CERIANA, Francesco
Nacque a Valenza Po (Alessandria) il 12 giugno 1848 da Pietro e da Carolina Clerici.
La famiglia era originaria di Valenza. Lì il nonno paterno del C., Giuseppe nel 1822 possedeva e gestiva direttamente sei filature di seta con l'impiego complessivo di sessanta filatrici e voltarici.
I Ceriana avevano allargato la propria attività dalla filatura al commercio della seta. Carlo, Vincenzo e Pietro, figli di Giuseppe, costituirono (1850) a Torino una società per l'esercizio delle filature e dei filatoi, la compravendita e filatura di seta ed organzini; e per operazioni di banca anche per conto terzi; il fondo sociale era di lire 400.000, e la ragione sociale F.lli Ceriana; direttore fu nominato Carlo. La prima operazione finanziaria di rilievo fu la costituzione, con capitale di quattro milioni di lire, della società anonima Banco sete, in unione coi banchieri torinesi Defernex, Ogliani, Soldati e Dupré, e le Casse di sconto di Torino e di Genova. Nel 1863, con il patrocinio dei Rothschild, avvenne la fusione tra la Cassa di sconto di Torino e il Banco sete sotto la nuova denominazione sociale di Banco sconto e sete. Questo allargò la specifica attività delle due società originarie; al commercio della seta affiancò il finanziamento di iniziative rivolte alla creazione di infrastrutture funzionali al commercio, quali la costruzione di vie di rapido collegamento con i mercati francesi. La medesima politica venne perseguita, anche direttamente, dai banchieri torinesi. Nel 1867 la ditta Ceriana partecipò alla costituzione della Società della ferrovia da Torino ad Acqui; più tardi, nel 1883, rilevò in proprio la Ferrovia Settimo-Rivarolo, per poi costituire un'impresa per la proprietà e la gestione di quella linea ferroviaria, la Società anonima strada ferrata centrale e tramvie del Canavese. Oltre a ciò la ditta Ceriana prese parte alle principali iniziative che, negli anni successivi all'Unità, costituirono l'attività economica della capitale subalpina. Fu così tra i fondatori della Società generale delle torbiere italiane nel 1870, della Banca di Torino nel 1871, della Società carbonifera austro-italiana di Monte Promina nel 1873.
Il C., laureatosi in ingegneria civile al politecnico di Torino nel 1871, successivamente si impiegò come ingegnere nelle Ferrovie calabre, e si sposò con la cugina Maria Ceriana-Mayneri. Inseguito alla morte dello zio paterno Carlo, rientrò a Torino dalla Calabria, e iniziò a lavorare alla direzione delle aziende della famiglia, presso la ditta bancaria F.lli Ceriana a Torino, e le filande di seta in Lomellina e in provincia di Alessandria.
Come amministratore del patrimonio familiare, il C. si trovò a coordinare questo quadro di imprese. La crisi intanto, che a partire dal 1888 aveva colpito la Borsa torinese e l'intero settore bancario, segnando la rovina e il crollo dei maggiori istituti, ebbe incisive ripercussioni in tutti i settori economici. Più in particolare, essa si inserì sulla crisi che era già in atto nel settore della seta. Cause naturali, come la diffusione della malattia del baco da seta, e politiche, come la guerra doganale insorta con la Francia, avevano portato infatti un profondo svonvolgimento nel settore serico, e di riflesso nella vita economica piemontese. La produzione serica del Piemonte si era sempre diretta verso la Francia e i suoi porti commerciali. In quella direzione erano state costruite le principali linee ferroviarie; capitali francesi, infine, attraverso le iniziative bancarie locali, avevano dato impulso alla produzione serica. Ma questa manifattura, su cui si era basata l'attività e l'espansione economica di una intera regione, dagli anni '80 in poi segnò un declino progressivo: Nel 1890 i Ceriana erano ancora tra i maggiori industriali della seta, con sei setifici ad Alessandria, Valenza, Vesime, Cavallermaggiore, Caselle e Ivrea che occupavano complessivamente milletrecentonove dipendenti. Ma da allora in poi furono via via costretti al ridimensionamento delle manifatture; mentre le attività della banca, diretta allora dal C., seguirono e diedero impulso alle nuove iniziative che in quegli anni erano sorte e si erano affermate: e cioè l'industria del cotone e quella meccanica. La Banca Ceriana, inoltre, partecipò alla fondazione della Fiat, e ne divenne nei primi anni del 1900 la banca di fiducia. Nel 1908 intervenne con la Banca Grasso e Marsiglia e la ben più importante Banca commerciale italiana, al fine di reintegrare il capitale della società automobilistica. Nel 1909 e nel 1910 partecipò ai successivi aumenti di capitale della Fiat.
