CONFALONIERI, Francesco
Figlio di Remigio e di Giuseppa Bonfanti, nacque a Costa Masnaga, un piccolo paese della Brianza, il 2 sett. 1850, e fu battezzato con il nome di Angelo Francesco. Compiuti gli studi superiori a Milano, fu ammesso all'Accademia di Brera dove fu allievo dello scultore V. Vela, con il quale strinse una durevole amicizia, che segnò profondamente anche il suo percorso artistico.
La sua prima opera certa è una statua di Saffo in marmo (Lisbona, Collezione del palazzo reale), che nel 1876 vinse il premio triennale di scultura a Milano. La statua fu comprata da Umberto I che la donò alla sorella Maria Pia, regina di Portogallo. Prima di eseguire le sue opere disegnava accuratamente i bozzetti e anche di questa Saffo il disegno (Milano, Esposizione nazionale 1881, [catal.]..., p. 38) si discosta soltanto per insignificanti particolari dall'edizione scultorea.
Nel 1880 eseguì la statua di Pio IX in marmo (Milano, S. Ambrogio; il papa ha sul capo la tiara pontificia e l'espressione del suo viso ricorda quella dello stesso pontefice nel contemporaneo dipinto realizzato da Francesco Podesti in Vaticano, raffigurante il Dogma dell'Immacolata Concezione): della statua esistono due copie sempre in marmo, una a Torino, chiesa di S. Giovanni, e l'altra, del 1887, a Roma nella chiesa del Sacro Cuore. Seguirono innumerevoli commissioni per monumenti a Milano e in Lombardia tra cui la statua bronzea di Leone XIII (Milano, oratorio di S. Sigismondo) e, nel 1884, la statua di Garibaldi a Lecco. Partecipò al Salon di Parigi del 1885 e all'esposizione di Torino nel 1902, esponendo opere di soggetto storico. Dal 1887 al 1891 insegnò modellato (e, fino al 1921, ornato) all'Accademia di Brera (Archivio, cartella 12, fasc. X).
Nel 1891 eseguì il monumento ad Alessandro Manzoni a Lecco (L'Illustrazione italiana, 18 ott. 1891, p. 251, e Natura ed arte, XXI [1901-02], p. 304, con fotografia del monumento), il cui bozzetto, insieme con altri gessi, è conservato in una gipsoteca allestita a Maggianico a cura dei familiari.
Il monumento è in bronzo e il poeta vi e raffigurato seduto, in dimensioni gigantesche. Sul piedistallo tre bassorilievi con soggetti da I Promessi sposi. Nell'episodio di Renzo al lazzaretto è evidente il ricordo dei Minatori del Gottardo, il monumentale altorilievo che Vela aveva finito di scolpire circa nove anni prima.
Il gusto per il colossale traspare anche dal monumento in bronzo ad Antonio Rosmini (Milano, Giardini pubblici) inaugurato nel 1896, alto 3,80 m (Natura ed arte, X [1895-96], pp. 355 s., con fotografia).
Il filosofo compare in piedi nel suo abito sacerdotale, con la mano sinistra stringe un volume, con la destra solleva il mantello. Nelle opere di questo periodo è molto forte la stilizzazione; in particolare il monumento a Rosmini ha un'intensità ed una finezza di modellato che ricordano molto da vicino alcune opere di Pietro Tenerani.
Tra il 1898 e il 1899 il C. eseguì il monumento ad Antonio Stoppani, in bronzo, (Milano, Giardini pubblici), in cui è esaltata in senso ancora romantico la figura dello scienziato, uomo di genio, non curato esteriormente, ma degno di ammirazione per ciò che simboleggia. Ancora nel 1899 si inaugurò, a Bosisio, il busto bronzeo del Parini (Natura ed arte, XVI [1898-99], p. 867, con fotografia, e L'Illustrazione italiana, 26 nov. 1899, p. 372).
Sono anni, questi di fine secolo, ricchi di fermenti artistici, oltre che sociali. Basterebbe non rimanere vincolati alle vicende particolari della propria regione: staccarsi dal provincialismo e gettare uno sguardo oltre i confini geografici e culturali del proprio paese. Questo passo è troppo arduo per il C. che rimane ancorato a schemi accademici, ormai stereotipi, per tutta la vita.
Le commissioni ufficiali continuarono, comunque, ad arrivare; ed ecco il monumento ad Umberto I a Seregno: il re è in uniforme da generale, la testa alta, la mano appoggiata all'elsa della spada. Ancora si possono aggiungere il monumento a Zanardelli a Breno, quello al Padre Villoresi a Monza.
Accanto a queste opere di maniera, il C. elaborò con grande interesse il tema del monumento funebre. Angeli inginocchiati, figure allegoriche, un Cristo morente figurano nella sua produzione intorno al '95.
In questo periodo portò a termine il monumento marmoreo per la famiglia Bertarelli (Lecco, cimitero) ed eseguì il Custode delle ceneri in marmo (Pescarenico, cimitero, cappella Curti). Il giovane che tiene in mano l'urna è di lineamenti efebici, molto classico, con uno sguardo di grande intensità; anche l'urna risente di memorie classiche nelle istoriazioni serrate. Questa opera, come pure una Donna seduta su un basamento di marmo (Maggianico, Gipsoteca), ricorda alcuni monumenti funebri del contemporaneo Giulio Monteverde.
Verismo e romanticismo confluiscono nel Ritratto del generale Artigas (gesso a Maggianico, Gipsoteca), per il monumento in marmo di Montevideo (cfr. Lupati, 1901-02). Il generale è raffigurato vestito da hidalgo, su un cavallo lanciato al galoppo. Il tema, caro ai tardo-romantici, dell'esotismo e delle terre lontane, è trattato dal C. anche nelle due figure di Indiani di ubicazione ignota; C. Lupati (1901-02, p. 334), che li vide nello studio dell'artista, scrive che l'artista li ritrasse dal vero avendo per modelli due indiani "uomo e donna", "di passaggio a Milano alcuni anni or sono".
Fino alla morte, avvenuta a Milano il 24 dic. 1925, il C. continuò ad eseguire monumenti e statuette di genere tra cui quella, assai famosa, della Bella brianzola (Anello della fidanzata:Maggianico, Gipsoteca), divenuta talmente popolare da ispirare innumerevoli copie.
Una figura, questa del C., che lascia il discorso sospeso tra una potenzialità creativa sostanzialmente inespressa ed una consuetudine operante entro l'ambito ristretto di un accademismo manierato e solcato soltanto raramente da impulsi innovatori.
Fonti e Bibl.: Atti della Reale Accad. di belle arti in Milano, Milano 1879, p. 23; C. Lupati, F. C., in Natura ed arte, XXI (1901-02), pp. 327-335 (con numerose ill.); A. Vicinelli, Lo scultore del busto a Parini, in, G. Parini, num. un., 23 maggio 1929, pp. 35-39; L. Caramel-C. Pirovano, Galleria d'arte moderna. Opere dell'Ottocento, Milano 1975, I, p. 42, ill. 528 (gesso di una Mirra);U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, p. 285; Encicl. ital., XI, pp. 114 s.