CARACCIOLO, Francesco
Nacque nella seconda metà del sec. XIII, probabilmente a Napoli, dal conte Ligorio dell'illustre famiglia Caracciolo, appartenente al ramo cadetto dei conti di Pisciotta; ebbe due fratelli, Gualtiero e Berardo. Degli anni della prima formazione del C. nulla sappiamo, se non che esercitò una notevole influenza su di lui, da un punto di vista sia religioso sia letterario, l'agostiniano Pietro da Narni, futuro arcivescovo di Reggio Calabria. Il C. compì certamente gli studi all'università di Napoli, e intraprese in seguito la carriera politica, divenendo consigliere di Carlo II (1285-1309) e ambasciatore particolare della regina presso la corte di Roma. Ma ben presto la vita del C. prese un diverso orientamento, ed egli abbandonò la carriera diplomatica per lo studio della teologia e per l'insegnamento.
Una lettera di Clemente V (v. Glorieux 1966) ci fornisce notizie a questo proposito: al C. si riserva un'intera prebenda non sacerdotale al capitolo di Notre-Dame di Parigi, di modo che egli, avendo terminato con successo gli studi teologici, potesse dedicarsi senza preoccupazione a ulteriori lavori. Tale lettera ricorda come già, su richiesta del duca Roberto di Calabria, il papa gli avesse fatto una simile concessione, ma senza sufficienti precisazioni, cosicché il C. era stato obbligato ad accettare una semiprebenda sacerdotale. Questa volta invece egli non era tenuto alla residenza personale, né obbligato a farsi ordinare prete. Infine il C. avrebbe potuto godere di tale prebenda pur possedendone altre due a Rouen e a Beauvais. Poiché questa lettera è indirizzata "dilecto filio magistro Francisco Carazzoli de Neapoli, canonico Parisiensi", possiamo concludere che fin dal 1300, se non da prima, il C. si trovava a Parigi per seguire gli studi teologici; infatti almeno otto anni di presenza e di studi erano richiesti per accedere ai gradi; ed è senza dubbio al termine dell'anno scolastico 1307-1308 che egli ottenne il magistero in teologia.
Il C. aveva già cominciato a insegnare, mentre era baccelliere, nel corso del 1306-1308, ma nel 1309 era già cancelliere dell'università, o più esattamente di Notre-Dame, e responsabile da allora di tutta l'università. La prebenda conferitagli da Clemente V, introducendolo nel capitolo di Notre-Dame, gli aveva aperto la strada; le dimissioni di Simon de Guiberville (che cambiò nel 1309 il titolo di cancelliere con quello di decano della Chiesa di Parigi) permisero al pontefice di sceglierlo per quella carica. Per la prima volta l'università di Parigi aveva a suo capo uno straniero: e per otto anni il C. presiedette alle sue sorti Da questo momento la storia del C. si confonde con quella dell'università, anche se, nonostante l'impegno dell'incarico, il C. continuò a insegnare teologia.
Il primo risultato della sua attività di insegnante fu un commentario sui quattro libri delle Sentenze, che non ci è pervenuto; tuttavia in due manoscritti (Barcellona, Arch. de la Corona de Aragón, Ripoll. 77 bis: vasta, compilazione sul commento delle Sentenze di Pierre de la Palud; Bibl. del Capitolo della cattedrale di Worcester, cod. F 69: probabilmente steso dal benedettino di Worcester Jean de Saint-Germain, studente a Parigi nel 1310-1312) ci sono state conservate numerose sue questioni riferentesi al terzo libro di Pietro Lombardo, che Jean de Saint-Germain intitolò nel suo manoscritto Notabilia cancellarii addita super 3 um. Del suo insegnamento la raccolta di Prospero di Reggio Emilia (ms. Vat. lat. 1086), che è stata compilata giorno per giorno dall'anno 1310 al 1316, ci ha conservato qualche documento, a cominciare dagli atti della sua laurea: le quattro questioni che egli discusse allora e sviluppò particolarmente in seguito, fin dalla sua prima lezione in qualità di maestro, e che riguardano il fine e la beatitudine soprannaturali dell'uomo. Del C. inoltre ci resta anche una Questio in cui si discute se sia meglio per il governo della Chiesa un buon giurista o un buon teologo. È, possibile che la questione sia stata sollevata (come quella analoga di Agostino d'Ancona) in occasione della morte di Clemente V e del lungo interregno che la seguì (20 apr. 1314 - 7 ag. 1316). In quanto alle dispute quodlibetiche (discussioni aperte a tutti, e su ogiù argomento, che si tenevano alle due sessioni dell'Avvento e della Quaresima) che il C. sostenne regolarmente ogni anno, sappiamo che egli ne sostenne sei, di cui possediamo le due ultime (Var lat 932, ff. 249-256, 225-248) e forse anche gli inizi di due delle dispute precedenti (ibid, ff. 171-173, 219-222). Bisogna rilevare, a proposito di queste, che egli vi prende partito in maniera assai netta sul problema dell'Immacolata Concezione; posizione assai rara in quell'epoca, perché, se si eccettua Duns Scoto, il C. fu certamente uno dei primissimi ad aver difeso apertamente questo privilegio della Vergine. Qualche anno prima, all'epoca della sua lettura del III libro delle Sentenze in qualità di baccelliere, il C. aveva già sostenuto questa stessa tesi.Per quanto riguarda l'attività del C. come cancelliere, essa si esercitò dapprima in occasione della promozione di nuovi maestri sia di teologia sia delle altre facoltà: egli presiedeva tali sedute solenni partecipando alla discussione e conferendo poi la laurea al candidato.
