BURGIO, Francesco
Nato a Giarratana Ceretani (Ragusa) il 2 apr. 1674 da nobile famiglia, vestì l'abito della Compagnia di Gesù il 28 giugno 1691, dopo aver trascorso l'adolescenza nel castello di Buccheri, feudo paterno. Compiuto il consueto severo tirocinio di studi, il B. pronunciò i voti il 15 ag. 1707, e quindi fu destinato all'insegnamento: per oltre trent'anni ricoprì, infatti, cattedre di filosofia e teologia dogmatica e morale nei collegi della Compagnia, ma in particolare a Palermo, ove fu per undici anni anche prefetto degli studi. In età matura il B., facendo valere la sua abilità dialettica e la sua preparazione teologica, pubblicò numerosi scritti che nelle polemiche del tempo appoggiavano la religiosità gesuitica: in particolare fu noto per aver difeso sotto il nome di Candido Partenotimo il voto usque ad sanguinis effusionem in difesa dell'Immacolata Concezione. Nel 1729, infatti, il B. pubblicava un Votum pro tuenda Immaculata Deiparae Conceptione ab oppugnationibus recentioris Lamindi Pritanii vindicatum,Dissertatio theologica... (Panormi).
Lo scritto, diretto a ribattere le tesi esposte dal Muratori (Lamindo Pritanio) nel 1715 nel De ingeniorum moderatione, ove tale voto era qualificato per la prima volta come "sanguinario" e accusato di fanatica superstizione, sosteneva con un linguaggio molto moderato (tale abilità fu riconosciuta dallo stesso Muratori che definiva il B. "molto più moderato dei suoi commilitoni": Epistolario, X, p. 4242) l'antichità di tale forma devozionale, facendola risalire al 1346 e giustificandola quindi come usanza accolta da lungo tempo nella Chiesa senza opposizioni. Proprio il 1729 - ciò spiega perché il B. fosse stato spinto a confutare dopo ben quattordici ami l'opera muratoriana - rappresentò un ulteriore sviluppo di tale voto, che, poco diffuso fino agli inizi del Settecento, in quell'anno fu pronunciato pubblicamente a Palermo dalla Compagnia di Gesù, a cui si accodarono gli altri Ordini regolari della città, ad esclusione degli scolopi, dei teatini e dei domenicani; il voto si estese poi a tutta la cittadinanza e alla Sicilia, esclusa Messina, secondo la formula usata a Palermo per la prima volta in Italia nel 1624 (votum Panormitanorum).
Le tesi del B. trovarono dei forti oppositori: il Muratori stesso le confutò subito con uno scritto che rimase per molti anni inedito e fu pubblicato quindi ad opera di Daniello Concina (Antonii Lampridii de Superstitione vitanda,sive de censura voti sanguinatii in honorem Immaculatae Conceptionis Deiparae emisso..., Mediolani 1740). Il B. replicò prontamente con il volume De pietate in Deiparam amplificanda,Dissertatio duplex,in qua duplex explicatur,et vindicatur votum pro tuenda eiusdem Deiparae Immaculata Conceptione susceptum...(Panormi 1741), che meritò ancora di essere preso in considerazione dal Muratori, in una risposta cumulativa ai suoi avversari, che vide la luce in forma epistolare e sotto il falso nome di Ferdinando Valdesio: delle diciassette Epistolae,seu appendix ad librum Antonii Lampridii de superstitione vitanda,ubi votum sanguinarium recte oppugnatum,male oppugnatum ostenditur, s.l. (ma Mediolani) 1743, il B. era confutato nell'undicesima, dodicesima e tredicesima.
Il B. continuò a distinguersi anche in seguito nell'appoggiare i capisaldi teologico-morali della Compagnia, prima con la Lettera ad un amico sopra due dogmi di grande importanza del Concilio Tridentino (Palermo 1756) in difesa del confratello Benedetto Plazza contro l'Examen theologicum in sollemniis S. Thomae Aquinatis publice propositum a P. Fr. Iosepho Maria Cordone Ordine Praedicatorum,Sacrae Theologiae Auditore (Panormi 1756), ma scritto in realtà dal padre domenicano Loprete.
