CAPRIOLI (Cavrioli), Francesco
È ignoto l'anno di nascita, mentre concordemente le fonti più antiche ne fissano la data di morte al 6 giugno 1505. Fu pittore ben noto, attivo nella città di Reggio Emilia e nelle sue immediate vicinanze. A lui la tradizione attribuì un certo numero di opere, in massima parte perdute, per chiese e confraternite, nonché per privati cittadini, come afferma il Tiraboschi, dal quale pure si desume la notizia che non era inconsueto per l'artista siglare tali opere con il proprio monogramma.
Il dipinto più antico, che di lui si ricorda, è un Crocifisso con s. Celestino e s. Prospero, eseguito per la chiesa di Cà del Bosco Sopra (Reggio Emilia), che era citato già come non più esistente dal Tiraboschi, il quale testimoniava altresì come in un documento dell'archivio della stessa chiesa fosse reperibile il nome dell'autore ("Franciscus Capriolus") e l'anno di esecuzione dell'opera, 1482. Sempre dal Tiraboschi si desume che in Reggio, nella chiesa soppressa di S. Mafia del Gonfalone, appartenente alla omonima confraternita, esisteva una Deposizione dalla Croce (firmata e datata 1491), mentre una Vergine in trono con s. Gioacchino,s. Anna e altri santi, dalla Confraternita della Concezione della Beata Vergine Maria era passata presso il conte Nicola Tacoli.
Suffragata da documenti, pubblicati per la prima volta dal Malaguzzi Valeri nel 1901, è invece la tradizionale attribuzione al C. della unica sua opera ancora esistente, cioè il grande affresco raffigurante il Battesimo di Cristo, dipinto per il battistero della cattedrale di Reggio Emilia negli anni tra il 1497 e il 1499, opera matura e complessa, ripristinata da un abbastanza recente restauro. Dal Malaguzzi Valeri fu infatti pubblicato il documento dell'Arch. notarile di Reggio, relativo al contratto stipulato il 5 luglio 1497 tra il pittore e i canonici della cattedrale, con precise indicazioni circa particolari iconografici del dipinto stesso. L'opera, riscoperta in tutta la sua ampiezza in seguito alla rimozione di una ancona seicentesca che in parte la nascondeva, rivela una complessità di rapporti culturali molto più ampia di quella prospettata dal Venturi, il quale ne coglieva esclusivamente le affinità col Bianchi Ferrari. Dopo il restauro il dipinto sembra invece a maggior diritto richiamarsi a un'area culturale padana di più maturo Rinascimento, permeata di influssi lombardi, ma soprattutto del Mantegna (la non mai ignorata presenza, per i pittori reggiani, dell'artista a Mantova) e ferraresi. Di particolare interesse è risultata la riscoperta "cornice", dipinta a simulare un'ampia ancona, che include la scena centrale e la predella in cui è raffigurato il Martirio di s. Giovanni Battista. Sia l'architettura dipinta sia i fregi monocromi da essa perfettamente e ritmicamente inclusi rivelano una matura conoscenza della "scienza" prospettica, unita al senso plastico e volumetrico delle cose disposte in precisi spazi. Tutto questo non disgiunto da un sicuro. interesse per la natura nel bel fondale di castelli, alberi, acque e nel primo piano, in cui l'occhio si ferma sulle piante e sui fiori. L'opera situa l'artista in una posizione di primo piano nella pittura reggiana della fine del secolo, per quanti ad essa si trovarono debitori della loro formazione o di più o meno mediati influssi (la Ghidiglia Quintavalle avanza una ipotesi d'influenza del C. su Cesare da Reggio, milanese, dimorante a Reggio tra il 1503 e il 1507 e attivo poi a Parma, dove dipinse a fresco, nella volta della sagrestia di S. Giovanni Evangelista, prospettive architettoniche e tondi monocromi, non lontani dai modi dell'artista reggiano). Nel 1903 il Malagutti Valeri avanzò una discutibile attribuzione al C. dell'affresco staccato, cosiddetto della Madonna del pilastro, nella cattedrale di Reggio Emilia, in origine sul pilastro destro presso la porta maggiore, poi collocato nel 1599, in seguito ad estesi restauri nell'edificio, sull'altare della cappella Rangone, dove tuttora si trova. L'attribuzione non sembra accettabile perché fondata più sulla suggestione di una data, 1499, accompagnata dalle lettere" F. C. (che tuttavia potrebbero riferirsi ad altri), rinvenute dall'altra parte del pilastro su cui era collocato l'affresco, piuttosto che su effettive basi stilistiche. Queste ultime infatti inducono piuttosto a porre l'opera molto più indietro nel tempo e in ogni caso fuori dalla temperie umanistico-rinascimentale, a cui a buon diritto è ascrivibile l'affresco del Caprioli.
Il Tiraboschi (p. 138) fa menzione, in calce alle notizie relative al C., di un SigismondoCaprioli pittore, senza specificare quali legami di parentela intercorressero tra i due. Sigismondo, di cui è ignota la data di nascita, è ricordato in un rogito di Tommaso Mari del 24 sett. 1529, per un quadro, raffigurante La Vergine e alcuni santi, che egli doveva eseguire per la chiesa parrocchiale di Canolo di Reggio Emilia, mentre altre opere avrebbe eseguito per la Confraternita della Concezione presso S. Francesco e per il refettorio degli agostiniani di Reggio Emilia. La sua data di morte risalirebbe al 7 maggio 1555.
Bibl.: Reggio Emilia, Bibl. com., mss.: P. Fantuzzi, Mem. sulle pitture esistenti in Reggionel 1782... (1859); Id., Mem. di chiese e monasteri reggiani soppressi alla fine del XVIIIsec.; Id., Pitture e scolture principali che si trovanonelle chiese della città di Reggio (1860); Ibid.: T. Colli, Raccolta di mem. stor. riferibili alle chiese,oratori,monasteri,conventi,confraternite,pii istitutidella città di Reggio (1882); G. Tiraboschi, Notiziedei pittori,scultori,incisori,architetti modenesi, Modena 1786, pp. 137 s.; F. De Boni, Biogr. degliartisti, Venezia 1840, p. 84; F. Malaguzzi Valeri, La pittura reggiana del Quattrocento, in Rassegnad'arte, III (1903), pp. 149-151; A. Venturi, Storiadell'arte ital., VII, 1, Milano 1914, pp. 1094-1098; G. Piccinini, Guida di Reggio Emilia, Reggio Emilia 1921, p. 30; A. Ghidiglia Quintavalle, Arte inEmilia seconda, Parma 1962, pp. 50-52; N. Artioli, La pittura murale primitiva nel Reggiano…, Reggio Emilia 1967, pp. 45-57; U. Bellocchi, Reggio Emilia..., Bologna 1970, Il p. 374; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 557.