Partecipò quindi alle promozioni dei frati predicatori Jean de Lichtenberg (novembre 1310) e Yves de Caen (gennaio 1311); poi, nel maggio-giugno 1312, del carmelitano Gui Terré, del frate minore Martin d'Abbeville, del domenicano Durand de Saint-Pourçain, dei secolari Thomas de Wylton e Alain Gontier. Ancora nel 1312, su richiesta di papa Clemente V, il C. conferì la laurea in teologia al frate minore Arnauld Royard; nel 1313 presiedette i "principia" di Pierre de la Palud e Guillaume de Lauduno, dei predicatori, - di Jean de Saint-Germain, del domenicano Giovanni da Parma e del frate minore Salomon. Prima, agli inizi della sua attività, il C. aveva insistito presso il nuovo re di Napoli, Roberto, figlio di Carlo II che era da poco succeduto al padre (6 maggio 1309), perché autorizzasse il suo cappellano, l'agostiniano. Pietro da Narni, ad andare a laurearsi in teologia a Parigi, per insegnarvi in seguito tale disciplina. Il reclutamento, come la promozione degli insegnanti, era una delle responsabilità del Caracciolo.
Ma il C. doveva anche, essendo a capo dell'università, tutelare l'integrità della dottrina e difendere l'ortodossia. È a questo titolo che nel 1310 intervenne nel processo contro la visionaria Marguerite Porrette, che venne condannata e giustiziata il 7 giugno. Il 9 settembre dell'anno successivo intervenne invece in favore di Raimondo Lullo contro cui era stata ordita una campagna denigratoria e dichiarò che le opere che gli erano state sottoposte (forse quelle che il Lullo aveva lasciato in legato ai certosini) non presentavano nulla che fosse contrario alla fede, ai costumi e alla sana dottrina teologica. La data di questo intervento, come pure la discussione dei suoi Quod-libet, lascia intendere che il C. non prese parte al concilio che si tenne quell'anno a Vienne. Non sappiamo assolutamente se, e in quale misura, egli sia intervenuto nel processo dei templari che si tenne in quello stesso periodo.
L'anno seguente, dopo il 29 ott. 1312, data della morte di Landolfo Brancaccio, il re di Napoli Roberto concesse al suo vecchio consigliere una ricca abbazia che era stata del defunto; ma il C. poco poté godere del dono, poiché la morte lo colse il 31 maggio del 1316.
Doveva essersi ammalato già da tempo: il 1º marzo 1316 non presiedette la discussione magistrale di Prospero di Reggio Emilia. Sul letto di morte, come spesso allora si faceva, chiese ed ottenne di rivestire l'abito di S. Domenico e di essere ammesso nell'Ordine. È quanto risulta dalle raccomandazioni espresse negli atti del capitolo generale dei predicatori, tenutosi il giorno della Pentecoste a Montpellier, nella lista dei suffragi per i defunti: "item pro venerabili patre frate Francisco, ordinis nostri, condam cancellario Parisiensi nuper defuncto... quilibet sacerdos tres missas" (ed. dal Reichert, in Mon. Ord. franc. praed. hist., IV [1899]).
Fonti e Bibl.: P. Glorieux, Répertoire desmaîtres en théologie de Paris au XIIIe siècle, Paris 1933, pp. 458 s.; Id., F. C. chancelier de l'Université de Paris, in Recherches de théologie ancienneet médiévale, XXXIII (1966), pp. 116-136; R. J. Long, Utrum Iurista... A quaestio disputata ofF. C, in Mediaeval Studies, XXX (1968), pp. 134-162.