CASTELLANI, Francesco
Figlio di Matteo di Michele e di Giovanna di Giovanni Peruzzi, nacque nel 1417. Alla morte del padre (27 sett. 1429), ereditò anche il nome di Matteo, che aggiunse al proprio (nei documenti dell'epoca compare per lo più come Francesco Matteo), e la dignità di cavaliere, che gli fu conferita durante i solenni funerali che la città di Firenze tributò a Matteo. Il C. aveva allora soltanto dodici anni: fu quindi, se non il più giovane, senza dubbio uno dei più giovani cavalieri creati a Firenze.
Il C. trascorse nel complesso una vita tranquilla, non segnata da avvenimenti degni di particolare menzione, dedicandosi con cura minuziosa all'amministrazione dei suoi affari e alla raccolta meticolosa di codici contenenti le opere dei classici antichi e dei più illustri autori moderni. Da una sua lettera del 24 febbr. 1434 indirizzata a Matteo Strozzi (Arch. di Stato di Firenze, Carte Uguccioni-Strozzi, filza 112, num. 158) si trae infatti che già allora molti illustri fiorentini erano usi ricorrere personalmente - come appunto faceva lo Strozzi - al C., o gli indirizzavano i loro amici più cari, per avere in prestito codici di ogni tipo, ma soprattutto manoscritti di opere di difficile reperimento. Nel 1434, quando il papa Eugenio IV entrò in Firenze, fu tra le undici personalità designate a ricevere l'illustre ospite. Nel 1436 sposò Ginevra di Palla Strozzi, divenendo perciò parente di Alessandra de' Bardi e di Giovanni Rucellai. Negli anni seguenti egli entrò in amicizia con l'arcivescovo di Firenze Antonino Pierozzi, e fú in contatto con Cosimo il Vecchio e con Giovanni di Cosimo, come testimonia una lettera del 17 dic. 1444 (Arch. di Stato di Firenze, Mediceo avanti il Principato, V, 544). Fu anche in rapporto con Lorenzo di Piero de' Medici, come testimoniano tre lettere da lui indirizzate al Magnifico il 24 maggio 1472, il 21 ott. 1476 e l'11 dic. 1476 (ibid., XXII, 439; XXV, 454, 641), e gli accenni contenuti in due missive del Magnifico, l'una, del 30 nov. 1478, a Giovanni Bentivoglio, e l'altra, del 19 dic. 1488, al vicario di San Miniato.
Mortagli la prima moglie, nel 1448 si risposò con Lena (o Elena) Alamanni, sorella di Iacopo. Da lei ebbe due figli, Bartolomeo e Niccolò. Il 1460 fu dal C. ricordato sempre come l'anno che gli aveva portato la più grossa gioia e insieme la maggior angustia della sua vita. Infatti l'8 ag. 1460 era morto a Tolosa, vecchio e senza figli, Piero di messer Vanni Castellani, che era riuscito con i commerci a crearsi in Francia (a Montpellier e ad Avignone) una ragguardevole fortuna. Piero di Vanni aveva testato, tra gli altri, anche in favore del C., benché non fosse suo parente in linea diretta. La notizia della cospicua eredità fu appresa dal C. con tanta più gioia in quanto del tutto inaspettata; tuttavia, per poter trasferire da Tolone a Firenze i beni ereditati. il C. dovette spendere molta fatica, superare cento ostacoli, e valersi dei migliori avvocati dell'epoca.
