D'Ovidio, Francesco
Critico e filologo (nato a Campobasso nel 1849, morto a Napoli nel 1925), professore di storia comparata delle lingue e letterature neolatine all'università di Napoli, dove tenne anche la cattedra di letteratura dantesca; dedicò la maggior cura all'analisi della letteratura italiana dei primi secoli e soprattutto a D. (lo studio dell'Alighieri occupa quasi un terzo della produzione del critico), secondo i criteri della scuola storico-filologica applicati alla revisione dell'esegesi secolare, di cui la nuova metodologia scientifica non poteva non rilevare i fraintendimenti e gli errori.
Convinto che per penetrare nell'opera di poesia sia necessario conoscere il poeta, la via maestra all'intelligenza della Commedia divenne per il D'O. la conoscenza del mondo di D.: di qui lo scrupolo di una ricerca seria e rigorosa intorno a una serie di zone oscure e trascurate della vita e della formazione culturale, intorno a una serie di questioni relative alle fonti, all'assunto e all'interpretazione delle opere (notevole il saggio sul De vulgari Eloquentia), che fece rapidamente diventare il critico molisano una delle figure più rappresentative del dantismo ottocentesco, soprattutto perché la finalizzazione dell'indagine erudita alla comprensione dell'opera d'arte rompe nel D'O. la rigidità della prima scuola storica e fa di lui uno degli artefici della transizione dall'eruditismo alla filologia, dallo storicismo prima maniera alla critica storica.
Nei suoi tanti saggi danteschi che spaziano dal ponderoso studio sul Purgatorio, a quello, già citato, sul De vulgari Eloquentia, all'indagine sui rapporti tra Eneide e Inferno dantesco, alla definizione della topografia della Commedia, all'analisi dei canti di Ugolino, di Pier della Vigna, dei simoniaci, di Guido da Montefeltro, di Sordello, ecc. (tutti raccolti in Studi danteschi, Palermo 1901; Nuovi studi danteschi, Milano 1906-07; Nuovi volumi di studi danteschi, Caserta 1926. La lettura del canto XIX dell'Inferno è stata inclusa da G. Getto nella sua silloge di Letture dantesche [I, Firenze 1963]), l'avvio a più alte e mature posizioni critiche si può dunque cogliere nello sfrondamento della problematica esegetica di molte delle questioni oziose e inessenziali che avevano costituito oggetto di disquisizioni nel corso dei secoli; nella tendenza ad assumere la ricerca storico-filologica come strumento e sussidio dell'interpretazione critica, ad arricchirla di annotazioni psicologiche e umane, pur se nell'ambito di un gusto ottocentesco; nell'intuizione di un rapporto tra elemento intellettuale e teologico e invenzione fantastico-poetica; nel primo tentativo di esercitare l'esame filologico delle forme, dei modi, delle espressioni linguistiche e stilistiche della Commedia con l'intento di meglio intendere le modulazioni della sua poesia.
Bibl. - E.G. Parodi, in " Marzocco " XII (31 marzo 1907); R. Onorato, I nuovi studi danteschi di F.D'O., Cerignola 1907; M. Scherillo, P. Rajna, G. Vitelli, in " Nuova Antologia " (16 marzo 1926); G. Zitarosa, L'opera di F. D'O., Napoli 1931; F. Quintavalle, Opera omnia di F.D'O., Napoli 1933; A. Vallone, La critica dantesca nell'Ottocento, Firenze 1958.