COPPOLA D'ANNA, francesco
Nacque a Calatafimi (Trapani) il 15 marzo 1889, primogenito di Alessio Coppola e di Crocifissa D'Anna, piccoli artigiani di condizioni economiche molto modeste. Fin da bambino il C. aiutò il padre nel suo lavoro; allo stesso tempo, aiutato da uno zio prete che desiderava farlo entrare in seminario, studiò privatamente fino alla licenza ginnasiale. Prosegui poi gli studi frequentando il liceo di Alcamo. Poté iscriversi all'università di Palermo solo grazie all'aiuto economico dei fratelli. La necessità di trovare uno sbocco professionale sicuro e prestigioso alla fine degli studi gli dettò anche la scelta del corso di laurea: egli avrebbe infatti preferito l'indifizzo filosofico, ma più opportuno gli parve iscriversi alla facoltà di giurisprudenza, nella quale in effetti si laureò. Quasi immediatamente riuscì ad entrare alle dipendenze del ministero degli Interni, che gli dischiuse la strada della carriera prefettizia. Quando l'Italia entrò nel primo conflitto mondiale, il C. fu subito richiamato alle armi e, dopo appena tre giorni di fronte sul monte San Michele fu gravemente ferito da una pallottola esplosiva. Ricoverato in ospedale a Roma, vi rimase per quasi tre anni.
Questo periodo fu decisivo per la sua vita intellettuale: egli - impiegò infatti la maggior parte del tempo a studiare le lingue, l'economia e il diritto. Nel corso della degenza, quando le sue condizioni furono migliorate, il C. fece domanda di poter riprendere servizio presso il ministero degli Interni, dove fu inserito nella direzione generale del Credito. Iscritto al Partito socialista riformista, egli collaborava a L'Azione socialista, giornale di quella organizzazione, e continuò a farlo fino all'avvento e al consolidamento del fascismo. Sembra che questa sua militanza, politicamente sgradita, sia stata all'origine dei suo invio alla direzione del carcere romano: una retrocessione in rapporto agli incarichi precedentemente ricoperti. Fu a questo punto che, per reazione, egli decise di dedicarsi con maggiore intensità ai suoi studi, che, nel frattempo erano venuti specializzandosi, divenendo di natura eminentemente economica. Dalla metà del 1920 (con lo studio su La difesa della valuta e la disciplina del commercio dei cambi, X [1920], pp. 394-402), e con maggiore intensità a partire dal 1921, scrisse infatti molti saggi e rassegne sulla Rivista di politica economica, il mensile della Confederazione generale dell'industria italiana (Confindustria) dedicato agli studi e alle ricerche economiche. La maggior parte di questi scritti consiste in analisi congiunturali molto accurate e ricche di dati empirici sul problemi monetari, sul commercio estero dell'Italia del dopoguerra e sul movimento dei prezzi all'ingrosso; non mancano però anche più agili e personali interventi e commenti su questioni di politica economica del momento (Ripresa dei rapporti economici con la Russia, XII [1922], pp. 384-409; L'Italia e il problema austriaco, ibid., pp. 507-512; Scioperi e scioperanti in Italia negli ultimi quarant'anni, XIV [1924], pp. 667-669).
Nei primi, come nei secondi, il C. cercò di travalicare il puro compito del tecnico, che pure sapeva incarnare con perizia, per esercitare lo spirito critico dell'intellettuale: vi riuscì impegnando le sue facoltà nella lettura e nell'analisi delle difficoltà e dei problemi economici dell'Italia del dopoguerra, ed evitando al contempo di entrare nel Merito di questioni che potessero comportare una presa di posizione circa le scelte politiche del regime. Un tipico esempio di questa sua attitudine è Production Costs in Italy and Possibilities of Commercial Expansion (1925), nel quale uno studio attento delle strutture del salario e della produttività italiani, comparati a quelli degli altri paesi europei, si conclude con l'indicazione preoccupata della scarsa competitività della produzione nazionale, la cui causa principale è individuata nella dimensione troppo ridotta delle aziende, conseguenza diretta di un mercato interno molto debole.
Il 1926 è un anno importante per la vita privata del C.: contraddicendo suoi precedenti proponimenti filosofici ed esistenziali, egli decise di sposare Isabella Tommasi, una laureata in economia e commercio che lavorava presso l'Assonime. Dal matrimonio nacquero in breve tempo due figli, Paola e Giuliano.
