CAMELI, Francesco
Non si sa molto della vita di questo canonico, vicentino di origine, esperto di numismatica, che era attivo a Roma nella seconda metà del secolo XVII. Si sa che da giovane frequentò con Camillo de' Massimi e Giovannangelo Canini il museo di Francesco Angeloni, dal quale, secondo la testimonianza di Giovan Pietro Bellori, "volentieri" riconosceva di aver tratto "i primi motivi della sua eruditissima applicazione alle medaglie". Che fosse un uomo di pratica non comune del materiale numismatico non c'è da dubitare: ne fanno fede i giudizi di Jean Foy-Vaillant, che lo conobbe durante i suoi viaggi in Italia; e le sue conoscenze non dovevano limitarsi al campo della numismatica greca e romana, se Francesco Mezzabarba lo conosceva come "uomo di ammirevole erudizione".
Alla morte di Francesco Gottifredi (avvenuta non prima del 1660), Cristina di Svezia chiamò a succedergli il C. nell'ufficio di custode del medagliere e della biblioteca. E fu in quest'ufficio che egli strinse rapporti con Foy-Vaillant e con Mezzabarba ed entrò in corrispondenza con Antonio Magliabechi.
Il 24 genn. 1656 si era iniziata al palazzo della Lungara la serie di conversazioni tenute dalla regina, dalle quali infine, il 5 ott. 1690, doveva sorgere l'Accademia degli arcadi. A queste riunioni di eruditi e di artisti il nuovo antiquario non doveva mai essere assente. È documentata la sua partecipazione, in qualità di segretario, all'adunanza del 24 luglio 1674 e alla discussione con Ludovico Casale e Giovanni Alfonso Borelli sulle triremi antiche il 5 febbr. 1675 (Ottob. lat. 1744, ff. 87-94) e sull'astrologia con Nicolò Maria Pallavicini, Giuseppe Maria Suarez, Stefano Pignatelli ed altri, il 25 dello stesso mese (ibid., ff. 110v-114v).
La ricchezza del medagliere di Cristina era nota a tutti, com'era nota a tutti la cortesia, con cui ella metteva il materiale delle sue collezioni a disposizione degli studiosi. Lo conferma, fra l'altro, un'entusiastica annotazione di Enrico Noris, che tuttavia non parla del ruolo certamente svolto dal C. in quest'opera d'informazione e di diffusione di dati né della sollecitudine con cui egli accoglieva i visitatori di quelle raccolte e forniva ad eruditi italiani e stranieri quante notizie desiderassero. È Foy-Vaillant che nella prefazioni ai Numismata... praestantiora del 1674 ed ai Numismata aerea del 1688 ricorda con quanta premura era stato aiutato dal C. durante i soggiorni romani. Il giudizio del numismatico francese sul C. è preciso: il canonico era "insignis antiquarius", "rei nummariae princeps", "vir summae doctrinae"; il suo aiuto, estremamente prezioso "et in nummis fictis explodendis, et genuinis acquirendis"; le sue informazioni sui nuovi pezzi, che i nobili romani acquistavano ed affidavano a lui "ut polirentur", circostanziate e precise. Per la sua competenza Cosimo III de' Medici nel 1671 lo aveva richiesto a Cristina per il riordinamento dei suoi "studi di medaglie", e la regina lo aveva inviato a Firenze a "servire" il granduca con tutta la "applicazione e diligenza possibile" (Claretta).
Una cosa, però, è certa: di questa dottrina, di questa competenza non v'è minima traccia nel catalogo delle raccolte numismatiche di Cristina uscito a Roma nel 1690 "ex typographia Io. Francisci de Buagnis": Nummi antiqui aurei, argentei, et aerei... in Thesauro Christinae reginae Suecorum... Romae asservati.
Alla data di pubblicazione di questo volume in-4º divenuto ben presto raro, ma "poco costoso", il C. non era più, ormai, antiquario di Cristina di Svezia: aveva lasciato l'incarico per il progressivo indebolimento della vista intorno al 1680, ed era stato sostituito da Bellori (antiquario fino al 1676 di papa Clemente X), al quale ormai Foy-Vaillant indirizzava le sue richieste. Nel 1685 era già cieco, da quasi due anni.
Il libro non faceva onore all'autore ed ebbe l'accoglienza che meritava. Gli Acta eruditorum di Lipsia del 1º apr. 1691 lo dichiararono apertamente: "index iste emptoribus thesauri, non item veteris rei nummariae cultoribus sufficiet". Il C. aveva scritto il volume "satis properanter,... in privatos tantum usus et memoriae suae subsidium", e l'edizione che se n'era fatta era riuscita così scorretta da far deplorare unamancata (eppur possibile) revisione di essa da parte di Bellori (pp. 207-208). Dello stesso tenore la scheda di Anselmo Banduri nella Bibliotheca nummaria:il C.ha pubblicato il catalogo delle collezioni della regina "ut eas divitias ostentare magis, quam cum viris studiosis communicare, thesaurumque illum non tam recludere, quam de eo Dominae suae gratulari voluisse videatur".
