CHIAROTTINI, Francesco
Nacque a Cividale del Friuli il 29 genn. 1748 da Giobatta e Domenica Dini, possidenti decaduti. Dopo aver compiuto gli studi elementari nella città natale, con l'aiuto del conte G. Pontotti si trasferì a Venezia, nel 1760, per perfezionare la sua vocazione pittorica alla scuola prima del Pozzo, poi del Fontebasso e quindi del Mengozzi Colonna. Iscrittosi a quell'Accademia, la frequentò fino al 1773, avendo come maestri, via via, il Guarana, il Maggiotto, il Fossati e Giandomenico Tiepolo. Dopo un breve soggiorno a Udine, andò a Bologna, venendo a contatto coi modi scenografici del Bibbiena, indi a Firenze, Napoli e Roma (1780-82), dove incontrò gli esponenti del neoclassicismo, fra cui il Canova. Rientrato nella terra natale, operò a Gorizia, Trieste e Cividale: qui affrescò in particolare lo scalone e le sale del palazzo Pontotti, oggi Brosadola. Nel 1786 l'Accademia di Belle Arti di Firenze lo nominò professore honoris causa; e il 25 marzo 1787 fu accolto nell'Accademia Clementina di Bologna (Bologna, Accad. di Belle Arti, Atti dell'Acc. Clementina).In seguito, il C. dipinse scene teatrali, prima a Bologna e poi a Roma (teatro Argentina, 1787-88), giudicate dal Maniago "capi d'opera" e dal Canova "cose da porle nelle gallerie in luogo di lasciarle nel teatro" (cit. in Brotti). Dopo il successo avuto a Roma, lavorò a Udine (case Trittonio e Mantica), ad Asolo, a Conegliano e a Castelfranco Veneto. Intorno al 1791 cominciò a dare i primi segni di pazzia, che gli imposero il ritiro nella sua Cividale, dove lo raggiunse nel 1795 un invito di Caterina di Russia, lasciato cadere. Purtuttavia proseguì nella sua attività fino alla morte, avvenuta a Cividale il 14 apr. 1796.
Quando il C., che era appena dodicenne, si trapiantò a Venezia, Giambattista Tiepolo stava vivendo la più intensa stagione di notorietà ed era il dominatore assoluto dell'area culturale veneta: l'ammirazione delle sue mitologie sensuali e dei suoi brani di paradiso giocati con tecnica magistrale non abbandoneranno più il pittore di Cividale, tanto che, nonostante la maturità stilistica e le aperture conoscitive, il messaggio tiepolesco resta sempre vivo ed attivante; senza contare che spesso il C. fa ricorso alla produzione incisoria - non solo di Giambattista, ma anche di Giandomenico e di Lorenzo - per proposte iconografiche e come sussidio impaginativo. La prima opera certa (è firmata e datata sul retro "Franciscus Chiarutini F./Aetatis an XVI/1764") appartiene al Museo civico di Udine: si tratta di una Madonna col Bambino di chiara estrazione accademica, certamente ispirata da Stefano Pozzo, che era allievo del Maratta. Le successive pale d'altare riprendono indicazioni tematiche e formali tiepolesche, volgarizzate dal Fontebasso: la tela del santuario di Castelmonte (Udine), coi SS. Antonio e Vito è del 1767 e si caratterizza per la solidità d'impianto, nonostante certe sgrammaticature anatomiche (il bozzetto è presso i Civici Musei di Udine); la Deposizione dalla Croce della parrocchiale di Gagliano di Cividale, tolta da un prototipo di Luca Giordano, anch'essa giovanile, è resa con relativa sicurezza di mezzi espressivi; le due pale della parrocchiale di Remanzacco (Udine), con La Madonna col Bambino e i ss. Silvestro e Floriano e S. Elena che ritrova la Croce, eseguite nel 1774, tradiscono la conoscenza anche dei modi di Sebastiano Ricci e del Fontebasso e si raccomandano per una cromia ben articolata, cui nuocciono le pause disegnative.
Sono codeste le uniche opere su tela eseguite dal C. che, appresa la tecnica dell'affresco dall'udinese G. Morelli, vi si dedicò anima e corpo (cfr. De Renaldis). Il Giudizio di Paride del pal. Maniago di Udine (c. 1773), nonostante la mancata calibratura dell'insieme e i ricordi fontebasseschi, dimostra una certa grinta e sicurezza; il cielo di Crauglio (palazzo Steffaneo Pinzani, ora Roncato), rivendicatogli dal Morassi - comprende Prospettive,Il banchetto di Cleopatra,La famiglia di Dario davanti ad Alessandro,Il trionfo di Venere,La Fama,La Gloria,L'Assunta,S. Nicola e s. Elena,La Pace e la Giustizia e L'Arte e la Gloria -, discende pedissequamente dai repertori tiepoleschi, con o senza la mediazione del Fontebasso, assimilati in forma stanca e disorganica. Nella successiva decorazione della villa Bartolini, già Caimo Dragoni, oggi Florio, di Buttrio (Udine), la costante tiepolesca è ancora dominante, ma viene neutralizzata dal personale gusto prospettico, che si rivela non tanto nel soffitto del salone, dove sono raffigurate La Fortezza e la Sapienza, quanto nei quattro pannelli delle pareti, con Episodi di storia romana, due dei quali scialbati dalle truppe alleate nel 1946.