Negli anni '80 la Banca Ceriana era entrata con una partecipazione nella Società delle miniere di Monteponi. Della società, che venne ampliando l'attività iniziale di escavazione del piombo argentifero con le sue lavorazioni, il C. fu presidente dal 1902 al 1917.
Sin dal 1884 inoltre il C. era stato nominato membro del consiglio di reggenza della sede di Torino della Banca nazionale, e dal 1891 membro del consiglio superiore dell'istituto. Alla costituzione, avvenuta nel 1893, della Banca d'Italia il C. entrò anche nel Consiglio superiore di quest'ultima, restandovi fino alla morte. Nel 1915 fu eletto presidente dello stesso Consiglio. Fu inoltre presidente della Società italiana per le strade ferrate secondarie della Sardegna, della Società anonima piemontese di elettricità, della Società delle acque potabili di Torino, della Società anonima strada ferrata centrale e tramvie del Canavese; vicepresidente della Società elettricità Alta Italia, e delle Ferrovie Valsessera; e membro del consiglio di amministrazione della Fiat, delle Ferriere piemontesi già Vandel e C., delle Miniere ed officine di Traversella, della Società per la bonifica dei terreni ferraresi.
Morì a Torino il 27 maggio 1917, vittima della "spagnola".
Fonti e Bibl.: Necr. in Roma, Arch. stor. d. Banca d'Italia, verbali del Consiglio superiore della Banca d'Italia, tornata del 17 giugno 1917. Commemorazione del presidente comm. F. C. ...; Arch. di Stato di Torino, Sezioni Riunite, Atti di Società, I, dal 1°sett. 1849al 1°sett. 1850; anno 1855-1856, f. 754; anno 1883,I, fasc. 15; anno 1884, I, fasc. 46, 52; Ibid., Divis. di Alessandria. Statistica delle arti e della manifattura ivi esistenti, anno 1822; Ibid., Patenti Controllo Finanze, anni 1843-1850; Roma, Arch. storico della Banca d'Italia, Relazioni e bilanci, cartella 604, Bilanci Fiat; Ibid., Banca di Genova, cart. 31(corrispondenza tra i fratelli Ceriana e il direttore della Banca di Genova, 1846-1847). Per il quadro generale dello sviluppo econom. e finanziario del Piemonte nel decennio precedente l'unificazione ital. si vedano: V. Pautassi, Gli Istituti di credito e assicurativi e la Borsa in Piemonte dal 1831 al 1861, Torino 1961; R. Romeo, Cavour e il suo tempo, I-II, Bari 1969-1977; G. Guderzo, Finanza e politica in Piemonte alle soglie del decennio cavouriano, Santena 1937. Per il periodo successivo si vedano: C. M. Ferraris, La politica monetaria e la crisi di Torino, in Nuova Antologia, 1°nov. 1889, pp. 118 ss.; A. Plebano, Storia della finanza ital. nei primi 40 anni dall'Unificazione, I-II, Torino 1899-1902; E. Messeri, 50anni di vita econ. e finanz. ital., Roma 1912; L'economia ital. dal 1861 al 1961, Milano 1961; R. Romeo, Breve storia della grande industria in Italia. 1861-1961, Bologna 1972. Sugli stretti rapporti tra la finanza del Regno subalpino e quella francese si veda: B. Gille, Les investissements français en Italie (1815-1914), Torino 1968; Id., Histoire de la Maison Rothschild, I-II, Genève 1965-1967. Sulla crisi dell'industria serica si v.: A. Cabiati, La crisi dell'industria serica, in La Riforma sociale, s. 3, XVII (1910), 21, pp. 191-244; E. Giretti, Ilproblema della seta in Italia, Torino 1932. In partic. sulle attività della Banca Ceriana e del C. si v.: Società di Monteponi. Centenario 1850-1950, s. l. 1951; V. Castronovo, Econ. e soc. in Piemonte. Dall'Unità al 1914, Milano 1969, ad Ind.; Id., G. Agnelli, Torino 1971, p. 127; A. Confalonieri, Banca e industria in Italia 1894-1906, I, Milano 1974, p. 204; III, ibid. 1976, ad Ind.; V.Castronovo, Storia delle Regioni dall'Unità ad oggi. Il Piemonte, Torino 1977, ad Indicem.