In realtà le duecento e più pagine dei Nummi antiqui del C. sono poco più che un catalogo di vendita, e non hanno nulla della pubblicazione scientifica di materiali quale sarà più tardi il Nummophylacium reginae Christinae di Syvert Haverkamp (Hagae Comitum 1742). La descrizione delle monete non era soltanto schematica alla stessa maniera di quella, che era solito dare un Adolfo Occo o un Mezzabarba, ma imprecisa e manchevole: il più delle volte non si diceva nulla dei tipi figurati al rovescio degli esemplari; e spesso era anche tralasciata la leggenda del dritto. Per le monete di bronzo diverse da quelle imperiali romane (schedate a pp. 3-146) si dava solo un elenco sommario di zecche e di nomi di re secondo un ordinamento alfabetico per regioni da Oriente a Occidente (pp. 146-151); la descrizione del tipo era riportata (sempre in forma generica) soltanto in rarissimi casi, ma mancava allora qualsiasi tentativo di classificazione degli esemplari. Un breve elenco comprendeva monete dei "re" di Sicilia (p. 150), ed affiancava ai pezzi di Finzia, Agatocle, Ierone, Pirro, ricordati due pagine prima, conî di età medievale e moderna. Per le monete repubblicane romane non si dava altro che la semplice lista ed il riferimento alle Familiae Romanae di Fulvio Orsini (pp. 211-215). Una serie di sviste e di evidenti errori tipografici contribuiva, infine, ad aumentare il senso di fretta e di trasandatezza sottolineato da Banduri e dagli Acta eruditorum.Perché un erudito di provata esperienza e di riconosciuta perizia si sia deciso a dare alle stampe un'opera d'infima levatura in un momento che conosceva il valore delle ricerche di un Noris o di un Vaillant è difficile dire. Forse sono nel vero e gli Acta e l'autore della Bibliotheca nummaria allorché invocano ragioni strettamente personali. Ma non doveva trattarsi per il canonico C. ormai cieco ed avanti negli anni solodel desiderio di notorietà. La volontà (e forse il bisogno) d'ingraziarsi Cristina (ancor dopo il termine della sua attività di antiquario) non doveva essere estranea alla sua decisione di pubblicare l'elenco dei pezzi che facevano l'importanza delle collezioni della regina. La quale non aveva deluso le sue aspettative, e aveva lasciato a lui proprio in quegli anni "la provisione e la dote", che avevano avuto le altre persone sue "schiave", rimaste cioè al suo servizio negli anni di permanenza a Roma (testamento del 1º marzo 1689).
Fonti e Bibl.: J. Vaillant, Numismata imperatorum Romanorum praestantiora..., I, Parisiis 1674, prefazione, pp. n. n.; P. Seguin, Selecta numismata antiqua, Lutetiae Parisiorum 1684, pp. 201 ss. (lettera del 4giugno 1660 a F. Gottifredi, terminus post quem per l'assunzione del C. all'incarico di antiquario di Cristina di Svezia); F. Angeloni, L'historia augusta da Giulio Cesare a Costantino il Magno…, a cura di G. P. Bellori, Roma 1685, avvertenza "a lettori", pp. n. n.; J. Foy-Vaillant, Numismata aerea…, in coloniis... percussa, I, Parisiis 1695, prefazione pp. n. n., pp. 122, 254 (si tratta della 2. ediz. dell'opera: alla data della prima - 1688 - Bellori è già antiquario della regina di Svezia in seguito alla sopravvenuta cecità del C.); G. M. Crescimbeni, Le vite degli arcadi illustri, I, Roma 1708, p. 209, A. Banduri, Bibliotheca nummaria, Hamburgi 1719, p. 116; F. Mezzabarba, Imperatorum Romanorum nunismata... ab A. Occone olim congesta..., a cura di F. Argelati, Mediolani 1730, p. 624; J. W. Archenholtz, Mémoires concernant Christine reine de Suede..., II, Amsterdam-Leipzig 1751, pp. 139, 141, 317-319 (testamento della regina Cristina); G. Fontanini, Biblioteca dell'eloquenza italiana..., con note di A. Zeno, II, Venezia 1753, p. 203; Bibl. Apost. Vat., Vat. lat. 9263: G. M. Mazzuchelli, GliScrittori d'Italia, cc. 307-308; E. Noris, Conotaphia Pisana..., I, Pisis1764, p. 125; G. Claretta, La regina Cristina di Svezia in Italia..., Torino 1892, pp. 214, 351 s.; L. von Pastor, Storia dei papi, XIV, 1, Roma 1932, p. 362 n. 2; Diz. biogr. univ., I, Firenze 1840, p. 775; M. Weiss, Biogr. univ., I, Paris 1841, p. 616; Biogr. univ., VI, p. 469; Nouv. biogr. gen., VIII, col. 317.