CIARLANTINI, Francesco (Franco)
Nacque il 28 sett. 1885 a San Ginesio (in prov. di Macerata) da Girolamo e Teresa Ferroni. Negli anni giovanili compì gli studi per conseguire la patente di maestro elementare e come tale lo ritroviamo a Certaldo dall'ottobre 1905. Ma la sua attività in questi anni non si limitò all'insegnamento e ne sono testimonia alcuni resoconti della prefettura di Milano che ripercorrono con minuzia le tappe della sua attività politica e giornalistica. Il nome del C. infatti era entrato negli schedari politici fin dai suoi primi contatti con quelli che i rapporti di polizia chiamano "gli elementi più sovversivi di Certaldo".
Egli si era orientato quasi subito verso l'area socialista: già nel 1906 lo troviamo non solo iscritto alla sezione locale del partito, ma segretario della stessa. Divenne ben presto un influente propagandista, cimentandosi in numerose conferenze e partecipando a quasi tutte le manifestazioni del partito. In particolare in questi anni si curò di intrecciare stretti legami con socialisti di Roma e Milano e di collaborare con alcuni giornali della stessa area politica, come l'Avanti! e Il Cittadino.
Nel marzo 1906 venne denunciato per aver redatto e distribuito un manifesto inneggiante alla pace e all'antimilitarismo e per aver tentato di fondare a Certaldo una sezione dell'Associazionè italiana antimilitarista. Tuttavia la cdsa non ebbe un seguito negativo in quanto la Corte d'assise di Firenze, chiamata a giudicarlo un anno dopo, lo assolse.
Intanto il C. si era trasferito a Milano, dopo aver vinto un concorso che gli conferiva il posto di maestro comunale e nel 1909 si era unito in matrimonio con Italiade Marinari. Negli anni seguenti non modificò la sua attività in maniera sostanziale; continuò ad essere un attivo propagandista politico e giornalista vivace senza d'altra parte trascurare l'insegnamento. Nel 1914 la sua carriera politica ebbe sviluppo in quanto egli fu eletto membro effettivo del nuovo comitato direttivo della sezione socialista milanese e, sempre nel capoluogo lombardo, entrò a far parte del comitato esecutivo della federazione provinciale del partito. Nello stesso periodo lo ritroviamo in veste di direttore del periodico Il Lavoro e dell'Idea socialista.
Nel 1915, alla vigilia dell'intervento italiano nella prima guerra mondiale, il C. si trovò in disaccordo con il partito e, se fino a quel momento aveva dato prova di essere favorevole al neutralismo, ora si spostò rapidamente verso posizioni interventiste. Ciò determinò una rapida incrinatura dei suoi rapporti con la dirigenza socialista che si concluse con le sue dimissioni nello stesso 1915. Nella primavera del 1916 il C., conseguente alle sue posizioni di interventista, una volta al fronte come soldato semplice, fu in seguito promosso ufficiale per meriti di guerra. Da questa esperienza nacque la sua prima opera letteraria, L'anima del soldato (Milano 1917), un resoconto di guerra, descrizione romantica e spesso retorica degli episodi e delle immagini vissuti sul fronte. In queste righe già si sente quella sorta di esaltazione letteraria, in bilico tra retorica e propaganda, di cui sarà caratterizzata gran parte della sua futura produzione di scrittore.
A partire dal 1919 il C. si avvicinò sempre più al nascente movimento fascista: ne è chiara testimonianza la sua assidua collaborazione al Popolod'Italia.
Altro esempio del suo costante impegno politico-letterario è dato dalla sua attività di propagandista, tra il '19 e il '20, in Alto Adige. Fondò a Trento il primo istituto di propaganda italiana (Athesinum) e la. Libreria Dante Alighieri. Divenne quindi per un certo periodo esperto di problemi dell'Alto Adige, su cui scrisse numerosi articoli per il Popolo d'Italia e un volume, Problemi dell'Alto Adige (Firenze 1919), in cui si vuole giustificare l'annessione dei territori sino al confine del Brennero e si cerca una via per arrivare a una definitiva penetrazione culturale e concreta degli Italiani nelle terre altoatesine.
