CAVAZZONI, Francesco
Figlio di Ottavio, nacque a Bologna nel 1559 e fu battezzato il 4 settembre dello stesso anno (Crespi). Sulla base delle sue opere pittoriche, il Malvasia (1678) lo considera allievo di B. Passarotti prima che passasse alla scuola dei Carracci.
Che il C. fosse in stretto rapporto con l'ambiente dei Carracci è confermato dalla dedica a lui, da parte di Agostino Carracci, della incisione del 1590 intitolata Nomina clarorum virorum (M.Calvesi-V. Casale, Le incis. dei Carracci, catal., Roma 1965, p. 40, fig. 131).
Nell'anno 1592 il C. dipinse per Cesare d'Este la Dea Opi (oggi dispersa) per il soffitto del palazzo dei Diamanti di Ferrara insieme con la "Venere e Plutone de' Carracci" (vedi lettera del 5 nov. 1592 del delegato estense in Bologna Lambertini, in A. Venturi, La Galleria Estense, Modena 1883, pp. 42-44). Il 16 ott. 1593 è "aggregato alla compagnia de' Pittori" di Bologna (Oretti, ms. B. 126).
Della sua attività pittorica restano oggi i seguenti dipinti: S. Giovanni predica alle turbe nella chiesa di S. Giovanni in Monte di Bologna, datato 1580 (e secondo il Crespi anche firmato); Cristo predica a s. Maria Maddalena nella sacrestia di S. Maria Maddalena in Bologna, firmato e datato 1582; la Crocefissione della Pin. naz. di Bologna, firmata, proveniente dalla chiesa di S. Cecilia (Emiliani); Varese (F. C. ..., 1969) gli attribuisce con buona probabilità la Discesa dello Spirito Santo della chiesa parrocchiale di Lavinio e la Disputa di s. Caterina (che erroneamente intitola Salomone e la regina di Saba); attribuzione, questa, assai discutibile.
Non più rintracciabili sono: il S. Sebastiano della chiesa di S. Martino (già considerato smarrito dal Crespi); una Nascita della Madonna citata in un catalogo della Pinacoteca di Bologna; la copia della Resurrezione di Annibale Carracci per la cappella di palazzo Angelelli (Malvasia, 1678; G. Giordani, Sei lettere pittoriche. Nozze Hercolani Angelelli, Bologna 1836, p. 27); il S. Sebastiano in un pilastro di S. Maria Maggiore (Malvasia, 1678); "molte copie" dagli affreschi dei Carracci di palazzo Magnani (Campori); e il Ritratto di Galeazzo Bovio (ibid.).
Fu anche scrittore e di tale attività si conoscono questi manoscritti: Bologna, Biblioteca dell'Archiginn., ms. B. 1343: Pitture et sculture et altre cose notabili che sono in Bologna e dove si trovano..., Bologna 1603, "dono G. Giordani 1867", con dedica al conte Roderico Pepoli (Varese, in Critica d'arte); Ibid., ms. B. 298: Corona di gratie e favori, et miracoli della gloriosa Vergine Maria, fatta in Bologna dove si tratta delle sue sante et miracolose immagini cavate dal suonaturale con i suoi principii [Bologna 1608]. "Fondo Hercolani" (Varese, F. C. ..., 1969, pp. 53-157); Ibid., ms. B. 1041: Immagini di antiche Madonne esistenti in Bologna riprodotte da Francesco Cavazzoni, "Fondo antico"; Ibid., ms. B. 330: Esemplario della nobile arte del dissegno per quelli che si dilettano delle virtù, mostrando a parte per parte con simmetria, anatomia e geometria et altri modi, per intendere tutti li principij con le suo dichiarazioni assignate di Francesco Cavazzoni... [Bologna 1612] "Fondo Hercolani" (Varese, F. C. ..., 1969, pp. 185-98: si noti la quasi identità dei disegni del C. e delle incisioni della Scuola perfetta dei Carracci..., Roma 1640); Il viaggio da Bologna al Santo Sepolcro, e a Gerusalemme, con le descrizioni di tutte le cose notabili da lui vedute, e con i documenti e avvisi ai pellegrini, i quali viaggiano in quei posti, con le vedute delle città, e dei Luoghi Santi, il tutto disegnato a penna con grandissima diligenzae maestria nell'anno 1616. Questo manoscritto, ricordato dall'Orlandi presso il "famoso antiquario" Q. Magnavacca, dato per disperso dal Crespi ed anche dal Varese, va identificato col ms. 704 del Museo Condé di Chantilly che tratta appunto di un viaggio in Terra Santa, porta l'attribuzione al C. ed è corredato da numerosi disegni a penna. Secondo Varese il ms. B. 298 dell'Archiginnasio costituisce il testo definitivo della Corona di gratie già pronto per le stampe; mentre il B. 1041 è costituito dalla raccolta del materiale non utilizzato per la prima redazione, avendo il. C. eseguito, talvolta, diverse repliche di una stessa immagine.
