggiunsero quella di sodomia, che il B. avrebbe praticato notoriamente nel corso degli anni padovani, di superbia e di spergiuro (uno dei testimoni lo definì "superbissimum et scandalosum et infamatus de vitio sodomie... vilis et abiectus et iuravit falsum millies"). Ma di queste accuse ebbero facile ragione i suoi potenti protettori, visto che il 3 dicembre Sisto IV intimò agli auditori della Rota, a dispetto delle risultanze assai gravi del processo informativo, di desistere dalla loro opposizione sotto minaccia di scomunica e di privazione dell'ufficio. La rimozione di questo ostacolo piuttosto serio sembrò aprire al B. le migliori prospettive di una brillante carriera curiale. Ad essa nocque però non poco la resistenza delle autorità civili veneziane, meno disposte di quelle pontificie a dare via libera alla scalata dei benefici sapientemente orchestrata dal Brevio. Solo negli ultimi anni del secolo, quando la sua posizione in Curia era divenuta ormai solidissima con l'ascesa al pontificato di Alessandro VI, esse deposero ogni riserva.
La trafila percorsa dal B. per conseguire l'ambita meta di un buon vescovato risultò lunga e faticosa oltre ogni previsione.
Il 15 dic. 1485, a soli pochi anni del suo ingresso nella Rota, fu nominato da Innocenzo VIII vescovo di Parenzo, ma subito dopo rinunciò con la scusa, assai poco plausibile, che non intendeva abbandonare l'ufficio di uditore, incompatibile con la cattedra vescovile e con l'obbligo della residenza. Una tale incompatibilità difficilmente poteva scoraggiare un uomo così spregiudicato quale il B. mostrò sempre di essere e lascia supporre l'esistenza di un discreto ma deciso veto delle autorità veneziane. Fallita l'iniziativa romana, il B., che nel 1486 figura anche insignito della dignità di chierico di Camera, tentò di aggirare l'ostacolo partendo da Venezia, dove sicuramente contava ancora buone relazioni in seno al patriziato. Il 21 ott. 1488 il suo nome comparve nella lista dei candidati della Serenissima al vescovato di Concordia, ma fu scelto un altro. L'iniziativa rimbalzò così di nuovo a Roma, senza che al B. riuscisse però ancora per lungo tempo di neutralizzare l'intervento veneziano che ogni volta gli impedì puntualmente di realizzare l'ambizioso disegno. Nominato ai vescovati di Torcello e di Belluno, al priorato di S. Croce e all'arcidiaconato di Padova, il B. fu costretto sempre a dimettersi dal veto veneziano. Ancora nell'agosto del 1495 la sua nomina a vescovo di Cittanova, decisa da Alessandro VI, provocò il consueto invito veneziano a rinunciare, sia pure con la magra consolazione di raccomandare al pontefice la concessione al B. di qualche altro beneficio minore. Solo nel 1498 gli riuscì di ottenere il tanto desiderato consenso veneziano che strappò tuttavia non senza contrasti e serie difficoltà. Il 19 gennaio Alessandro VI lo nominò al vescovato di Ceneda, vacante per la morte di Nicolao Trevisan, avvenuta il 15 gennaio. Poco dopo il capitolo di Ceneda elesse, in base ad un antico privilegio, il nuovo vescovo nella persona del patrizio veneziano Bernardino Marcello e chiese alla Signoria di sollecitare l'approvazione di Roma. La questione fu rimessa al Consiglio dei pregadi dove il B. ebbe finalmente partita vinta contro gli avogadori di Comun che sostennero invece il Marcello. Il 30 gennaio il Consiglio dei dieci confermò la decisione dei Pregadi e il B., giudicato dal Sanuto forse per avere accettato con tanta pazienza e docilità tanti veti veneziani "fidelissinio nostro, per il qual più volte era sta scripto per la Signoria al papa in sua recomandatione", poté mettere finalmente le mani su una buona preda, degna della lunga attesa. A giudicare dalle informazioni fornite dal Sanuto il vescovato di Ceneda rendeva "ducati mille et ha mero et misto imperio... et autorità di conferir beneficii".