Dopo le nutritive esperienze dei soggiorni nell'Italia centromeridionale - da Bologna a Firenze, da Roma a Napoli -, il C. ritorna in patria nel 1782 con un linguaggio più maturo, che innerva la congeniale disponibilità tiepolesca con stimoli scenografici e prelievi "rovinistici", sull'esempio del Bibbiena, del Pannini e del Piranesi, e facilita l'apertura verso il neoclassicismo. Gli affreschi del palazzo Pontotti, oggi Brosadola, di Cividale (compiuti nel 1785 circa) rivelano una nuova libertà inventiva, esaltata dal dominio degli spazi e dalla perfetta sintonizzazione delle figure con l'ambiente: essi si dilatano nella scala e nel salone e rappresentano La Gloria,Prospettive architettoniche, il Trionfo della Fortezza e Vedute ideali con rovine. Nella successiva affrescatura dei casino dei nobili, oggi municipio, sempre a Cividale, si dipanano motivi paesaggistici, con citazioni realistiche, di un certo effetto.
Il C. opera quindi a Udine, nel palazzo Trittonio Beretta (1788-90), allietando una stanza con otto pannelli in cui figurano vasi decorati, prospettive architettoniche e fontane zampillanti, resi con molta disinvoltura e con una pennellata libera, a strappi. Con le scenografie architettoniche di un locale della villa Foramitti, oggi Moro, di Cividale, giudicate dal Della Torre "l'opera di più perfetta ottica del Chiarottini", il pittore cividalese sigla la sua vicenda stilistica. Fra le testimonianze attribuite e discusse, si segnalano: un soffitto con Due figure femminili nella villa Lipomano, oggi Valeri Manera, di Conegliano; un S. Giuseppe e una Madonna col Bambino nella villa Pontotti, oggi Gabassi, di Corno di Rosazzo; quattro Prospettive con figure strappate dal palazzo Garzolini di Tolmezzo (ora nella locale scuola media) e il ciclo decorativo del palazzo Linussio, sempre a Tolmezzo.
Il C. ha lasciato anche vari disegni e alcune incisioni, in gran parte conservati nel Museo civico di Udine.
La morte lo colse prematuramente, proprio quando il pittore si accingeva a raccogliere il frutto del suo rigoroso tirocinio, filologico e culturale, nei centri italiani più attivi e qualificati. Perciò il suo nobile tentativo di conciliare le istanze della pittura decorativa, di estrazione settecentesca, col credo neoclassico, nutrito di sollecitazioni ellenistiche e di nostalgie archeologiche, rimase a metà strada. È probabile che il suo insegnamento sia stato utile a Giuseppe Bernardino Bison.
Fonti e Bibl.: G. De Renaldis, Della pittura friulana, Udine 1798. p. 96; Cividale, Museoarcheol.: M. Della Torre di Valsassina, Vita del pittore F.C. (ms., 1814); F. Di Maniago, Storia delle belle arti friulane, Udine 1823, p. 103; F. Di Manzano, Cenni biogr. dei letter. ed artisti friulani, Udine 1887, p. 58; A. Morassi, Die Malerei im Pal. Steffaneo zu Crauglio, in Jahrbuch des Kunsthistorischen Instituts der k. k. Zentralkommission für Denkmalpflege, IX (1915), pp. 193-198; R. Bratti, Notizie d'arte e d'artisti, in Nuovo Archivio veneto, XXX (1915), p. 452; G. Fiocco, La pittura venez. del Seicento e Settecento, Verona 1929, pp. 66-71; G. De Logu Pittori minori veneti del Settecento, Venezia 1930, ad vocem; Catal. delle cose d'arte e d'antichità d'Italia, A. Santangelo, Cividale, Roma 1936, ad Indicem; C. Mutinelli, F. C. ..., in Annuario del Liceo classico P. Diacono,1939-40, Cividale1940, p. 47; Id., F. C. ..., in La Panarie, XVI(1940), pp. 96-99; R. Pallucchini, Gli incisori veneti del Settecento (catal.), Venezia 1941, pp. 90 s.; C. Someda de Marco, Cinque secoli di pittura friulana (catal.), Udine 1947, p. 112; C. Mutinelli, F. C. pittore cividalese, Udine 1953; C.Donzelli, I pittori veneti del Settecento, Firenze1957, p. 62; R. Pallucchini, La pittura venez. del Settecento, Venezia-Roma 1960, p. 210; C. Mutinelli, Pitture chiesastiche di F. C., in Mem. stor. forogiuliesi, XLVII (1966), p. 129; A. Rizzi, Mostra della pittura veneta del Settecento in Friuli (catal.), Udine 1966, nn. 16 s.; Id., Storia dell'arte in Friuli: il Settecento, Udine 1967, p. 55; M. Precerutti Garberi, Affreschi settecenteschi nelle ville venete, Milano 1968, pp. 493, 497; A. Rizzi, I disegni antichi dei Musei civici di Udine, Udine 1970, nn. 8-9; Cinque secoli di architett. nel disegno dell'edificio e dell'ornamento (catal.), Milano 1972, p. 94 (disegno di un architetto che prende le misure di un edificio); I. Chiappini di Sorio, in Notizie da Palazzo Albani, 1975, 1, pp. 38 s.; A. Rizzi, Venetische Malerei (catalogo), Milano 1980, p. 62; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 488.