Nel febbraio del 1923, dopo essersi iscritto al Partito nazionale fascista, il C. entrò a far parte dei Direttorio nazionale del partito e del Gran Consiglio del fascismo; diresse, tra il '23 e il '24, l'Ufficio stampa e propaganda. Venne eletto deputato nella XXVII legislatura (1924-29) e qui fece sentire la sua voce, partecipando all'elaborazione di numerosi disegni di legge, svolgendo interrogazioni parlamentari, presentando osservazioni e proposte. Fu relatore tra l'altro di un disegno di legge che, per il suo àrgomento, egli sentiva pafficolarmente: l'autorizzazione a promuovere una Biennale d'arte a Venezia e una Quadriennale a Roma. Sedette in Parlamento anche nelle successive legislature, ma la sua attività di. deputato non fu allora molto rilevante.
Tuttavia, nonostante le numerose e importanti cariche di carattere politico ricoperte sotto il regime fascista, va detto che il C. non fu mai un politico nel senso più classico del termine. Era e rimase prima di tutto un propagandista che trovava il suo campo più fertile nell'espressione letteraria e giornalistica e nell'organizzazione di manifestazioni culturali in linea con l'ideologia del nuovo regime. Con questo ruolo trovò il suo spazio nel ventennio ed entrò in quella schiera di intellettuali che dovevano dare al fascismo la necessaria veste di serietà e di saldezza ideologica. Fu, tra l'altro, tra i principali artefici di quel Convegno per la cultura fascista che si tenne a Bologna nel 1925.
In esso, dopo il dibattito di alcuni tra i principali temi politici e dottrinari che, secondo le intenzioni dei partecipanti, avrebbero dovuto fornire una base teorica salda al regime appena affermatosi, fu deciso di redigere quel Manifesto degli intellettuali dei fascismo da opporre al ben noto Manifesto degli intellettuali antifascisti, che, stilato nel '25, aveva procurato tante noie al regime.
Tra il '30 e il '40 il ruolo di intellettuale fascista dei C. si delineò maggiormente: tra le molte attività, egli si dedicò anche alla direzione della rivista Augustea, da lui fondata, e della "Biblioteca di cultura politica", una collana editoriale di vasta dfffusione. Fu inoltre presidente della Federazione nazionale fascista dell'industria editoriale e membro del Consiglio nazionale delle corporazioni.
Ancora sul finire degli anni '40 era impegnato in molteplici attività politiche e culturali quando lo colse la morte il 5 febbr. 1940 a Roma.
Come abbiamo accennato, la sua produzione letteraria fu vastissima e quasi tutti i suoi libri furono dedicati all'esaltazione e alla propaganda del fascismo. Tra questi ricordiamo: Dieci anni di fascismo (Lanciano 1931), in cui gli avvenimenti son trattati in un'ottica di completa parzialità; Hitler e il fascismo (Firenze 1933), dove il C., pur nell'approvazione dell'operato nazista, vuole mantenerlo distinto dal fascismo nella sua prassi e nei suoi intendimenti. Di un certo interesse si rivelano altri due libri dedicati alla personalità e al ruolo di Mussolini nella nazione italiana: Mussolini immaginario (Milano 1933) e Il capo e la folla (ibid. 1935). Come appare evidente dagli stessi titoli la figura del capo del fascismo è tratteggiata con i toni tipici della propaganda ideologica: il "duce" diviene di volta in volta magnanimo e autoritario; umano, ma pur sempre dittatore; vicino ai piccoli problemi della gente comune, ma anche superiore a tutti e tutto.
Un altro filone assai fecondo nell'opera narrativa del C. è quello che riguarda le narrazioni dei suoi viaggi all'estero. La sua vita fu infatti ricca d'impegni fuori d'Italia, dovuti sia a missioni ufficiali sia a interessi culturali. Il primo volume porta il titolo, assaiindicativo, di Africa romana (Milano 1928). Una visita all'estero, ma sarebbe meglio specificare col C. una visita alle colonie italiane e a quelle che lo erano state con l'antica Roma; non mancano, come è facile immaginare, tutti i canoni dell'esaltazione patriottica, un grande rimpianto per ciò che è perduto e un forte spirito di revanche. Nel volume edito l'anno successivo, il panorama cambia, il titolo è Viaggio inArgentina (ibid. 1929) e non si perde occasione per ricordare i numerosi oriundi italiani e il loro amore per la patria di origine. Sempre nel 1929 fu pubblicato a Milano Incontro col Nord-America, che, insieme al Paese delle stelle. Dall'Atlantico al Pacifico (ibid. 1931) e Roma-Nuova Yorke ritorno, (ibid. 1934)., tratteggia, con toni quasi mai elogiativi, e spesso addirittura sprezzanti, le principali caratteristiche degli Stati Uniti e le maggiori differenze con la vita europea e, in particolare, con quella italiana. L'ultimo volume di questo filone narrativo del C., Seconda guerra (ibid. 1939), è ambientato in Etiopia durante gli anni della conquista. Il C. partecipò direttamente all'impresa e quindi, come già nell'Anima del soldato del '17, sentì la necessità di riportare le sue impressioni e vicende su di un piano letterario.
