CONTARINI, Francesco
Nato nell'anno 1421 a Venezia da Nicolò del, ramo "degli Scrigni" e da Maria da Carrara, dopo una prima educazione letteraria sotto la guida di Paolo della Pergola e Giorgio Trapezunzio, frequentò l'università di Padova dove si laureò in arti il 26 maggio 1442 e in legge nel marzo dell'anno successivo. Nell'ateneo patavino si trattenne poi per vari anni come lettore di filosofia sino a quando nel 1451 la Repubblica lo destinò come oratore a Bologna e nel 1453 come inviato a Siena durante la guerra in corso tra questa e Firenze.
In una serie di lettere eleganti e precise tenne informato il Senato dell'andamento delle operazioni militari, del malcontento dei Fiorentini per il protrarsi della guerra, del loro vivo desiderio di pace e delle trattative che precedettero la firma dei trattato di Lodi il 9 apr. 1454. Particolarmente accurate e preziose le sue informazioni sui disordini provocati nello Stato della Chiesa da bande di soldati sbandati e sui maneggi diplomatici che accompagnarono la morte di Niccolò V ed il conclave che elesse Callisto III.
Conclusa nel luglio del 1455 con grande soddisfazione del Senato la sua missione in terra toscana, nel corso della quale aveva anche guidato alcuni reparti in operazioni militari. il C. rientrò a Venezia dove alternò l'attenzione per gli studi umanistici ad un'ìntensa partecipazione alla vita politica, testimoniata dalla sua frequente elezione tra i savi di Terraferma. Nel maggio del 1459 caldeggiò, insieme a Paolo Morosini e Lorenzo Moro, una risposta dilatoria a papa Pio II che chiedeva con insistenza la città di Udine, in alternativa a Mantova, come sede della grande assemblea cristiana che avrebbe dovuto preparare la nuova crociata contro i Turchi.
Il gruppo di patrizi da lui capeggiato mirava da un lato a dare soddisfazione formale al papa, assicurandolo dell'inalterata fedeltà della Repubblica agli ideali cristiani e al ruolo di baluardo antislamico, dall'altro a prendere tempo ed evitare precipitose decisioni militari, destinate a mettere in grave pericolo gli interessi territoriali ed economici veneziani in Levante, senza la reale ed efficace contropartita di un effettivo impegno bellico delle potenze cristiane d'Europa. Così il C. suggerì a Venezia di promettere l'invio di oratori a Mantova, prescelta come sede definitiva dell'assemblea, ma di sfuggire a concreti impegni finanziari e militari sino a quando la progettata crociata non avesse cominciato a tradursi in realtà.
Quando nel giugno del 1459 la Dieta si apri effettivamente a Mantova i rappresentanti di Venezia non erano presenti e ancora il 10 novembre le istruzioni della Repubblica ai suoi oratori, finalmente inviati dopo lunghe tergiversazioni, erano vaghe e in sostanza poco favorevoli agli ambiziosi progetti di Pio II. In tutto questo periodo il C. fu uno dei principali animatori della politica di sostanziale neutralità di Venezia ed in definitiva uno dei protagonisti del fallimento della grande crociata antiturca sognata dal papa umanista. Anche la rigida posizione della Repubblica in materia di benefici ecclesiastici e nomine vescovili (è di questi anni la controversia per la scelta del titolare della diocesi di Padova) fu da lui sostenuta con una vivacità cui non era forse estraneo il desiderio di raffreddare i rapporti con la S. Sede durante le insidiose trattative per la preparazione della crociata.
Conclusasi con un nulla di fatto la Dieta di Mantova, il C. fu prescelto come oratore presso Pio II (1460); anche negli anni successivi mantenne una posizione di rilievo nella classe dirigente veneziana, ma non fu più chiamato a cariche di primo piano.