Dal 31 genn. 1926 divenne anche redattore capo della Rivista di politica economica, incarico che detenne fino al 31 maggio 1935, per poi assumere, fino al dicembre 1943, quello di vicedirettore; per tutto questo periodo continuò a produrre per la rivista una quantità notevole di articoli e di commenti. Dal 1926 al 1935 fu anche redattore capo del Bollettino di notizie economiche, un periodico dedicato esclusivamente all'analisi della congiuntura, divenendone in seguito direttore fino al 1943.
La qualità dei suoi lavori attirò su di lui l'attenzione della dirigenza della Confindustria e dell'Associazione italiana tra le società per azioni (Assonime), che lo chiamarono nel 1937 a dirigere l'ufficio studi economici, funzionalmente dipendente da queste due organizzazioni.
L'Assonime fu il suo vero centro di attività prima e dopo la guerra: egli provvide all'organizzazione dell'ufficio da lui diretto, che aveva il compito di fornire al governo, alla Confindustria e alla Banca d'Italia un resoconto analitico (per un totale di 169 voci e sottovoci) delle notizie sull'andamento dell'economia pubblicate su giornali ufficiali, quotidiani e riviste di tutti i paesi. Da quella posizione, inoltre, il C. inviava quasi settimanalmente alla stampa una mole enorme di articoli e saggi sugli stessi temi congiunturali.
Dall'ufficio studi, il C. passò all'indomani della guerra alla carica di vicedirettore generale dell'Assonime e poi, col 10 genn. 1954, a quella di direttore generale, che conservò fino al 31 dic. 1959. Tra le attività legate al suo nome vi sono la fondazione, nel 1946, della Rassegna economica dell'Associazione fra le società italiane per azioni, rivista di cui assunse e conservò fino al 1963 la direzione, e, nello stesso anno, dell'Italian Economic Survey, bollettino sulla congiuntura italiana riservato all'estero, che egli guidò fino al 1975. Nel 1949 fondò anche le Note dieconomia aziendale, di cui fu direttore responsabile fino al 1975. Dal 1956 al 1961 fu infine ispiratore e direttore di Rassegna della stampa. Problemi fiscali.
Tutte queste riviste erano espressioni dell'Assonime e proseguivano idealmente i compiti da lui stesso impressi all'ufficio studi Prima, e all'intera Associazione poi. Sia il Survey che le Note (queste ultime erano dedicate esclusivamente alla traduzione di articoli di teoria e politica economica comparsi su riviste straniere) rivelano il suo sforzo di sprovincializzare l'Associazione, e con essa la cultura industriale italiana, come condizione essenziale della ripresa postbellica. Ma vero centro dell'attività editoriale dell'Assonime coppoliana fu la Rassegna economica: iniziata tempestivamente all'indomani della Liberazione, essa si presentava come organo di pressione sull'opinione pubblica e sul governo a favore delle esigenze della ricostruzione industriale, identificata con l'interesse primario dell'intera nazione.
In una serie di editoriali anonimi, ma il cui stile efficace e immaginifico rivela la mano dei C., vengono ribadite le linee di politica economica auspicate dall'Associazione: rapido rientro dell'Italia nel mercato mondiale, dopo la negativa esperienza autarchica; richiesta di aiuti economici dagli Stati Uniti per riequilibrare il mercato mondiale (è accolto con entusiasmo, nel 1948, il piano Marshall); rifiuto di riparazioni di guerra onerose e di un liberismo puro che danneggerebbe inevitabilmente i paesi più deboli; una politica creditizia che permetta di aumentare il capitale circolante, da sempre scarso in Italia; sforzo del governo per eliminare il marasma amministrativo e inutili pastoie burocratiche, allo scopo soprattutto di favorire un processo di intensa capitalizzazione delle imprese; infine, e in polemica con le "critiche preconcette degli oppositori di sinistra" (Il piano della ricostruzione europea (ERP), in Rassegna economica, III [1948], pp. 37-39), dare la precedenza alla industrializzazione sulla redistribuzione.