Prima che il B. prendesse possesso personalmente della sua diocesi dovette passare però quasi un anno. Intanto il 26 ag. 1498 fu nominato assistente al soglio pontificio e due mesi prima, nel giugno del 1498, accompagnò nella sua legazione di Perugia il cardinale Giovanni Borgia. Nel febbraio del 1499 si preparava a visitare il suo vescovato e con l'occasione fu incaricato dal pontefice di una missione di cortesia presso la Signoria di Venezia, alla quale doveva raccomandare "non sia extrusià da' laici". Nell'aprile si congedò dal papa e il 5 maggio fu ricevuto a Venezia in Signoria. Il Sanuto, che fu presente alla cerimonia, annotò nei suoi diari: "è homo doto, et parla benissimo". Raccomandò quattro cardinali, ma con particolare calore il cardinale Giovanni Borgia, nipote di Alessandro VI, al quale sembrava ormai legato da un preciso vincolo di clientela. Nel corso del suo breve soggiorno nel territorio della Repubblica svolse funzioni di rappresentante ufficioso della corte pontificia. Nell'agosto riferì di essere stato incaricato di una missione diplomatica presso Giovanni Bentivoglio, signore di Bologna. A Roma era pervenuta una sua offerta di muovere contro Milano, dietro la previa corresponsione di un contingente di cento lance e della concessione del cappello cardinalizio al figlio, il protonotario Antongaleazzo. Roma chiedeva il consenso di Venezia prima di iniziare la trattativa con il signore di Bologna. Con il consenso della Signoria il B. si reco quindi a Bologna. Ma di questo negoziato con il Bentivoglio non si hanno particolari. L'8 settembre scrisse a Venezia da Ferrara di essere già in viaggio di ritorno e di accompagnare con l'occasione il cardinale Giovanni Borgia anch'egli in viaggio verso Venezia in veste di legato apostolico. Restò a Venezia ancora qualche mese per assistere il Borgia negli affari della sua legazione. Fu lui che lo presentò alla Signoria alla quale prestò tutti i suoi buoni uffici. Rientrò a Roma il 15 dic. 1499. Da allora non ritornò più nella sua diocesi che governò tramite un vicario generale (nel 1502 era Marco Maffei). Pago della sua ricca rendita vescovile e di quella assicuratagli dagli altri benefici minori (ne doveva avere di importanti e redditizi perché la nomina a vescovo gli concesse la facoltà di conservarli insieme con il non meno redditizio ufficio di auditore di Rota), il B. concluse la sua esistenza nell'ombra. La morte di Alessandro VI non gli dovette nuocere: il 15 sett. 1503 gli fu intimato di presentarsi davanti al Sacro Collegio in qualità di custode del conclave. L'elezione di Giulio II, nemico acerrimo dei Borgia, se non lo danneggiò, non gli giovò però di certo. Il silenzio delle fonti appare sotto questo profilo significativo. Solo nel luglio del 1508 il nuovo papa si ricordò di lui, per una missione che rientrava però nell'ambito più diretto delle sue incombenze professionali. Un vescovo spagnolo era stato arrestato sotto Paccusa di tentato veneficio a danno di Ferdinando il Cattolico e il B. fu incaricato di istruire il processo con veste di legato pontificio. Nell'agosto si mise in viaggio, ma non riuscì a mettere piede in Spagna: il 7 ag. 1508 morì a Parma.
Della sua produzione scientifica, come della sua attiviti didattica, si hanno solo notizie scarse e frammentarie. Agli anni del suo insegnamento padovano risalgono l'edizione Speculum iudiciale del Durando (1479) per il tipografo tedesco Giovanni Gran de Herbot (che l'accusò di avergli consegnato un testo scorretto) e quelle della Rubrica deRescriptis di Giovanni da Imola e delle GlossaeClementinae di Niccolò Tedeschi, entrambe nel 1480. Il Mazzuchelli ricorda varie sue opere, e anzitutto le Decisiones pubblicate nella raccolta edita dalla Sacra Romana Rota, e le altre inedite: Concionum pastoralium inpraecipua vita volumen; De auctoritate pontificis tractatus; Moralium quaestionum ex iurecanonico in quibus de Sacramentis,de officiisecclesiasticis ac de re beneficiaria disputavitvolumen; In VI Decretalium.
Fonti e Bibl.: M. Sanuto, Diarii, I, Venezia 1879, coll. 855, 923; II, ibid., ad Indicem;III, ibid. 1880, coll. 355, 847, 1519; IV, ibid., col. 452; VII, ibid. 1882, coll. 599, 608, 609, 614, 618; Iohannis Burckardi Liber Notarum, in Rerum Italic. Script., 2 ediz., XXXII, 1, a cura di E. Celani, ad Indicem;I. Ph. Tomasini Gynmasium Patavinum, Utini 1654, p. 237; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 4, Brescia 1763, p. 2080; E. Cerchiari, Capellani papae et apostolicae sedis auditores causarum Sacri Palati apostolici seu Sacra Romana Rota, II, Romae 1920, pp. 70 s.; III, ibid. 1919, pp. 203-210; R. Rigoni, Stampatori del sec. XV a Padova, in Atti e mem. della R. Accad. di scienze lett. ed arti in Padova, n.s., I (1933-34), pp. 293, 302, 324 s.; C. Piana-C. Cenci, Promozioni agli ordini sacri a Bologna e alle dignità ecclesiastiche nel Veneto nei secc. XIV-XV, Florentiae 1968, pp. 424, 431; C. Eubel, Hierarchia catholica..., II, Monasterii 1914, pp. 124, 212; L. Hain, Repertorium..., II, 1, pp. 125 s.; 2, pp. 19 s.; D. Reichling, Appendices ad Haini-copinger repertorium I, p. 156; III, p. 130; Dict. d'Histoire et de Géogr. Ecclés., X, col. 646.