BRIOSCHI, Francesco
Nato a Milano il 22 dic. 1824 da Paolo e da Camilla Seblis, frequentò l'università di Pavia, laureandosi in ingegneria nel 1845. Alunno di A. Bordoni, si dedicò, anche per suggerimento di Gabrio Piola, alla ricerca scientifica; già nel 1847 si metteva in luce con una importante memoria Sul moto del calore nel globo della Terra. Accanto alla ricerca pura, il B. verrà poi compiendo numerosi studi di applicazione nel campo della fisica, della meccanica e dell'idraulica, e si affermerà assai presto come uno dei più valenti scienziati italiani, contribuendo efficacemente al rinnovamento in Italia delle scienze matematiche e di quelle applicate. Da giovane prese parte attiva al movimento patriottico lombardo, prima nelle file dei mazziniani, con tendenze democratiche, poi fra i moderati.
Alla vigilia del '48 era infatti nel gruppo di giovani capeggiato da Pietro Maestri, Giovanni e Gaetano Cantoni, Giuseppe Finzi, Antonio Lazzati, Anselino Guerrieri Gonzaga e da altri mazziniani. Partecipò alle Cinque giornate e, fatto prigioniero dagli Austriaci al termine del primo giorno d'insurrezione, venne liberato dagli insorti; dal governo provvisorio di Lombardia ebbe la cattedra di matematica elementare in un liceo milanese.
Dopo la restaurazione austriaca il B. si distinse fra gli esponenti più attivi della resistenza lombarda, capeggiando ancora con altri amici il gruppo dei mazziniani intransigenti, favorevoli a una partecipazione più stretta dei ceti popolari e degli operai al movimento d'opposizione. Costituitosi nel 1849 un Comitato centrale milanese d'ispirazione mazziniana in relazione con il Comitato centrale di Londra, il B. venne chiamato a farne parte con Attilio De Luigi, Alberico Gerli, Giovanni Pezzotta, Giuseppe Mora. Questo gruppo cercò di stabilire un fronte comune con i cosiddetti "indipendenti", cioè gli amici di Carlo Tenca; la ricerca di un'intesa con quest'ultimi, contrari ad una iniziativa rivoluzionaria e al metodo cospiratorio, fu perseguita durante incontri comuni, uno dei quali tenuto proprio in casa del B., presenti anche Antonio Allievi, Emilio Visconti Venosta, Attilio de Luigi, Alberico Gerli, Cesare Mora. I contrasti di metodo, se non proprio di sostanza, si rivelarono però insanabili, tanto che il Tenca e i suoi amici, pur continuando a tenere contatti con il gruppo mazziniano, soprattutto tramite il Visconti Venosta, non presero più parte alle riunioni. Lo stesso B. restò per poco tempo nel comitato milanese; chiamato nel 1850 a insegnare all'università di Pavia, si staccò a poco a poco dai suoi amici mazziniani, avvicinandosi alle correnti moderate della borghesia intellettuale, cui appartenevano uomini come Antonio Allievi, Emilio Broglio e lo stesso Tenca. Con costoro e con altri ex mazziniani frequentò i circoli politici e culturali milanesi come il salotto della contessa Maffei, favorevoli al programma liberal-moderato cavouriano.
Il decennio 1950-1860 fu il periodo più intenso della sua produzione scientifica e della sua attività didattica. Nel 185051 fu professore supplente di architettura idraulica; dal 1850 al 1852 fu supplente alla cattedra di matematica applicata, che tenne poi come ordinario dal 1853 al 1859; dal 1859 al 1861 fu ordinario di analisi superiore. In poco tempo il B. si mise in luce come uno dei principali esponenti della rinascita delle scienze matematiche in Italia e come uno dei maggiori maestri; prima all'università di Pavia e poi al politecnico di Milano, il B. guidò infatti e formò numerosi giovani ingegneri e scienziati, come F. Casorati, L. Cremona, E. Beltrami ed E. Colombo.
