CAVRIOLI, Francesco
Nato a Serravalle (Treviso), probabilmente nei primi anni del Seicento o alla fine del secolo precedente, mancano notizie sulla sua formazione, ma le sue sculture rivelano una educazione veneziana. La prima data che lo riguarda è quella del 20 genn. 1632: risultavano già eseguiti quattro Angeli per l'altar maggiore della chiesa dei SS. Giovanni e Paolo a Venezia (Curti).
Questo complesso, iniziato nell'anno 1619 su disegno di M. Carneri, venne terminato dopo il 1632 con l'intervento del Longhena come architetto e di Clemente Molli come scultore. Il fatto che nel 1632 il C. avesse già eseguito alcune statue per questo altare dimostra che egli doveva essere a quell'epoca uno scultore già formato e apprezzato a Venezia. Nel 1663 il Martinioni (cap. VI, p. 24) assegnava al C. anche la statua di S. Paolo. La decorazione di questo altare dovette comunque essere importante per il C.; essa testimonia, di fatto, del primo contatto dello scultore con il Longhena, per il tramite del quale avrebbe poi ricevuto altre importanti commissioni. Nella stessa chiesa, nella cappella dei Morti e del Crocifisso, è conservato un Crocefisso in marmo proveniente dalla chiesa della Trinità, che è stato assegnato al C. (E. A. Cicogna, Delle Inscrizioni Veneziane..., V,Venezia 1842, p. 156).
Nel 1637 veniva affidata al C. la decorazione "delli capitelli e alette" delle colonne interne della Salute, altra opera che lo mise in contatto col Longhena. L'intervento del C. alla Salute non si limitò soltanto a questi dettagli decorativi: sono state attribuite allo scultore anche alcune statue del coronamento esterno, ma la presenza di altri artisti contemporaneamente operosi in questo complesso rende molto problematica una precisazione dei vari interventi. Certamente del C. sono le due Sibille sopra l'arco del portale d'ingresso (Martinioni, p. 278); esse sono visibili in una stampa di M. Boschini (LaCarta del navegar pitoresco [1660], a cura di A. Pallucchini, Venezia-Roma 1966, fig. 31), datata 1644 e quindi eseguita sul modello in legno della chiesa, mentre ne era in corso la costruzione.
Del 1644 è la statua rappresentante Venezia, posta in una nicchia dello scalone del convento di S. Giorgio Maggiore, architettato dal Longhena (Martinioni, p. 226; ma vedi A. Cicogna, cit., IV, Venezia 1834, p. 379). Nel 1661 un contratto con i padri tolentini impegnava lo scultore a fornire per l'altar maggiore della chiesa (pure architettato dal Longhena) dodici angeli, due Cristi e due portelle in bronzo. Non ci resta oggi di questo complesso che il Cristo risorto, collocato sulla sommità del tabernacolo, ed è possibile che la morte abbia impedito allo scultore di fornire tutte le opere.
Nel 1663 (Martinioni) erano già state scolpite le allegorie della Prudenza e della Magnanimità per il coronamento del Monumento Cavazza nella chiesa della Madonna dell'Orto; il complesso architettonico, progettato da G. Sardi, era già terminato nel 1657 ed è possibile, anche se non sicuro, che le statue del C. fossero già eseguite (autore delle altre statue che decorano la tomba fu Giusto Le Court).
Le ultime notizie sull'attività del C. riguardano i pagamenti, nel 1666, per una statua della Madonna di Loreto, oggi non identificabile, per la chiesa di S. Clemente in Isola (non sembra possibile confermare al C. gli Angeli assegnatigli da Davide da Portogruaro, L'isola di S. Clemente, in Riv. di Venezia, XIII[1934], p. 520). Nel 1670 il C. moriva, nel mese di settembre: la notizia risulta indirettamente da alcuni documenti del 1672 concernenti una lite tra il Longhena e i fratelli del C., a proposito dei bronzi che quest'ultimo aveva eseguito per la chiesa dei tolentini e che il Longhena aveva fatto sequestrare (Ivanoff, 1945). Dagli stessi documenti viene confermato che il C. dimorava a Venezia.
Il Longhena si servì della collaborazione del C. anche per l'altare di S. Pietro in Castello, iniziato nel 1649, a cui collaborò anche il bolognese Clemente Molli; ma sono riconoscibili come del C. almeno gli Angeli sorreggenti l'urna di s. Lorenzo Giustiniani, simili a quelli eseguiti dallo scultore per l'altare dei SS. Giovanni e Paolo (Ivanoff, 1948, p. 115).
Per il cortile di palazzo da Lezze, eseguito dal Longhena nel 1654, il C. aveva eseguito i busti dei Dodici Cesari che rimasero in loco fino al 1815e poi furono dispersi.
Gli Angeli della chiesa dei SS. Giovanni e Paolo, le Sibille della Salute, la Venezia dello scaloue di S. Giorgio presentano un artista che sembra risentire delle incertezze edel vuoto lasciato a Venezia dopo la scomparsa del Vittoria e di Gerolamo Campagna. La stessa esiguità numerica delle commissioni documenta il rallentamento subito in generale dalla scultura veneziana nella prima metà del Seicento, e di conseguenza la situazione di stasi che era emersa anche sul piano critico e formale. In questo senso il C. sembra, essere l'artista più significativo di quel periodo. Più tardi le statue del monumento Cavazza sembrano rivelare qualche impegno nuovo forse stimolato da G. Le Court e anche una più sostanziosa resa formale; ma ormai altri problemi si affacciavano sulla cultura veneziana e la posizione del C. era destinata a non avere più significato di rilievo.
Fonti e Bibl.: F. Sansovino-D. G. Martinioni, Venetia città nobilissima...[1663], ristampa anast. a cura di L. Moretti, Venezia 1968, ad Indicem; Vicenza, Biblioteca Bertoliana, ms. G. 349: R. Curti, Cronaca della chiesa e del convento di RR. PP. predicatori dei SS. Giovanni e Paolo di Venezia, p. 54; N. Ivanoff, Una ignota opera del Longhena: l'altare maggiore dei Tolentini, in Ateneo veneto; CXXXII(1945), p. 96; Id., Monsù Giusto ed altri collaboratori del Longhena, in Arte veneta, II(1948), pp. 115 s.; G. Semenzato, La scultura veneta del Seicento e del Settecento, Venezia 1966, ad Indicem; A. Sartori, Fortunose vicende di una statua di s. Antonio, in Il Santo, V(1965), p. 58; U. Thieme-F. Recker, Künstlerlex., VI, pp. 273 s.