Sempre nella sua veste di esponente dell'Assonime, il C. fu in stretto contatto in quegli anni con Luigi Einaudi, quando questi era governatore della Banca d'Italia e poi ministro, e con numerose altre personalità politiche ed economiche tra cui Alberto Pirelli, Ezio Vanoni, Vincenzo Arangio-Ruiz. Anche la rinata Rivista di politica economica (1946) lo ebbe tra i membri del comitato di direzione fino all'anno della sua morte. Fu anche membro dei comitati direttivi e collaboratore di numerose altre riviste tra le quali Bancaria, Economia e commercio, Review of the Economic Conditions in Italy. Ad esse egli contribuì con numerosi saggi e interventi lungo tutto il corso degli anni Quaranta e Cinquanta. Scrisse inoltre numerosi articoli per quotidiani quali Il Corriere mercantile, Il Giornale del popolo, Il Globo, Il Messaggero, Il Sole.
Agli anni del dopoguerra risalgono anche i suoi principali libri, in cui sono ribaditi i temi già esaminati e sono presentate alcune preoccupazioni per le debolezze della giovane democrazia italiana, alle quali si associa tuttavia un ottimismo sulla vitalità delle forze sociali presenti nel paese.
La filosofia economica del C. si coagula attomo all'idea che la pur necessaria salvaguardia delle fondamentali libertà degli individui non può cancellare la constatazione che lo sforzo di ricostruzione richiede tempi troppo rapidi per essere affidato alla sola iniziativa dei privati, senza un massiccio e razionale intervento pubblico.
Sempre nel dopoguerra egli svolse anche-un'intensa attività pubblica, ricoprendo importanti incarichi ufficiali. Nel 1944 fece parte della commissione per lo studio dei problemi del risanamento finanziario nominata dal governo Badoglio. Nel 19471948 fu tra i membri della delegazione italiana ai lavori del Congresso mondiale del commercio e dell'occupazione dell'Avana, che definì la omonima "carta" per la regolamentazione e il coordinamento degli scambi internazionali.
Dai suoi scritti emerge come egli, assieme all'intera delegazione italiana, si associasse alla tendenza meno liberista e più pragmatica espressa in seno alla conferenza: regolamentazione organica e limitazione dei dazi, ma non eliminazione, di un protezionismo che in quel frangente poteva contribuire ad un commercio più equilibrato tra le nazioni e alla stabilità economica (L'organizzazione internazionale del commercio estero, in Rassegna economica, II [1947], pp. 193-195).
Prese parte in seguito anche ai lavori dell'International Trade Organization (ITO), che aveva il compito di mettere in atto e far rispettare le direttive dei General Agreement on Tariffs and Trade (GATT), scaturito da quella stessa conferenza-. Sempre in questo quadro, egli rappresentò il governo italiano in molti incontri e conferenze per accordi doganali e monetari con Francia, Inghilterra, Danimarca, Finlandia e altri paesi. Fu membro della commissione giudicatrice per i nuovi revisori ufficiali dei conti e, pur non avendo mai ricoperto incarichi universitari, della commissione per le libere docenze in economia. Fu socio della Cassa di risparmio di Roma dal 1948: nel 1950 fu eletto consigliere di amministrazione della stessa, per divenirne infine, nel 1908, membro dei comitato direttivo. Per lunghi anni egli rappresentò anche la Cassa di risparmio di Roma e le Casse di risparmio dell'Italia centrale nella commissione sindacale dell'Associazione fra le casse di risparmio italiane (ACRI).
Il C. morì a Roma il 30 ott. 1975.
Opere: Production Costs in Italy and Possibilities of Commercial Expansion, Roma 1925; Le statistiche delle scorte, in Trattato elementare di statistica, diretto da C. Gini, V, 2, Milano 1935, pp. 49-71; Condizioni e limiti del risanamento monetario (Appunti presentati alla Commissione per lo studio dei problemi della ricostruzione finanziaria), Roma 1944; Esperienze monetarie di questo dopoguerra, Milano 1946; Popolazione, reddito e finanze pubbliche dell'Italia dal 1860 ad oggi, Roma 1946; La ricostruzione economica e il suo finanziamento, Milano-Roma 1946; L'organizzazione internazionale del commercio (ITO), Roma 1947; L'accordo generale sulle tariffe doganali e sul commercio (GATT), ibid. 1951.
Fonti e Bibl.: Torino, Archivio della Fondazione Luigi Einaudi, Carte Einaudi: lettera dei C. a L. Einaudi, datata 22 febbr. 1945; Panorama biografico degli Italiani d'oggi, a cura di G. Vaccaro, Roma 1956, p. 417; Whos Who in Italy, Milano 1958, pp. 284-285; Chi è? Dizionario biografico degli Italiani d'oggi, Roma 1961, p. 190.