In essa si attaccavano anzitutto due proposizioni ritenute errate (1º, "Esse simpliciter et indistincte verum, quod solus Deus absolvere possit a peccatis"; 2º, "A solo Deo, et non a Sanctis postulandam, sperandamque esse veniam peccatorum, ostenditur"); in secondo luogo il B.(pp. 44-45)rimproverava ai tomisti di usare come arma di discredito contro il probabilismo il ricordo del Benzi, che egli non difendeva ("Detesto la dottrina del Benzi intorno a' tatti mamillari, ho per proibiti quei libri, e ne venero la proibizione"); ma ritorceva l'accusa, affermando che essa non è dottrina gesuitica ma era già stata formulata da due domenicani, Michele Zanardi nel 1614e Idelfonso Manrique nel 1717.Nel prosieguo della polemica il B. pubblicò ancora la Lettera ad un amico in cui si dà il parere teologico sopra il libro intitolato Defensio Scholae thomisticae Ordinis praedicatorum...(Palermo 1756).
Ma ormai si andava generalizzando e stava diventando più violenta la campagna contro i gesuiti in tutta Italia: e anche a Palermo non poté passare sotto silenzio la continua e massiccia propagazione di quei principi teologico-morali che, secondo i più rigorosi avversari, rischiavano di snaturare con un eccessivo lassismo i principi tradizionali del cristianesimo a favore di un giuridismo che nasceva da preoccupazioni più mondane che religiose: lo stesso Benedetto XIV era stato costretto del resto, pur mantenendo un sostanziale equilibrio tra le due fazioni, a colpire più d'una volta le più clamorose manifestazioni dell'accomodantismo gesuitico. Si levò quindi contro il B. un difensore della scuola tomistica con delle Riflessioni sopra il Parere teologico,il cui titolo Lettera ad un amico... (Palermo 1757), che provocarono l'immediata reazione del B. in difesa di tutta la Compagnia (Difesa di molti autori della Compagnia di Gesù attaccati nelle Riflessioni ultimamente pubblicate da D. Ignazio Vivaldi palermitano data in luce dal sacerdote D. Epifanio Noto..., Palermo 1757).
I suoi convincimenti ormai decisamente orientati verso il lassismo e contro ogni irrigidimento in fatto di morale sono documentati dal Votum canonicum P. Francisci Burgii S. I. de quodam edicto Archiepiscopalis Curiae Panormitanae, pubblicato nel Ragguaglio delle contradizioni sostenute dalla pastorale vigilanza di mons. D. Marcello P. Cusani arcivescovo di Palermo,per occasione di un editto da lui pubblicato agli 11 de Ottobre del 1755..., che serve di confutazione a' voti de'PP.Benedetto Plazza,F. B., e Giuseppe Gravina... contro l'Editto stesso,che attaccano e l'ordinaria e la delegata giurisdizione de' vescovi, Lucca 1759(pp. 118-355).
Il B. morì a Palermo il 23 genn. 1761.
Fonti e Bibl.: Novelle letterarie di Firenze, XVIII (1757), col. 811; L. A. Muratori, Epistolario, a cura di M. Campori, X, 1742-1744, Modena 1906, p. 4242; F. A.Zaccaria, Storia letteraria d'Italia, V, Venezia 1753, pp. 431-433; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 4, Brescia 1763, pp. 2349 s.; D. Scinà, Prospetto della storia letteraria di Sicilia nel sec. XVIII, Palermo 1824, I, pp. 179 s.; II, pp. 277, 281; G. Cacciatore, S. Alfonso e il giansenismo..., Firenze 1944, pp. 533-537; Ch. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, II, coll. 395-397.