CAMPORA, Francesco
Nacque a Rivarolo (Genova) il 19 genn. 1693. Dopo un periodo di apprendistato presso G. Palmieri e successivamente presso D. Parodi, si reca a Napoli "poco più che ventenne" (Delle Piane) alla scuola del Solimena, dove ritorna ancora, dopo alcuni anni di intermezzo genovese (Soprani Ratti pp. 284 s.). Tale esempio di pittura è fondamentale per il C., che ne rimarrà condizionato durante tutta la sua evoluzione pittorica posteriore, pur fondendo gli insegnamenti napoletani a quelli locali di Paolo Gerolamo Piola, di Lorenzo De Ferrari e di G. A. Ratti.
Non si hanno notizie delle sue opere napoletane, mentre il Ratti (1769) nota una tavola per la chiesa dei padri delle Scuole pie detta S. Lorenzo in Piscibus a Roma - dove probabilmente il C. sostò qualche tempo - con S. Giuseppe Calasanzio rapito in estasi nel celebrare la Messa, opera che non ebbe successo e fu rimossa dai committenti. È evidente il contatto con il Solimena, per l'impostazione compositiva e l'uso della luce nella Consegna delle chiavi a s. Pietro in S. Maria delle Grazie a Genova, una delle sue prime opere dopo il soggiorno napoletano. Altre tele genovesi di questo periodo che potremmo definire della maturità artistica del C. sono: Sbarco delle ceneri del Battista nell'Oratorio del Santo Cristo a Sestri Ponente; S. Nicolò, s. Erasmo e la Vergine nella chiesa di S. Erasmo a Voltri, S.Michele e s. Francesco di Sales nella chiesa di Gesù e Maria, il Riposo in Egitto nella chiesa di S. Francesco d'Albaro, S.Rocco e s. Isidoro nella chiesa di Rivarolo, Sposalizio della Vergine nella chiesa di S. Siro; inoltre, particolarmente notevole, la paia con S. Giovanni Battista e altri santi per il duomo di Sarzana (La Spezia). Fu membro dell'Accademia ligustica di Belle Arti fondata nel 1751 e "assessore" per la pittura.
Il Ratti riporta ancora altre opere attualmente non più reperibili: un affresco nel chiostro dei filippini in via Balbi, e un altro raffigurante La Pace nel palazzo di Pietro Maria Giustiniani, la volta di un salotto del palazzo di Leopoldo Doria presso la chiesa di S. Domenico, l'affresco della volta centrale dell'oratorio di S. Martino a Sampierdarena con la Gloria di s. Martino e altri affreschi nel coro, nei peducci della volta, nel soffitto al di sopra dell'altare, nonché il dipinto ad olio sull'altare stesso, raffigurante S.Martino. L'attività nell'oratorio di Sampierdarena, andato distrutto nel 1942-43, è datata al 1735. La sua opera non era però riconosciuta e remunerata debitamente. Nell'ultimo periodo della sua vita si ammala; ancora due quadri raffiguranti S. Stefano e S. Benedetto, la Trinità e la Vergine per l'abbazia del Boschetto di Borzoli in Valpolcevera, dove si era recato nella speranza di un salubre mutamento d'aria. Ritornato a Genova, vi morì assistito dalla moglie Maria Berio, il 19 dic. 1753. Venne sepolto nella chiesa di S. Siro.
Manca uno studio critico con precisa sistemazione cronologica delle opere del C., figura peraltro non mediocre nell'ambito della pittura genovese della prima metà del Settecento. Sono stati notati dalla critica, oltre l'evidente apporto solimeniano, anche un avvicinamento, tramite forse Lorenzo De Ferrari, all'"indirizzo classicheggiante del Franceschini e del Boni" (Pesenti), i pittori bolognesi presenti a Genova come anche lo stesso Solimena, nei primi anni del secolo.
Fonti e Bibl.: R. Soprani-C. G. Ratti, Vite dei pittori, scultori e architetti genovesi, II, Genova 1769, pp. 284-288; C. G. Ratti, Instruzione di quanto può vedersi di più bello in Genova in pittura, scultura, architettura, Genova 1780, p. 245; F. Alizeri, Guida artistica per la città di Genova, Genova 1846, I, pp. LI, LIX, 132, 402, 404 467; 113 pp. 178, 571, 1157, 1155; Id., Notizie dei professori..., II, Genova 1864, pp. 17, 79, 84; O. Grosso, All'ombra della Lanterna, Genova 1946, p. 146; Id., Genova e la Riviera ligure, Roma 1951, p. 230; A. Delle Piane, Maestri della pittura ligure, Genova 1970, pp. 193-200; F. R. Pesenti, L'Illuminismo e l'età neoclassica, in La pittura a Genova e in Liguria dal Seicento al primo Novecento, Genova 1971, pp. 390-391, 416; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, pp. 477 s.