CARABELLESE, Francesco
Nacque a Molfetta il 13 maggio 1873 da Antonio, proprietario agricolo, e da Chiara Panunzio. Frequentò a Firenze l'istituto di studi superiori, laureandosi nel 1895 in lettere con una tesi sulla peste di Firenze del 1348; conseguì anche, qualche tempo dopo, i diplomi del corso di paleografia e, diplomatica, e di quello speciale di storia dell'arte. Entrò presto nell'insegnamento liceale, iniziando la carriera a Bitonto.
Sul finire dell'anno 1895 il C. aveva conosciuto l'editore V. Vecchi di Trani, che gli fu largo di incoraggiamenti, e che gli stampò le prime opere, aprendogli nello stesso tempo le colonne della Rassegna pugliese. Incline per natura a una malinconica solitudine, trovò nello studio una attività congeniale, e vi si dedicò senza risparmio, e talora, quasi fosse presago della sua non lunga vita, con impazienza. Il 19 luglio del 1909 sposò Eugenia Favia. A Bari, dove insegnava presso la scuola superiore di commercio, morì il 23 novembre del 1909.
Gli ambienti frequentati dal C. per ragioni di studio avevano rafforzato e affinato in lui la vocazione agli studi storici: prima, il seminario della sua città, dove ebbe a compagno di studi G. Salvemini; poi, l'ateneo fiorentino, dove ebbe la guida di illustri maestri, quali G. Mazzoni, P. Rajna, G. Vitelli e altri, e specialmente P. Villari. Altrettanto significativa fu per la sua formazione culturale la frequentazione degli studiosi che facevano capo alla Commissione di archeologia e storia patria di Terra di Bari (A. Iatta, G. Ceci, E. Rogadeo, F. Nitti, V. Vitale, G. B. Nitto de Rossi) nonché all'editore G. Laterza di Bari. Quanto al metodo storico, che sarà seguito dal C. nei suoi lavori, concorse la circostanza di una tradizione regionale, modesta se si vuole, ma operosa e spesso infaticabile, la quale si riconosceva in A. Prologo di Trani, antesignano della ricerca documentaria e delle ricognizioni archivistiche. A breve distanza da lui seguivano G. Beltrani (che fa il più diretto continuatore dell'opera del Prologo), D. Morea (che pubblicò, con qualche imperfezione nell'ordinamento, il Chartularium di Conversano), e G. B. Nitto de Rossi al quale va il merito di avere portato un contributo essenziale alla conoscenza e alla pubblicazione del materiale conservato negli archivi ecclesiastici.
La parte più notevole dell'impegno storiografico del C. si svolse intorno alla storia civile della Puglia, per la quale aveva predisposto i materiali occorrenti con ricerche bibliografiche e con la consultazione dei fondi degli archivi di Bitonto, Terlizzi, Giovinazzo, Troia, Cava, Ragusa, e specialmente dell'Archivio di Stato di Napoli; ne tracciò il disegno con la pubblicazione delle Pergamene della cattedrale di Terlizzi (971-1300), vol. III del Codice diplomatico barese (Bari 1899; ristampa fotolitica, ibid. 1960) nella cui ampia introduzione tentò di risalire ai primi tentativi di vita municipale in quella regione.
La medesima traccia di lavoro fu approfondita in L'Apulia ed il suo Comune nell'Alto Medio Evo (Bari 1905; ristampa fotolitica, ibid. 1960), in cui, con il soccorso specialmente di fonti ecclesiastiche e private, furono messi in luce i momenti essenziali del processo di autonomia comunale in Puglia. Ma in questa ricostruzione il C. errò in qualche punto per eccesso, trasferendo agli istituti cittadini episodi, funzioni e persone che loro non competevano, come osservò E. Besta recensendo il lavoro nell'Arch. stor. ital., s. 5, XL (1907), pp. 129 ss. (ora in E. Besta, Scritti di storia giuridica meridionale, a cura di G. Cassandro, Bari 1962, pp. 253-78). Rimase altresì in ombra la parte svolta dagli istituti feudali laici (e non solo ecclesiastici) nel favorire, si direbbe per contrasto, il processo di autodeterminazione verso cui i cittadini tendevano utilizzando le più idonee fonti giuridiche (consuetudini, statuti). Tuttavia la sua opera rappresenta un cospicuo contributo per una sistemazione preliminare della tormentata materia: la qual cosa corrispondeva del resto al desiderio del C. e allo stato delle ricerche che aveva nel frattempo maturato, le quali avrebbero potuto essere più convincenti se egli avesse avuto il tempo di arricchirle di ulteriori elementi di prova. Questi peraltro erano (e sono) manchevoli per carenza delle fonti documentarie, sicché il C. fu costretto a una paziente e sagace rilettura critica del materiale disponibile e a una ricerca del nesso che collegava episodi apparentemente slegati: così al riguardo del primo homicidiuminter cives accaduto in Bari nel 946 e degli altri fatti di sangue che nel medesimo secolo segnarono la lotta tra i partiti per il predominio cittadino, e culminarono nella rebellio del 1009 capeggiata dal Melo e di lì a qualche anno allargatasi all'intera regione, di cui alcune città, già precedentemente al tempo degli Ottoni, erano state avviate all'autonomia grazie alla concessione di importanti privilegi di esenzione. Così ancora il C. attese, sempre nell'opera ricordata qui sopra, a una paziente ricostruzione della funzione svolta, nell'ambito dell'autonomia cittadina, dall'episcopio di Bari e di altre città, come per esempio Troia, a proposito della quale il C. rilevò l'importanza delle libertà statutarie conseguite. Al patto di Bari del 1132, che concludeva il lavoro, si ricollega IlComune pugliese durante la monarchia normanno-sveva, opera uscita postuma (Bari 1924) a cura di F. Nitti di Vito.