Attraverso il Crespi si può risalire ad altre due opere presumibilmente realizzate, ma perdute: un Esemplare per la gioventù e una raccolta di Tutte l'armi de' pontefici e cardinali bolognesi, laquale, giàricordata dal Malvasia (1678) che ne fa "inventore" il C. e incisori i Carracci, è stata messa in discussione dal Crespi il quale, avendola veduta come stampata in Bologna nel 1590 da Giovan Pietro Melara, nega in via stilistica la partecipazione dei Carracci, rimanendo incerto su quella del C., perché non menzionato nel testo.
La maggior fonte sul C. è il Crespi che ne valorizza tutte le attività; e lamenta la scarsità delle informazioni date dal Malvasia, il quale, servendosi delle Pitture et sculture per la sua Felsina, cita il C. (I, Prefazione)solo a motivo di attendibilità e di considerazione. Chi ha tentato il massimo recupero fu l'Oretti (manoscritto databile dopo il 1776), il quale per primo cita separatamente i due codici delle immagini (mss. 298 e 1041 dell'Archiginnasio), ricordandone uno in possesso del Crespi, e l'altro presso "il dottor Cattanio", e trova l'anno di immatricolatone nella compagma dei pittori. Il problema del C. critico e pittore, essendo i radi interventi compiuti nell'Ottocento o nel Novecento ancora di stretta derivazione crespiana o limitati ad accenni su singole opere, si accende in questi ultimi anni in seguito ad un intervento di O. Kurz negli ampliamenti (1956) della Letteratura artistica di J. Schlosser, il quale trova nelle immagini una fedeltà allo stile degli originali e nota nel C. "una comprensione dell'arte medievale quasi unica nel suo tempo". Ma già il Previtali, a proposito della fortuna dei primitivi, limita fortemente questa rmazione individuando nell'opera del C. intenti piuttosto apologetici che storici.
La giusta posizione del C. critico e pittore è recuperata dal Varese in seguito all'esame, veramente esauriente, di tutto il materiale pervenutoci e all'analisi dell'ambiente tardomanieristico della Bologna del cardinal Paleotti, convinto assertore dei principî della Controriforma, e dei Carracci che istituzionalizzano la sorgente accademia bolognese. In questo giro culturale, il C., che come pittore e disegnatore - la qualità dei suoi disegni, semplici ma freschi e vivaci, è in verità assai buona - si attiene all'ambito del Sammachini ed anche del Cesi, fa utile opera di storico e di critico quando riproduce le immagini o traccia modelli anatomici per il suo manuale (assai più pratico che teorico); ed anche se il suo interesse è prevalentemente religioso (le Madonne sono state scelte in base all'intensità devozionale e di quasi nessuna è indicato il nome dell'autore), è da un atteggiamento appassionato, se pur nostalgico del passato, che scaturisce un inevitabile recupero storico ed una rivalutazione del gusto per i primitivi (soprattutto per i pittori del Tre e Quattrocento anteposti a quelli pressoché contemporanei).
Fonti e Bibl.: C. C. Malvasia, Felsina pittrice, [1678], Bologna 1841, I, pp. 77, 408; II, p. 140; Id., Le pitture di Bologna [1686], a cura di A. Emiliani, Bologna 1969, ad Indicem; P. A. Orlandi, Abecedario pittorico..., Bologna 1704, p. 161; L. Crespi, Felsina pittrice, III, Bologna 1769, pp. 16-19; Bologna, Biblioteca dell'Archiginnasio, ms. [dopo 1776], B. 126: M. Oretti, Notizie de' professori del disegno bolognesi..., ad vocem; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, Bologna 1783, III, p. 163; O. Mazzoni Toselli, Sopra un antico processo fatto a F. C…, in Alman. statistico bolognese, VIII(1837), pp. 86-112 (inattendibile per gli evidenti anacronismi); F. De Bon, Biografie degli artisti, Venezia 1840, p. 203; G. Campori, Racc. di catal. ed invent. ined., Modena 1870, pp. 674, 678, G. Zucchini, Le guide di Bologna, in Strenna storica bolognese, Bologna 1927, p. 91; G. Rivani, Antiche e preziose tele rimesse in luce nella chiesa di S. Maria Maddalena, in IlComune di Bologna, XVIII(1931), 1, pp. 36-39; J. Schlosser Magnino, La letteratura artistica, a cura di O. Kurz, Firenze-Wien 1956, ad Indicem; G.Previtali, La fortuna dei primitivi..., Torino 1964, ad Indicem; G. Roversi, Il Santuario della Madonna Lacrimosa, in S. Maria degli Alemanni in Bologna, Bologna 1969, pp. 69-74; R. Varese, F. C. critico pittore, Firenze 1969; Id., Una guida inedita del Seicento bolognese, in Critica d'arte XVI(1969), 103, pp. 25-38; 104, pp. 31-42; 108, pp. 23-34; La chiesa parrocchiale di S. Giovanni in Monte in Bologna, s.l. né d. (ma Bologna), p. 38, tav. XLVIII; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 231