CAIMBASILICA (Caymbasilica, Cagainbasilica, Cagainbaxilica), Francesco (Francescolo)
Appartenente alla famiglia milanese di questo nome, registrata nell'elenco delle famiglie nobili del 1277, non sappiamo esattamente quando sia nato, certo prima del 1320, dato che nel 1340, insieme ad un Arnaldo Caimbasilica, forse suo padre, risulta già decurione di Milano. Ebbe tre figli: Giacomo, che nel 1388 era anch'egli decurione ed abitava nella parrocchia di S. Eusebio, Antonio e Caterina.
Fu cancelliere di Bernabò e di Gian Galeazzo Visconti dal 1364 al 1394. Da Bernabò gli furono affidate alcune missioni di grande importanza e nel decennio 1360-1370 pare essere stato il principale responsabile della diplomazia viscontea per i difficili rapporti con la Curia pontificia. Ma prima di entrare al servizio del Visconti, nel 1356 lo troviamo a Bologna, in quel momento dominata da Giovanni da Oleggio: viene infatti ricordato tra gli ambasciatori bolognesi che ritornavano da Milano a Bologna.
Nel novembre 1362 Bernabò lo inviò, insieme a Gualdisio Loveselli, che gli sarà compagno in diverse missioni, ad Avignone (dove giunsero all'inizio di dicembre), per felicitarsi con Urbano V della sua elezione al pontificato e per tentare i primi approcci per una pacificazione nella guerra per il possesso di Bologna. li papa ricevette i rappresentanti milanesi solo il 17 dicembre (dopo che il 28 novembre aveva scomunicato il Visconti) e, scrivendone all'Albornoz, manifestava apertamente la sua scarsa fiducia nella iniziativa milanese. Solo dopo la sconfitta delle truppe viscontee a Solara nell'aprile del 1363 fu possibile riprendere, sia pure segretamente, le trattative; e finalmente, il 14 luglio il C. e il Loveselli venivano nominati da Bernabò procuratori per discutere la pace col cardinale legato e i principi confederati. I due si recarono ripetutamente a Cesena presso l'Albornoz e poi ad Avignone dove il 3 settembre veniva proclamato rarmistizio e il 29 novembre furono conclusi i primi accordi, firmati per parte milanese dal C., dal Loveselli e da Bruno di Giussano.
L'8 genn. 1364 il C., il Loveselli e Sagramoro Pomerio vennero nominati da Bernabò suoi procuratori per la pace definitiva col papa e col marchese d'Este, e il 13 marzo il C., ora indicato come cancelliere, e il Loveselli, vicario di Bernabò, lo rappresentavano nella convenzione che veniva stipulata a Bologna con il card. Androin de La Roche. Nel luglio di quello stesso anno lo troviamo nuovamente ad Avignone, da dove inviava rapporti sull'evolversi della situazione a Bernabò.
Il 17 luglio 1365 il C. fu inviato a Roma presso la Curia, e durante il viaggio si fermò a Siena, centro di grande interesse per la strategia viscontea in Toscana. Nel settembre 1366 era di nuovo ad Avignone latore di lettere di Bernabò per il papa, il quale, da parte sua, lo incaricò di trasmettere a voce al suo signore il punto di vista papale sugli argomenti in discussione: la missione del C. era probabilmente un tentativo di riavvicinamento al papa, dopo i dissidi dell'estate di quell'anno.
Sulla fine del 1368 e l'inizio del 1369 troviamo il C. impegnato nelle difficili trattative che si sarebbero concluse con la pace di Bologna. Dopo i primi contatti del settembre 1368, nel novembre si recò a Roma con lettere indirizzate da Bernabò al papa; nel dicembre era di nuovo a Bologna (è del 24 dicembre la lettera di procura per lui e il Loveselli). Il 18 gennaio Bernabò concesse ai suoi rappresentanti i pieni poteri per la definizione delle controversie e all'inizio di febbraio vediamo il C. battersi contro la proposta di un ritorno dei contendenti ai confini precedenti lo scoppio delle ostilità.
Nel marzo-aprile 1369, dopo che il papa aveva nominato il cardinal Anglico Griinoard a rappresentarlo nella controversia con Perugia, i Perugini si affidarono al loro potente alleato, Bernabò, il quale inviò come suoi procuratori il C. e il Loveselli. Al maggio 1373 dovrebbe poi riferirsi la lettera di Bernabò (senza indicazione di anno) con cui comanda a Guidone (Savina) Fogliani di recarsi a Mantova insieme al C. per firmarvi certi capitoli (probabilmente quelli della sottomissione del Fogliani al Visconti).
Dopo questi anni così intensi di attività il C. sparisce praticamente dalla scena, almeno come protagonista della diplomazia viscontea: lo troviamo ancora, solo come sottoscrittore di atti cancellereschi, senza conoscere le ragioni di una tale eclissi. Praticamente ci mancano sue notizie di qualche valore dal 1373 al 1394, anno della sua ultima sottoscrizione. Dato che proprio nel 1394 il C. compare tra i deputati della Fabbrica del duomo, mentre successivamente non si hanno di lui notizie di alcun genere, si può concludere che egli sia morto intorno al 1395.
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