Il C. dedicò inoltre indagini particolari alla Puglia nel secolo XV (I, Bari 1901; II, ibid. 1907), e alla città natale con Le carte di Molfetta(1076-1309), vol. VII del Codice diplomatico barese, anch'esso uscito postumo (Bari 1912) e con altri scritti. Fra gli studi del C. inerenti alla storia del commercio in Puglia si segnalano Le relazioni commerciali fra la Puglia e la Repubblica di Venezia dal sec. X al sec. XV, in collaborazione con A. Zambler, Trani 1898. Alla politica estera seguita dal Regno di Puglia e Sicilia nei primi anni della dinastia angioina è consacrato il saggio Carlo d'Angiò nei rapporti politici e commerciali con Venezia e l'Oriente, opera tanto più preziosa dopo la nota perdita dei registri della cancelleria angioina serbati presso l'Archivio di Stato di Napoli (uscì postumo, Bari 1911). Contributi minori il C. dedicò alla storia dell'arte in quella regione, soprattutto nell'intento di salvarne dall'incuria le testimonianze artistiche e monumentali, sulle quali richiamò con energia l'attenzione delle autorità: Della storia dell'arte in Puglia e più particolarmente nella Terra di Bari fino ai primi anni del secolo XIII (in La Terra di Bari sotto l'aspetto storico,economico e naturale, pubblicazione della provincia di Bari per l'Esposizione universale di Parigi, Trani 1900, I, pp. 67-121); alcuni articoli in L'Arte del Venturi (fra cui: Restauro angioino dei castelli svevi di Puglia, dal gennaio 1909). Non va infine dimenticato, nell'ambito della letteratura meridionalistica, il volume Nord e Sud attraverso i secoli (Bari 1905), nel quale il C., reagendo a una polemica e a certe tendenze culturali chiaramente denigratorie nei confronti del Mezzogiorno, evidenziò in sintesi le diverse condizioni delle due parti della penisola e svolse, sia pure troppo rapidamente, il problema degli effettivi rapporti tra Roma e il Sud d'Italia, ossia dei contributi che la civiltà romana ricevette da quella meridionale preesistente, dalla Magna Grecia e dalla Iapigia agli stessi Sanniti. Nel 1900 aveva anche pubblicato In Terra di Bari dal 1799 al 1806,dalla Rivoluzione repubblicana allo stabilirsi della monarchia francese (Trani).
Bibl.: F. Nitti di Vito, necrol., in Apulia, I (1910), pp. 150-155, con aggiunto elenco (pp. 156-158) delle pubbl. a cura di G. Ceci: la necrologia è, con varianti, nella commemorazione che precede la citata opera post. del C., Carlo d'Angiò nei rapporti politici... (compreso elenco delle pubbl.); C. Villani, Scrittori ed artisti pugliesi, Trani 1904, pp. 200-202; M. Altomare, Biogr. illustrate di scrittori,artisti,uomini d'azione di Molfetta, Molfetta 1937, pp. 49-52; S. La Sorsa, F. C. nel cinquant. della morte, in La nostra Molfetta, novembre 1959, pp. 1 s.; Peucezio [M. Viterbo], F. C. e la storia di Puglia, in La Gazz. del Mezzogiorno, 24 nov. 1959. Il testo della commemorazione del C. tenuta nel 1959 a Molfetta da P. F. Palumbo è stato ora ristampato nella opera Patrioti,storici ed eruditi salentini e pugliesi del medesimo autore (Lecce 1976).