CARRADORI, Francesco
Figlio di Giuseppe, nacque a Pistoia nel 1747, secondo quanto ci riferisce Francesco Tolomei (p. 159), e iniziò ancora in giovane età a scolpire soprattutto in creta, riuscendo ad ottenere la protezione della famiglia Ippoliti, che gli commissionerà più tardi il monumento funebre del vescovo Giuseppe Ippoliti per la chiesa della Madonna dell'Umiltà a Pistoia.
Allievo prima a Firenze di Innocenzo Spinazzi, documentato nella città ducale a partire dal 1770 (C. Faccioli, Di Innocenzo Spinazzi, scultore romano (1726-1798), in L'Urbe, XXX [1967], 6, pp. 16-25), passa come stipendiato del granduca a Roma alla scuola di Agostino Penna, tramite il quale con tutta probabilità ottiene la commissione degli stucchi per la rinnovata palazzina di villa Borghese: qui esegue i due tondi laterali della parete sinistra e tutti i rilievi dei pilastri della parete di fondo nel salone d'ingresso e, nella galleria della Galatea, oltre ad alcuni cammei dei pilastri, i due grandi rilievi con Eolo in atto di sprigionare i venti per dissipare le navi troiane e Nettuno e Tetide (L. Lamberti-E. Q. Visconti, Sculture del palazzo della Villa Borghese…, Roma 1796, I, p. 16; II, pp. 21 s.).
Gli stucchi della Galleria Borghese dimostrano come il giovane C. abbia fatto suo il filone classicista della scultura settecentesca romana, assimilato attraverso la lezione dei suoi maestri, pur senza negare la tradizione barocca, con un chiaro riferimento al giovane Bernini.
Contemporaneamente, il C. si dedica al restauro di opere d'arte antiche: sappiamo infatti che l'11 dic. 1779 giunge a Roma da Firenze un frammento del vaso Medici (conservato ora agli Uffizi), che doveva essere restaurato. Questo restauro verrà terminato l'anno successivo a Firenze dove il C. è ricordato il 6 dic. 1780. Il 4 marzo 1781 è ancora documentato a Firenze per il restauro di alcune statue antiche provenienti da Roma.
In questo stesso periodo il C. esegue i quattro grandi stucchi ovali della sala di Niobe agli Uffizi, che sappiamo sicuramente terminati nel 1782 (L. Lanzi, La Real galleria…, Firenze 1782, p. 77).
I rilievi della sala di Niobe presentano strette affinità stilistiche con quelli della Galleria Borghese, anche se più evidenti sono i rapporti con la scultura romana della prima metà del secolo di tradizione barocca; gli elementi classicisti sono presenti solo in una certa chiarezza compositiva e in alcune singole figure, in particolare in quelle di Apollo.
Non sappiamo esattamente quando il C. sia titornato a Roma, comunque nel giugno del 1784 termina il restauro iniziato l'anno precedente di un sarcofago di villa Medici, trasportato il 28 ottobre dello stesso anno a Firenze e conservato oggi agli Uffizi (Monumenti antichi inediti ovvero Notizie sulle Antichità e Belle Arti di Roma, giugno 1784, p. 45).
Il 6 ott. 1784, "trovandosi… per gita" a Firenze, gli viene affidato il restauro di alcune fra le più importanti sculture della Galleria degli Uffizi: il gruppo di Amore e Psiche, i Lottatori, l'Arrotino e il busto di Alessandro Magno.Nel 1785 scolpisce le due braccia per la Venere dei Medici (Zacchiroli, 1790, p. 162).
Nel 1786 il C. è ancora una volta a Roma dove esegue il ritratto del musicista Antonio Sacchini (morto il 7 ott. 1786), posto nel giugno 1787 sulla tomba fattagli costruire nella cappella di S. Giuseppe al Pantheon da A. B. Desfebues Dannery (il busto è oggi nella Protomoteca Capitolina e la lapide dettata da Luigi Lanzi è nel Museo di Roma: Antologia romana, 1786-87, pp. 421 s.; Memorie per le belle arti, 1787, p. 127; A. Santangelo, in IlSettec. a Roma [cat.], Roma 1959, p. 78).