Nel 1851aveva compiuto con Enrico Betti e Felice Casorati un viaggio di studio nelle principali università straniere, mettendosi in relazione con i più noti scienziati del tempo. Questi contatti gli permisero non solo di, conoscere i moderni metodi di ricerca, ma anche di acquisire una straordinaria esperienza nella organizzazione degli studi scientifici. Questa capacità organizzativa e promozionale il B. mise a profitto sia durante la sua breve permanenza al ministero della Pubblica Istruzione come segretario generale (dal 27 giugno 1861 al 7 dic. 1862, con i ministri De Sanctis e Matteucci) sia come rettore dell'università di Pavia (per pochi mesi tra il 1860 e il 1861), e ancor più la rese operante come direttore del politecnico, poi come membro del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione, di cui fece parte per trent'anni. Della sua posizione al ministero dell'Istruzione si avvalse per fondare istituti speciali di fisica sperimentale e potenziare gli istituti scientifici esistenti, dotandoli di gabinetti, laboratori e strumenti: per l'osservatorio astronomico di Brera, a Milano, fece acquistare un nuovo potente rifrattore.Dopo l'Unità il B. militò nelle file della Destra; nel 1862 fu eletto deputato per il collegio di Todi; con decreto 8 ott. 1865, a soli 41 anni, venne creato senatore. L'attività politica, ch'egli svolse durante tutta la sua vita, non rallentò né l'attività scientifica né quella didattica. Nel 1863 aveva avuto la direzione dell'istituto tecnico superiore di Milano, il politecnico, che, istituito con legge del 13 nov. 1859, ebbe attuazione solo con il r.d. 13 nov. 1862. Il B. ne gettò le basi e ne fece una scuola d'alto livello sia nel campo della ricerca scientifica pura che in quello delle applicazioni pratiche. Ne fu presidente e direttore sino alla morte e v'insegnò idraulica fluviale e analisi matematica.
Nel 1866 il B. assunse anche la direzione di IlPolitecnico, la rivista fondata dal Cattaneo: sotto la sua direzione il periodico prese il carattere di una pubblicazione esclusivamente tecnica, di giornale d'ingegneria civile e industriale. Diresse pure, con Luigi Cremona, gli Annali di matematica pura e applicata. A Milano presiedette o diresse numerosi istituti scientifici e culturali, come l'Accademia scientifico-letteraria (la futura facoltà di lettere e filosofia) e la scuola superiore d'agricoltura.
Il B. fu anche autorevole esponente del mondo economico italiano, legato al Luzzatti e ad altri economisti del tempo, pur non avendo una preparazione teorica specifica. In politica economica oscillò poi fra le posizioni liberiste e il protezionismo, cui sembrò inclinare sempre più decisamente negli ultimi anni, fors'anche perché legato a taluni ambienti imprenditoriali e a gruppi finanziari. Fu membro della commissione finanza del Senato, presidente della commissione per lo studio del bacino idraulico del Po, presidente della commissione d'inchiesta sulle ferrovie nominata nel 1878 e di quella sulla marina mercantile istituita nel 1881. Nelle vicende delle ferrovie italiane della seconda metà dell'Ottocento ebbe parte sia come esperto sia come operatore.
Già nel 1873 aveva fatto parte della commissione degli azionisti della Società delle strade ferrate romane che accettò il riscatto della società, che si trovava in gravi condizioni finanziarie, da parte dello Stato (convenzione del 17 nov. 1873). Quando nel 1876si discusse il progetto di legge per il riscatto e l'esercizio diretto delle ferrovie dell'Alta Italia, delle Romane e delle Meridionali, presentato dalla Destra, il B. ebbe una parte di rilievo nelle trattative che sfociarono poi nel fallimento del progetto, mentre, anche sul piano della politica economica, si andava stabilendo quell'intesa fra il gruppo moderato toscano del Peruzzi e la Sinistra, che avrebbe provocato la caduta del Minghetti. Nel 1878, due anni dopo la costituzione del ministero Depretis, che era contrario all'assunzione dell'esercizio diretto delle ferrovie da parte dello Stato, il B. fu incaricato di presiedere la commissione parlamentare d'inchiesta nominata in seguito all'aggravarsi della situazione delle ferrovie; il B. si dimostrò, con il Minghetti (al quale fu sempre legato e che si adoperò a tenere stretto al Depretis e ai gruppi moderati favorevoli al trasformismo) e altri deputati della Destra, incline a favorire l'esercizio privato delle ferrovie. Difatti le proposte formulate dalla Commissione portarono più tardi alla stipulazione della convenzione del 1885 (legge 27 apr. 1885), don cui la rete ferroviaria italiana era data in gestione a tre società, quella delle Strade ferrate meridionali, del Mediterraneo e della Sicilia.
