Caetani, Francesco
Appartenente ai C. di Anagni e figlio di un fratello di Bonifacio VIII, ricevette dallo zio vari benefici, tra cui una signoria nella Campagna e Marittima e la promozione al cardinalato il 17 dicembre 1295. Ebbe un ruolo determinante nel conclave di Perugia del 1305, sostenendo il partito bonifaciano, d'ispirazione decisamente antifrancese e fautore della candidatura di Iacopo Stefaneschi, capeggiato da Matteo Rosso Orsini, in opposizione al partito antibonifaciano che vantava come massimo esponente il filofrancese Napoleone Orsini.
Fu proprio il C. insieme ad altri due cardinali bonifaciani, Pietro Ispano e Leonardo Patrassi, a favorire la conclusione del conclave; questi, durante le trattative tra le opposte fazioni, non ebbero tema di mostrare a un certo momento una qualche propensione per l'arcivescovo di Bordeaux Bertrand de Got, di cui ammiravano il fiero atteggiamento nei riguardi di Filippo il Bello; tale circostanza fu abilmente sfruttata da Napoleone Orsini che dette subito avvio a un intenso lavorio diplomatico. G. Villani (VIII 80) narra di un abboccamento tra il cardinale Francesco C. e il cardinale Nicolò da Prato del partito avverso: e appunto in tale circostanza si sarebbe già decisa la futura elezione di Clemente v. Infatti Napoleone Orsini, una volta ricevute dall'arcivescovo le debite assicurazioni, riuscì a far convergere su di lui i voti del proprio partito e dei tre cardinali bonifaciani; " e la corte n'andò oltre i monti ", commenta il Villani.
Forse sulla scorta di tali notizie alcuni studiosi, come il Vandelli e il Pistelli, ritengono che un controverso passo della lettera di D. ai cardinali italiani (Ep XI 25) faccia riferimento proprio al C. il quale, pur fautore della candidatura di Iacopo Stefaneschi, si sarebbe reso corresponsabile dell'esilio avignonese del papato, favorendo l'elezione di Clemente V; ma la critica più recente non è concorde circa l'identità del personaggio; il Tu quoque che inizia il passo andrebbe riferito al cardinale Iacopo Stefaneschi: così ritiene il Vinay che traduce: " Anche tu, fautore dell'opposta fazione trasteverina "; e così ritiene anche il Morghen, che tuttavia interpreta l'intero brano diversamente: " Anche tu, o Trasteverino, fautore del secondo decreto di condanna ". Non c'è dubbio che in base a quest'ultima interpretazione il riferimento al cardinale Stefaneschi diventa quasi incontestabile; la sua famiglia infatti aveva le case in Trastevere e la tomba nella vicina chiesa di Santa Maria di cui il cardinale Iacopo ebbe il titolo di commendatario da Clemente V.
Quanto detto ora non contribuisce certo a fugare i dubbi circa il personaggio sottinteso dal Tu quoque; tuttavia, scartando anche l'ipotesi di un eventuale riferimento puntuale al C., resta piuttosto facile credere che D. nella stesura dell'epistola abbia tenuto presente lo stesso cardinale, come uno dei maggiori protagonisti di quel conclave, considerandolo forse, più che un ingenuo o un debole, un traditore.
Bibl. - G. Moroni, Dizionario di erudizione eeclesiastica, VI, Venezia 1840, 211-218; G. Vandelli, Le Epistole dantesche, in Dante..., Milano 1921, 108-109; A. Frugoni, Celestiniana, Roma 1954, 69-124; R. Morghen, Il conclave di Perugia e la lettera di D. ai Cardinali Italiani, in L'Umbria nella Storia, nella Letteratura, nell'Arte, Bologna 1954, 103-124; R. Morghen, La lettera di D. ai Cardinali Italiani, in " Bull. Ist. Stor. Medio Evo " LXVIII (1956) 1-31; G. Vinay, A proposito della lettera di D. ai Cardinali, in " Giorn. stor. " CXXXV (1958) 71-80; R. Morghen, Ancora sulla lettera di D. ai Cardinali, in " Bull. Ist. Stor. Medio Evo " LXX (1958) 513-519.