Il ritratto del Sacchini è l'opera più nota del C. e ci dimostra ad evidenza le sue ottime capacità di ritrattista per le quali era noto tra i contemporanei.
Il 18 nov. 1786 da Roma, dopo aver terminato il restauro delle sculture di villa Medici, chiede di essere assunto all'Accademia di Firenze. Dopo un primo rifiuto, Pietro Leopoldo ordina l'8 dic. 1786 che il C. si trasferisca con il suo studio da Roma a Firenze, con l'incarico di acquistare una serie di gessi per l'Accademia.
Sappiamo dal necrologio (Antologia)che, prima di trasferirsi in Toscana, l'artista era stato "ricercato per pubblico professore di scultura dalla Maestà di Ferdinando IV per la scuola di Napoli".
Giunto a Firenze, il C. scolpisce il busto di Pietro Leopoldo, posto nel 1789 nel vestibolo ovale della Galleria degli Uffizi. Poche da questo momento le notizie sullo scultore che, in seguito alla morte dello Spinazzi, è nominato il 26 nov. 1798 maestro di scultura nell'Accademia di Firenze. Immediatamente, a partire dal 23 genn. 1799 passa a riformare la scuola di scultura per la quale propone e fa accettare una Nota dei Generi necessari all'insegnamento e un Regolamento approvato il 23 luglio 1800. Subito dopo scrive e fa stampare l'Istruzione elementare per gli studiosi della scultura…(Firenze 1802), con un frontespizio e sedici tavole eseguite su suo disegno.
Questo libro, la cui dedica "alla Maestà del Re d'Etruria Lodovico" è datata 20 marzo 1802, scritto appositamente per l'insegnamento, primo manuale di questo genere, tratta della scultura in "terra", in "cera", dei "Modelli in Gesso", "Delle diverse maniere di lavorare in stucco", della "Scultura in pietra, e marmo", "Del modo di restaurare le Sculture antiche", "Dei lavori in Bronzo" e, infine, "Della forma e parti componenti uno Studio di Scultura"; e rappresenta una sintesi della pratica in uso nelle botteghe settecentesche di scultura.
Con i nuovi statuti dell'Accademia di Firenze approvati il 10 giugno 1807 il C. è confermato maestro di scultura. Il 13 giugno 1807 chiede nuove commissioni da parte del Regno d'Italia in una lettera in cui ricorda alcune statue inviate all'università di Pavia (Hubert, p. 389). Nello stesso anno Tommaso Puccini lo dice di "inferma salute" e infatti sappiamo che il 20 sett. 1807 fa testamento a Pistoia (Bargiacchi, p. 125).
Negli anni successivi scolpisce il monumento funebre di Giuseppe Bencivenni Pelli, morto il 31 luglio 1808, già in duomo poi passato nel primo chiostro di S. Croce e recentemente buttato frammentario dietro l'abside della chiesa. Nel gennaio del 1812 il C. chiede e ottiene dall'Accademia di Firenze ambienti molto più ampi per poter scolpire il monumento Pelli.
Il monumento Pelli è un'opera di notevole interesse in quanto ci rivela le capacità di aggiornamento di uno scultore di formazione culturale settecentesca; inoltre il caratterizzato ritratto del Pelli lega direttamente la viva ed espressiva ritrattistica del Settecento con il naturalismo ottocentesco, senza passare attraverso l'idealizzazione di tipo neoclassico.
L'ultima opera ricordata dalle fonti (Biadi, p. 105). ma perduta o non rintracciata, è il ritratto di Angelo Mezzeri, morto nel 1816, scolpito per il monumento erettogli su disegno di Giuseppe Del Rosso nella distrutta chiesa delle cappuccine a Firenze.