Fu presidente della commissione d'inchiesta sulla marina mercantile italiana (istituita con legge 24 marzo 1881e della quale fu relatore Paolo Boselli), i cui lavori sfociarono nella legge 6 dic. 1885, che conteneva provvedimenti a favore della marina mercantile. Il B. però, che già si era dichiarato ostile, con i gruppi moderati lombardi, alla costituzione della Società di navigazione generale, nata dalla fusione tra la Florio e la Rubattino (discorso in Senato del 12 luglio 1881), fu contrario alla concessione di premi e incentivi agli armatori (discorso del 26 nov. 1885).
Negli ultimi anni il B. si orientò sempre più decisamente verso il protezionismo, e nel 1887 fu favorevole all'introduzione del dazio sul grano. Favorevole sempre all'alleanza fra il gruppo del Minghetti e il Depretis, si adoperò ad orientare a destra la maggioranza trasformista; favorì tuttavia il riformismo e l'emanazione di leggi sociali in funzione strumentale contro l'avanzata del socialismo. Combatté, come la maggior parte dei lombardi, la politica di Crispi, e si oppose in particolare al progetto di legge che tendeva a dare al governo maggiori poteri sui prefetti, timoroso che si creasse una "classe di prefetti puramente politici".
Morì a Milano il 18 dic. 1897.
Il prestigio, i meriti scientifici e le benemerenze didattiche diedero al B. una vasta notorietà e ampi riconoscimenti. Fu membro dell'Accademia delle scienze di Torino, della Società reale di Napoli, dell'Accademia delle scienze di Bologna, della Società delle scienze di Gottinga e di Praga; fu membro e poi vicepresidente (presidente era il Manzoni) dell'Istituto lombardo di scienze e lettere, membro e dal 1884 presidente dell'Accademia dei Lincei.
Nel terzo anniversario della morte, il 13 dic. 1900, nella sede del politecnico di Milano venne inaugurata una sua statua in bronzo, opera dello scultore L. Secchi. Per la biblioteca del politecnico venne pure acquistata, con una sottoscrizione pubblica, la sua biblioteca personale.
Il pensiero del B. fu altamente creativo nei più svariati campi delle discipline matematiche; in particolare il suo contributo alla risoluzione delle equazioni di quinto grado Inediante funzioni ellittiche è fondamentale e parimenti è suo altissimo merito la risoluzione dell'equazione generale di sesto grado mediante funzioni ultraellittiche. Nell'opera Sur l'intégration des équations ultra-elliptiques (Pavia 1857), infatti, il B. arrivò, per integrazione diretta, alla dimostrazione della possibilità d'integrazione, sotto forma algebrica razionale, delle equazioni ultraellittiche, laddove Jacobi era riuscito solo a fornire una dimostrazione indiretta, e M. Lionville aveva ottenuto il risultato come conseguenza delle sue ricerche di cinematica.
Sul metodo di Kronecker per la risoluzione delle equazioni di quinto grado (Milano 1858)è un lavoro del B., in cui, partendo dall'esposizione del metodo di Kronecker, viene dimostrato come, per risolvere completamente il problema, fosse necessario trovare una risolvente di sesto grado di forma quadrinomia particolare, risolubile per funzioni ellittiche.