Tra le altre opere del C. vanno ricordate. Angolomorto, Ferrara 1917; Vocipiccine e ricordi lontani, Milano 1919; Nuovi appunti lirici, Ferrara 1920, Quanto tirava forte il Vento..., Firenze 1920; Imperialismo spirituale. Appunti sul valore politico ed economico dell'arte italiana, Milano 1925; La gente che amo. Panorama pessimistico del carattere degli Italiani, ibid. 1926; Lasituazione editoriale italiana. Dei mezzi adatti a promuoverne lo sviluppo, Roma 1929; Carducci, Milano 1929; Vicende di libri ed autori, ibid. 1931; Preludio all'Olanda, ibid. 1932; Viaggio nell'Oriente mediterraneo, ibid. 1935; Trois psaumes. A la mémoire de Sandro Mussolini, Nice 1935; La stampa e la propaganda coloniale, in Atti del II congresso di studi coloniali, Firenze 1937; Carducci e Mamiani, in Carducci e la Versilia, Roma 1937; Il Marocco com'è, Milano 1937; L'apporto della editoria italiana agli studi romani. Conferenza, ibid. 1938; Ugolino e Fadino Vivaldi: eroi senza ritorno, in Celebrazioni liguri, I, Urbino 1939; Stagioni, Milano 1940; e, insieme a S. Novaro Marescalthi, l'Enciclopedia del ragazzo italiano, Milano 1938; e ancora, con V. Questa, l'Antologia coloniale, Roma 1929.
Fonti e Bibl.: Arch. centrale dello Stato, Min. d. Int., Dir. Gen, di P. S., Div. Affari gen. e riservati, Casellario polit. centrale, b. 1927; Ibid., Segreteria Partic. del Duce, Carteggio ordinario, Federaz. industr. editori, b. 194.512; Ibid., Segret partic. del Duce, Cart. ordin., Ciarlantini F., b. 513258, 509641, 509793, 210015, 199083. V. inoltre: Volt, Le cinque anime del fascismo, in Critica fascista, 15 febbr. 1925; Catalogo Guida. Per la scelta di opere di cultura fascista e di cultura generale, Roma 1928, pp. 16-40, 94-116; Atti parlam., Camera dei deputati, Discussioni, legislature XXVII-XIX, ad Ind.; C. Camoglio, La nuova Camera fascista (Profili e figure dei deputati della XXVIII legislatura), Roma 1929, p. 183; M. Carli-G. A. Fanelli, Antol. d. scritt. fascisti, Firenze 1931, pp. 141-47; Opere sul fascismo, Roma 1932, pp. 29, 161, 266; G. Calderone, Bibl. gen. d. fascismo, II, Roma 1933, pp. 39, 226, 274-91, 424; A. V. Pellegrineschi, Bibl. d. fascismo. I libri coloniali, Roma 1934, p. 16; Bibl. dell'Impero romano (Colonie e possedimenti), Roma 1937, pp. 14, 56, 127, 199; P. Alatri, L'antifascismo italiano, Roma 1961, p. 289; G. Carocci, Il parlam. nella storia d'Italia, Bari 1964, p. 652; R. De Felice, Mussolini il fascista. La conquista del potere (1921-25), I, Torino 1966, pp. 242, 670, 673; Id., Mussolini il fascista. Gli anni del consenso, 1929-'36, ibid. 1974, p. 439; E. Santarelli, Storia del movim. e dei regime fascista, Roma 1967, I, p. 98; II, p. 346; V. Castronovo, La stampa ital. dall'Unità al fascismo, Bari 1970, p. 355; F. Biondi, La fabbrica del duce, Firenze 1973, pp. 144 s., 161 197; A. Lyttelton, The seizure of the power. Fascism in Italy, 1919-1929, London 1973, pp. 415, 615; E. Papa, Fascismo e cultura, Venezia 1974, pp. 159, 166; Chi è?, Modena 1931, s. v.; ibid. 1935, s. v.