CAPPONI, Francesco
Nato a Firenze da Piero di Niccolò e da Simona figlia dello storico Francesco Guicciardini il 22maggio 1540, il C. ricevette entro le mura domestiche la prima formazione politica in senso decisamente antimediceo.
Il padre Piero (1504-1568) infatti, figlio del celebre Niccolò, era stato uno dei più fervidi sostenitori della Repubblica fiorentina. Con l'instaurazione del principato aveva finito gradualmente per abbandonare la giovanile posizione antimedicea tanto da ottenere nel 1566 la carica di senatore. Il progressivo allineamento di Piero all'ortodossia non impediva tuttavia ai figli Vincenzio e Ruberto di continuare nel loro atteggiamento critico nei confronti della famiglia al potere. Vincenzio in particolare, dopo essersi acquistato fama per aver difeso Malta dagli attacchi di Solimano, avrebbe visto confiscati tutti i suoi beni come complice di una congiura contro il granduca Francesco I. Ruberto sarebbe stato dichiarato ribelle ed esiliato con la confisca del suo patrimonio.
Il C., che divideva coi fratelli l'opposizione ai Medici, veniva colpito da una prima condanna con sentenza degli Otto del 22 genn. 1566 per aver usato parole irriverenti contro il duca Cosimo e i suoi figli. La pena consisteva in un anno di confino entro le mura della città. Nel caso di recidiva la punizione sarebbe stata assai più pesante. La condanna contribuiva probabilmente a rendere più cauto il C., che, negli anni successivi, si dedicava con impegno sempre crescente all'attività economica. All'inizio la sua partecipazione al mondo degli affari e al commercio trovava modo di esplicarsi nelle società dominate dai membri più potenti della famiglia Capponi. Così, ad esempio, nel dicembre 1572, partecipava, in qualità di semplice amministratore, alla ragione diretta da Francesco di Alessandro Capponi e da Girolamo di Agnolo Guicciardini, che operava sulle fiere di Bisenzone. Negli anni successivi la sua posizione migliorava rapidamente tanto da permettergli di effettuare investimenti molto consistenti in società che avevano il loro campo di azione a Venezia e a Messina. La fondazione (nel 1575) di un banco diretto da Francesco di Piero insieme a Francesco di Alessandro poneva, infine, il C. fra i più facoltosi mercanti fiorentini.
Giuliano de' Ricci, nel maggio 1575, notava come "li più arrisicati mercanti et quelli che, secondo il credere de' più hanno maggiori facultà di nessuno delli altri nella nostra città, sono li Capponi: quali oltre a diversi traffichi che hanno nella città ci hanno ancora due grossissime ragioni che dicono l'una in Luigi et Alessandro Capponi e compagni, et l'altra in Francesco di Piero di Niccolò et Francesco d'Alessandro Capponi e compagni" (Cronaca, p. 152).
Proprio l'anno stesso della fondazione un avvenimento metteva temporaneamente in difficoltà il banco diretto dal Capponi. Ventidue cassette di reali per il valore complessivo di 45.000 scudi, spedite agli Osti e Varni di Venezia, venivano requisite a Ferrara col pretesto che i ministri dei Capponi avrebbero cercato di sottrarsi al pagamento di particolari dazi sul denaro di passaggio per la città. Soltanto grazie all'invio a Ferrara del ministro Francesco Spina il banco di Firenze riusciva a tornare in possesso dei reali sequestrati.
La potenza patrimoniale raggiunta dal C. si palesava anche attraverso la dote che riusciva ad ottenere nel 1575 in occasione del matrimonio con Lodovica figlia di Ristoro Machiavelli e di Simona Alamanni. La dote di 9.000 scudi veniva giudicata dagli stessi contemporanei come "straordinarissima" (ibid., p. 142) soprattutto tenendo conto che la sorella di Lodovica, Costanza, sposata a Lorenzo Guicciardini pochi anni prima, aveva avuto una dote inferiore ai 5.000 scudi.
Il matrimonio contratto con la Machiavelli, se contribuiva a sottolineare la ricchezza raggiunta, evidenziava anche le non completamente sopite simpatie politiche del C. che non aveva timore di allearsi con una famiglia perseverante nell'opposizione al principato mediceo. Ristoro Machiavelli, fratello di Lodovica, veniva infatti imprigionato lo stesso 19 sett. 1575 in cui si sarebbe dovuto celebrare il matrimonio della sorella col Capponi. Liberato l'anno stesso, il Machiavelli veniva nuovamente messo in prigione nel 1576 per essere rimato in corrispondenza col ribelle Piero Ridolfi, esule a Venezia.
In quest'ultima occasione il C., che probabilmente si era adoperato per la liberazione del cognato e che aveva come aggravante il fatto di essere fratello di due ribelli, veniva imprigionato per una decina di giorni. Questa esperienza, molto più di quella del 1566, doveva determini una svolta nella posizione politica del C., che da questo momento in avanti si sarebbe dimostrato sempre più alieno dalle brighe politiche e sempre più dedito all'attività commerciale, divenendo, se non il maggiore banchiere fiorentino degli anni 1575-1600, certo uno tra i mercanti più ricchi e più potenti di tutta la città.