Dotato di una buona cultura umanistica, perfezionata in lunghi anni di studi, e dotte relazioni con scrittori e poeti di varie città italiane, il C. lasciò una discreta produzione letteraria, solo parzialmente conservata o data alle stampe. È dubbia la paternità di una lettera apologetica a favore della nobiltà veneziana, scritta nel 1460 insieme a Lauro Querini e Niccolò Barbo per replicare ad un trattatello di Poggio Bracciolini poco onorevole nei confronti del patriziato della Serenissima. Inedite sono alcune orazioni e due invettive (Venezia, Bibl. naz. Marciana, Mss. Lat., cl. XIV, 256), le sue lettere dalla legazione di Siena (Ibid., Mss. Ital., cl. VII, 1196-1197 [= 8884-8885]) e un dialogo di imitazione lucianesca; fu invece pubblicata a Venezia dal Gamba nel 1831 la Novella di Tebaldino e monna Rosa ambientata a Firenze e ricca di toscanismi sovrapposti ad un fondo lessicale di chiara matrice veneta.
Durante le sua missione in Toscana il C. scrisse tre libri di Commentari che narrano le vicende politiche e militari di cui fu protagonista e testimone; la sobrietà e l'efficacia dei dettato lo rivelano buon imitatore di Cesare, suo modello dichiarato. La sua Historia Etruriae seu Commentariorum de rebus in Hetruria a Senensibus gestis cum adversus Florentinos, tum adversus Ildebrandinum Ursinum Petilianensium comitem libri tres fu pubblicata la prima volta, molto scorrettamente, da J.M. Brutus nel 1562 a Lione; ristampata, ma ancora senza adesione al codice originale, a Venezia nel 1623 da Antonio Pinelli, ebbe finalmente una soddisfacente edizione a cura di J. G. Graevius (Leida 1723) nel Thesaurus antiquitatum et historiarumItaliae (pp. 1-57).
Il C. morì a Venezia prima del 1475. anno in cui la moglie, Contarina, compare vedova.
Fonti e Bibl.: Venezia, Bibl. naz. Marciana, Mss. Lat., cl. XIV, 257: N. Barbo, Orario in laudem nobilissimi viri Francisci Contareni (pronunciata a Padova il 27 Maggio 1442); Milano, Bibl. Ambrosiana, ms. Ambros. D. 93 sup.; Vienna, Österreich. Nationalbibliothek, Mss. Palat., 3330; A Zeno, Dissertaz. vossiane, I, Venezia 1752-1753, pp. 189-196; G. Degli Agostini. Notizie istorico-critiche intorno la vita e le opere degli scrittoriviniziani, I, Venezia 1852, pp. 118-215; M. Foscarini, Della letter. veneziana, Venezia 1854, pp. 61, 225, 261 ss.; I. Facciolati, Fasti Gymnasii Patavini, I, Patavii 1757, p. 105; B. Buser, Die Beziehungen der Mediceer zu Frankreich während der Jahren 1434 bis 1494 in ihrem Zusammenhänge mit den allgemeinem Verhältnissen, Leipzig 1879, pp. 73, 388; A. Segarizzi, F. C. politico e letterato veneziano del sec. XV, in NuovoArch. venete, n.s., VI (1906), 1, pp. 272-306 (alle pp. 288-306 è pubblicato per intero il dialogo lucianesco); G B. Picotti, La Dieta di Mantova e la politica de' Veneziani, in Miscell, di storia venera, s. 3, III (1912), pp. 46, 78, 81 s., 87, 90, 123 ss., 161 s., 205, 210, 245, 265, 269 s., 378, 380, 397 s., 404-409, 417, 425-430, 450-453, 461 ss., 467-470, 477 ss., 481-487, 522-525; C. Gutkind, Cosimo de' Medici il Vecchio, Firenze 1940, p. 221; L. von Pastor, Storia dei papi, I, Roma 1942, pp. 632 s., 640 s., 644, 658, 666, 729 s., 762, 847 s., 850 s.; P. O. Kristeller, Iter Italicum, II, ad Indicem; Repert. fontium historiae Medii Aevi, III, pp. 642 s.