CAMPELLO, Francesco
Figlio di Buonconte dei conti di Campello di Spoleto, appartenne a quella nobiltà che, durante l'esilio dei papi in Avignone, si distinse, salvo rare eccezioni, per la fedeltà alla linea politica della Chiesa, ricevendone in cambio incarichi, autorità e prestigio. Un altro suo stretto parente, Pietro di Paolo di Campello, fu vicario di Gubbio per la Chiesa nel 1375.
Poche le notizie certe sull'attività del C.: fu vicario di Orvieto dal 19 ott. 1373 al 19 apr. 1374, podestà di Bologna dal nov. 1374 all'apr. 1375 e senatore di Roma dall'8 maggio al 24 ott. 1375.
Esercitò il primo ufficio alle dipendenze di Gerardo Du Puy, abate di Monmaggiore, rettore del Patrimonio e delle altre terre della Chiesa, promotore di una politica caratterizzata da accentramento, autoritarismo ed esasperato fiscalismo, a ciò costretto anche dalle ultime e violente fasi della guerra tra la Chiesa e Bernabò Visconti. L'ufficio a cui era stato destinato il C., che succedeva a Iacopo "de Agusellis" da Cesena, aveva subito una grande trasformazione tra il 1353 e il 1354, ad opera dell'Albornoz, non solo nel nome ma anche nelle attribuzioni. Le competenze ordinarie erano rimaste quelle tradizionalmente proprie del podestà e del capitano del popolo - cioè l'amministrazione della giustizia, l'ordine pubblico e la sorveglianza degli organi finanziari -, ma il vicario non aveva alcuna autonomia, nominato come era dal legato pontificio, a lui subordinato in ogni decisione, alla stregua di un semplice rappresentante del governo centrale.
Non è dato conoscere con sicurezza l'atteggiamento del C. di fronte alla forte personalità di Gerardo Du Puy, che si manifestava con ordini perentori a tutti gli officiali dell'amministrazione orvietana, come chiaramente dimostrano le numerose lettere da lui inviate al Comune durante il vicariato del C. stesso. Tuttavia, la prova difficile fu superata brillantemente se di lì a un anno il C. fu eletto senatore di Roma dal medesimo rettore e vicario generale della Chiesa. Era l'anno - il 1375 - in cui fervevano i preparativi per il ritorno di Gregorio XI da Avignone, sperato rimedio a tutti i mali di Roma e d'Italia.
Anche per il senatorato di Roma del C. scarsissime, e in parte oscure, sono le fonti documentarie. Il suo nome è ricordato alle date 18 maggio, 8 luglio e 24 ottobre, ma in giugno figurano anche i tre conservatori della Camera dell'Urbe "senatus officium exercentes".
Dopo l'esperienza romana, il C. fu nuovamente podestà di Bologna nel 1380-1381. Ma le affermazioni confuse e contraddittorie di qualche autore circa i nomi e le cariche ricoperte dal C. e Cecchino Campello non vanno accettate senza riserve. Non è nota la data della sua morte.
Aveva sposato, a quanto pare, verso il 1350, Lucia, figlia di Farolfo, e Ippolita Gatti, nobili di Viterbo, dalla quale avrebbe avuto Paparoccio, il padre del più famoso Cecchino.
Fonti e Bibl.: Orvieto, Archivio storico comunale, Riformanze, 162, c. 64r; 163, cc. 36v-37r; Archivio di Stato di Bologna: Podestà, capitani, loro vicari e giudici, ad annum;Bologna, Biblioteca dell'Archiginnasio, ms. B. 800: Cardinali legati, vescovi e governatori della città di Bologna sotto il dominio della S. Madre Chiesa, ad annum;ms. 505: Podestà di Bologna estrattida un simile libro composto da G. N. Pasquali Alidosi, p. 91; F. A. Vitale, Storia diplomatica de' senatori di Roma, I, Roma 1791, p. 311; A. M. H. J. Stokvis, Manuel d'histoire..., III, Leide 1890-93, p. 883; P. Campello della Spina, Il castello di Campello..., Roma 1889, pp. 96, 179; Id., Appendice alla "Storia documentata aneddotica di una famiglia umbra", Città di Castello 1915, pp. 60 s.; A. Salimei, Senatori e statuti di Roma nel medioevo. I senatori: cronologia e bibliografia dal 1144 al 1447, Roma 1935, p. 142; G. Cencetti, Stemmi di podestà e capitani del popolo di Bologna nei secoli XIII e XIV, in Rivista araldica, XXXIV (1936), pp. 241-248; E. Dupré Theseider, Roma dal Comune di popolo alla signoria pontificia (1252-1377), Bologna 1952, p. 683 n. 1; E. Gualandi, Podestà, consoli, legati pontifici, governatori e vicelegati... di Bologna, in L'Archiginnasio, LV-LVI (1960-1961), p. 216; M. Casini Bruni, Lettere di Gerardo Du Puy al Comune di Orvieto (1373-1375), Perugia 1970, pp. 14, 41, 131; A. Seppilli, I ceri di Gubbio, in Annali della fac. di lettere e filosofia della Univ. degli studi di Perugia, VIII (1970-1971), p. 107.