Il C. lascia l'insegnamento all'Accademia nel 1821 e muore vecchio e malato a Firenze il 22 dic. 1824.
Fonti e Bibl.: Firenze, Arch. della Galleria degli Uffizi, 1779, filza XII, 71; 1780, filza XIII, 131; 1781, filza XIV, 13; 1784, filza XVII, 38, 40, 44; Ibid., Arch. dell'Accad. di Belle Arti, filza B, ins. 66, 67, 68, 82, 118; filza F, ins. 89, 89 bis; filza G, ins. 5, 29; filza H, ins. 16, 122; filza I, 1811/1812, ins. 28; filza 13, 1824, ins. 62; filza K, ins. 22; Antologia, t.XVIII, aprile-giugno 1825, p. 167 (necrologio); F. Zacchiroli, Description de la Galerie Royale de Florence, Florence 1783, pp. 96 ss.; [F. Zacchiroli], Description de la Galerie Royale de Florence, Arezzo 1790, pp. 48, 162, 297; T. Puccini, Dello stato delle Belle Arti in Toscana…, Italia1807, p. 26; P. Zani, Encicl. metodica… delle Belle Arti, I, 6, Parma 1820, p. 36;F. Tolomei, Guida di Pistoia per gli amanti delle belle arti…, Pistoia 1821, pp. 93, 159; L. Biadi, Notizie sulle antiche fabbriche di Firenze non terminate e sulle variazioni alle quali i più ragguardevoli edifizi sono andati soggetti, Firenze 1824, pp. 105 s.; F. Fantozzi, Nuova guida ovvero descriz. stor-artistico-critica della città e contorni di Firenze, Firenze 1842, p. 175;G. Tigri, Pistoia e il suo territorio, Pescia e i suoidintorni, Pistoia 1854, p. 215;I. Cavallucci, Not. stor. intorno alla R. Accad. delle arti del disegno in Firenze, Firenze 1873, pp. 65, 109; V. Capponi, Bibliografia pistoiese, Pistoia 1874, p. 80;L. Bargiacchi, Tempio e opera della Madonna dell'Umiltà di Pistoia, Pistoia 1890, pp.52, 125;P. Marmottan, Les arts en Toscane sous Napoléon. La princesse Elisa, Paris 1901, p.117; M. Tinti, L. Bartolini, I, Roma 1936, pp. 67-69; A. Riccoboni, La scultura nell'evo moderno dal Quattroc. ad oggi, Roma 1942 ("Roma nell'arte"), p. 323;W. e E. Paatz, Die Kirchen von Florenz, IV, Frankfurt a, Main 1952, p. 460;V. Martinelli-C. Pietrangeli, La Protomoteca Capitolina, Roma 1955, pp. 6 s., 38, 81; G. A.Mansuelli, Galleria degli Uffizi, Le sculture, I, Roma 1958, pp. 84, 92, 102, 189-190, 235;Id., Ilvaso Medici, in Arte antica e moderna, 1958, n. 3, p. 218;E. Lavagnino, L'arte moderna, I, Torino 1961, pp. 145 s., 217;G.Hubert, La sculpt. dans l'Italie napoléon., Paris 1964, pp. 29, 389, 459; Rome à Paris (catal.), Paris 1968, n. 630; Angelika Kauffmann und ihre Zeitgenossen (catal.), Wien 1968, p. 103; D. Heikamp, in The Burl. Mag., CXIV (1972), p. 98(rec. a W. Prinz, Die Sammlung der Selbstbildnisse in den Uffizien, I, Gesch. der Sammlung, Berlin 1971);H. Honour, Canova's Studio Practice, I, The Early Years, in The Burl. Magazine, CXIV (1972), pp. 148 s.e passim; P. Venturoli, Cultura classica e romantica nella Toscana granducale, in Arte illustrata, VI (1973), pp. 85, 89;U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, pp. 61 s.