Forse la nota per noi più interessante della vita del C. è costituita dall'essere egli stato familiare dei tre fratelli Pulci, Luca, Bernardo e Luigi. Il 7 nov. 1460 Luca pagava, per conto del C., fiorini 52, lire 5, soldi 11; il 18 dicembre di quello stesso anno, il C. inviava a Luca "di Jacopo de' Pulci e compagni, banchieriin Calimala" 18 fiorini larghi. Risulta inoltre che, qualche tempo dopo. il C. prestò a Bernardo Pulci "un nappo" d'argento, tre tazze e otto cucchiaini anch'essi d'argento. Nel 1461 Bernardo anticipò più volte al C. le somme di danaro necessarie a pagare gli avvocati che si occupavano della questione dell'eredità. Ben più stretti e prolungati furono i legami tra il C. e Luigi Pulci: dal 1459 sino a tutto il 1460 il futuro autore del Morgante fu infatti il vero e proprio uomo tuttofare del C., che gli affidava tanto le incombenze più delicate, quanto le più umili. Luigi era incaricato, fra l'altro, di accompagnare uno dei figli del C., Niccolò, alla scuola di Calandro, maestro d'abbaco in Calimala. Spesso trascorrevano insieme lunghi periodi in spensierata compagnia alla Torre, villa del C. nella campagna dell'Antella, presso Firenze. Certo la convivenza col C. è un aspetto quasi ignoto della biografia del Pulci, ed è probabile che il C., che aveva molte ed importanti conoscenze nella Firenze della sua epoca, abbia cominciato ad introdurre il poeta nella brigata medicea. Senza dubbio la ricca biblioteca del C. venne più d'una volta utilizzata dal Pulci. Sappiamo, ad esempio, che nel 1459 Luigi chiese ed ottenne in prestito dal C. un Virgilio, contenente le Bucoliche, le Georgiche, l'Eneide e una vita del poeta latino; e che nel 1460 ebbe dal suo amico e protettore un Dottrinale (probabilmente una raccolta di passi e sentenze di vari autori o forse un trattato di metrica e prosodia).
Il C. morì a Firenze nel 1494.
Di lui conserviamo un Quaderno di conti e ricordi che fu pubblicato a cura di C. Carnesecchi (Firenze 1910). Il Quaderno, iniziato il 21 luglio 1459, raccoglie scrupolosamente ogni debito e credito, oltre alcuni ricordi biografici, fino al 1461. Poi continua, ma in maniera assai più sbrigativa e con annotazioni solo occasionali, fino al 1466. È di 96 carte ed è conservato autografo a Firenze, nell'Arch. di Stato, Conv. Soppr., 90, n. 134. Il cod. Landau 263 della Bibl. nazionale di Firenze, che contiene il Triumphus virtutum, poema in terza rima di Bastiano Foresi con una prefazione e un sonetto a Lorenzo de' Medici e una lettera del Ficino sempre al Magnifico, reca in calce la firma "Franciscus Castellanus miles". È quindi un codice che fu copiato dal C. o che era di sua proprietà.
Di un altro Francesco Castellani è una Meditazione della morte in versi, conservata manoscritta nella Bibl. Riccardiana di Firenze (cod. 1258). L'autore, attivo all'inizio del XV sec., forse uomo di chiesa, godé di una diffusa fama per la sua vasta produzione letteraria tutta di argomento religioso: a lui sono attribuiti numerosi versi in lode della Vergine, e di santi, ed una spiegazione in versi dei Vangeli che venivano letti nei giorni del digiuno.
Fonti e Bibl.: Un fascio di scritture della fam. Castellani dal 1387 al 1490 è all'Archivio di Stato di Firenze, Conventi Soppr., 90, n. 132; n. 133: Libro degli eredi di Matteo Castellani;Ibid., Carte Strozziane, II, CXIV, c. 54: Albero genealogico della famiglia Castellani; Protocolli del carteggio di Lorenzo il Magnifico, a cura di M. Del Piazzo, Firenze 1956, pp. 75, 269; G. Cambi, Istorie fiorentine, in Delizie degli eruditi toscani, XX (1785), pp. 176 s., 191; G. Salvemini, La dignità cavalleresca nel Comune di Firenze, Firenze 1896, p. 145; C. Carnesecchi, Per la biografia di L. Pulci, in Arch. stor. ital., s. 5, XVII (1896), pp. 371-79; A. Della Torre, St. dell'Accademia Platonica di Firenze, Firenze 1902, p. 290. Per Francesco Castellani autore dei versi di argomento religioso si veda: M. Poccianti, Catalogus scriptorum Florentinorum omnis generis, Firenze 1589, p. 66; G. Negri, Istoria degli scrittori fiorentini, Ferrara 1722, p. 189.