Attraverso i contratti di accomandita stipulati in questi anni è possibile illuminare il peso crescente che il C. va assumendo nell'ambiente commerciale fiorentino. Fino al 1582 opera sulla piazza toscana il banco diretto da Francesco di Piero e Francesco di Alessandro Capponi che appare collegato con i maggiori centri commerciali italiani ed europei. Esistono contatti con Roma (Altoviti e Ceuli), Napoli (Biffoli), Ancona, Milano, Anversa, Londra. Il banco controlla alcune società minori come un negozio di concia a Pisa, diretto da Girolamo e Luca Bertucci, e fondato nel 1577, e una fabbrica di ferro e acciaio diretta a Lucca da Piero Petrini. Il C. partecipa infine a una compagnia gestita da Francesco e Niccolò Spina che opera sulla piazza di Lione ed ha intensi rapporti di affari con la Spagna. La morte a Venezia nel 1582 di Francesco di Alessandro, che, accusato di complicità in una congiura contro il granduca, era stato costretto all'esilio, segnava la fine del banco. Il C. negli anni successivipartecipava a numerose nuove società commerciali fra le quali una ragione operante alle fiere di Francoforte (1585), e altre aventi il loro campo d'azione a Ravenna (1588), Bari (1588), Anversa (1591), Piacenza (1592), Roma e Messina (1593), Napoli (1598). Accanto agli investimenti in società commerciali, altri ne venivano effettuati in industrie della lana, della seta, della concia e della tinta.
La fortuna commerciale del C. poteva permettergli anche di sostenere opere pie e di apparire così come un pubblico benefattore. Le sovvenzioni offerte allo spedale degli Incurabili gli fruttarono la nomina di rettore per parecchi anni. Contemporaneamente il C. edificava a sue spese nella chiesa di S. Simone un altare in onore dei SS. Carlo e Filippo. Infine per la zelante partecipazione alla Compagnia del Neri, dedicata all'assistenza dei condannati a morte, veniva incaricato, negli ultimi anni di vita, di riformare gli statuti della medesima.
Il crescente peso patrimoniale del C. e il suo allontanamento dalle posizioni politiche giovanili gli procuravano anche pubblici riconoscimenti. Se la prima carica ricoperta nel 1585 di ufficiale di sicurtà derivava in gran parte dalla competenza specifica del C. negli affari commerciali, l'elezione a senatore del 1588 costituiva il riconoscimento di tutta un'evoluzione politica passata dai primi fervori antimedicei a una graduale accettazione della realtà politica esistente. Nel 1596 Ferdinando I, in occasione delle fiere dei cambi organizzate a Pisa, nominava il C. al più alto grado direttivo (quello di console delle prime quattro fiere).
Sulla base delle testimonianze esistenticirca l'attività commerciale del C. sembra che essa si sia venuta gradualmente allentando nel primo decennio del '600. Mentre infatti in questo periodo abbiamo notizia della disdetta di numerose società commerciali e industriali a cui egli partecipava, non assistiamo alla costituzione di nuove ragioni.
Il C. acquistò una certa notorietà anche per la coltivazione dei fiori e delle piante. Negli ultimi anni di vita si dedicava intensamente al giardinaggio, in particolare nella villa che possedeva a Quinto, dove aveva riunito fiori e piante esotiche di grande rarità.
Morì il 4 maggio 1613.
Nel testamento del 14dic. 1609, rogato da Cosimo Serguglielmi, il C. lasciava il suo patrimonio ai tre figli Luigi, Piero e Filippo. Nonostante i tentativi del C. di cointeressare i figli nell'attività commerciale, questi, negli anni successivi alla morte del padre, conformemente a quanto accadeva in altre grosse dinastie commerciali fiorentine, abbandonarono l'attività economica.
Fonti e Bibl.: La documentazione concernente il banco Capponi e alcuni libri mastri della famiglia in esame sono conservati nel fondo Libri di commercio Capponi, presso la Biblioteca nazionale di Firenze; Ibid., Manoscritti Gino Capponi, cassetta 1, n. III, c. 8; Archivio di Stato di Firenze, Tribunale della Mercanzia, 10832, cc. 226 s.; 10833, cc 4, 11, 16, 19, 46, 50, 62, 79, 105, 113, 164, 167, 185; 10835, cc 3, 19, 21, 28, 35, 38, 43, 53-55, 60, 67, 75, 82, 95, 94, 97, 110-114, 120, 130, 141-142, 148-149, 161-162, 177-178, 180, 185-186, 189, 191-192; 10837, cc. 3, 24, 28, 55-56, 65, 77, 93-94, 116-117; Ibid., Arch. Capponi, 54, passim; Ibid., Carte Pucci, 4, ins. 18; Legislaz. toscana, a cura di L. Cantini, XIV, Firenze 1802, pp. 147-153; F. Ruìz Martin, Lettres marchandes échangées entre Florence et Medina del Campo, Paris 1965, pp. 14, 53-55, 120 s.; G. de' Ricci, Cronaca, a cura di G. Sapori, Milano-Napoli 1972, pp. 142, 152-154, 179, 201, 361, 377 s., 418, 441, 531, 534, 537; L. Cantini, Saggi stor. d'antich. toscane, IX, Firenze 1798, p. 69; A. Pieraccini, La famiglia Capponi di Firenze, Pisa 1882, pp. 11 s.; L. v. Pastor, Storia dei papi, XI, Roma 1929, ad Indicem;J. J.Delumeau, L'alun de Rome: XVe XIXe siècle, Paris 1962, p. 53; M. Carmona, Aspects du capitalisme toscan aux XVIe et XVIIe siècles: les sociétés en commandite à Florence et à Lucques, in Revue d'hist. mod. et contemp, XI(1964), p. 93; J.Gentil da Silva, Au XVIIe siècle: la stratégie du capital florentin, in Annales. Econ., Soc., Civ., XIX(1964), pp. 485, 488; Id., Banque et crédit en Italie au XVIIe siécle, Paris 1969. I, pp. 102, 106, 681, 686; II, p. 25; P. Litta, Le famiglie celebri ital., s. v. Capponi, tav. XV; G. Moroni, Diz. di erudiz. storico-ecclesiastica, IX, p.200; P. Gauchat, Hierarchia catholica..., IV, Monasterii1935, p.292.