Oltre ad essere un tributo di omaggio ai matematici del secolo XVII, l'opera Sulla risolvente di Malfatti per le equazioni di quinto grado (Milano 1863) contiene contributi fondamentali alle matematiche: la riduzione della risolvente di Malfatti ad avere la forma di un'equazione di sesto grado, così da comprendere le equazioni che si incontrano nel problema della trasformazione del quinto ordine nella teoria delle funzioni ellittiche; la dimostrazione che, con le trasformazioni precedenti, si giunge alla risoluzione delle equazioni di quinto grado.
A cura del comitato per le onoranze al B., composto da G. Ascoli, V. Conti, G. Colombo, L. Cremona, G. Negri e G. Schiapparelli, le memorie, note e recensioni del B. in numero di 27% furono raccolte e pubblicate in cinque volumi (Milano 1901-1909).
E. Ferri
Fonti e Bibl.: Per l'attività politica del B. è importante la sua corrispondenza con il Minghetti conservata nella Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio a Bologna nelle Carte Minghetti; isuoi interventi in Senato si vedano in Atti parlamentari,Senato,Discussioni. Si consultino, inoltre, Memorie e documenti per la storia dell'università di Pavia e degli uomini più illustri che v'insegnarono, I, Pavia 1878, p. 443; G. De Castro, Iprocessi di Mantova e il 6 febbraio1853, Milano 1893, p. 62; E. Beltrami, F.B., in Annali di matematica, s. 2, XXVI (1897), pp. 343-347; E. Paladini, Commemorazione di F. B., Milano 1898; G. Colombo, F.B., in Nuova Antologia, 1º genn. 1898, pp. 170-179; M. Noether, F.B., in Mathematische Annalen, X (1898), pp. 477-481; A. Betocchi, F.B., in Annali della Società italiana ingegneri e architetti, XIII (1898), estratto; F. Aschieri, Commemorazione di F. B., in Rendiconti dell'Istituto lombardo di scienze e lettere, XXXIII(1899), pp. 108-125 (con l'elenco delle opere del B.); E. Pascal, Pochi cenni su F. B., in Annuario della r. univers. di Pavia Per l'anno scol. 1898-1899, Pavia 1899, estratto; L. Beltrami, F.B. nel giorno della morte,un anno dopo, Milano 1900; R. Ferrini, F.B., in La Rassegna nazionale, XXIII (1901), pp. 154-158; G. Dell'Acqua, Le medaglie dell'università di Pavia e dei suoi collegi, in Contributi alla storia dell'università di Pavia pubblicati nell'XI centenario dell'Ateneo, Pavia 1925, p. 507; M. Rossi-G. De Marchi, Paolo Boselli e la marina mercantile italiana, Torino 1933, p. 137; F. Lori, Storia del politecnico di Milano, Milano 1941, pp. 52-56; L. Pollini, La rivolta di Milano del 6febbr. 1853, Milano 1953, p. 28; G. Carocci, A. Depretis e la politica interna italiana dal 1876 al 1887, Torino 1956, p. 156, 179, 266, 269 ss.; F. Della Peruta, I democratici e la rivoluzione italiana, Milano 1958, pp. 349 s.; A. Berselli, La questione ferroviaria e la "rivoluzione Parlamentare" delmarzo 1876, in Riv. stor. ital., LXX (1958), pp. 200, 405; L. Marchetti, Il decennio di resistenza, in Storia di Milano, XIV, Milano 1960, pp. 495, 531, 581; V. E. Galafassi, Le glorie dell'università di Pavia nelle discipline matematiche e fisiche, in Discipline e maestri dell'Ateneo Pavese, Pavia 1961, pp. 77-79; P. D'Angiolini, Ilmoderatismo lombardo e la Politica italiana dall'unità al periodo crispino, in Riv. stor. del socialismo, V (1962), n. 15-16, passim;B. Segre, The rise of Algebra and Algebric Geometry, in Cahiers d'histoire mondiale, VII (1963), n. 2, pp. 398 s.; F. Fonzi, Crispi e lo "Stato di Milano", Milano 1965, pp. 13, 131 s., 317.
N. Raponi