D'OVIDIO, Francesco
Filologo e letterato, nato a Campobasso il 5 dicembre 1849, morto a Napoli il 24 novembre 1925. Si laureò a Pisa nel 1870; dal 1870 al 1875 insegnò lettere latine e greche nei licei di Bologna e di Milano; nel 1876 fu chiamato alla cattedra di storia comparata delle lingue e letterature neolatine nell'università di Napoli, e quivi rimase per quasi cinquant'anni, fino a pochi mesi prima della morte. Fu vice-presidente (dal 1904 al 1912) e poi presidente (dal 1916 al 1920) dell'Accademia dei Lincei, e, dal 3 dicembre 1905, senatore del regno. Si fece conoscere primamente per una memoria Sul De Vulgari eloquentia di Dante (Arch. glottol. ital., II) e per la sua tesi di laurea Sull'origine dell'unica forma flessionale del nome italiano (Pisa 1872), le cui conclusioni, diverse dalla teoria di F. Diez, furono accettate da G.I. Ascoli. A questi primi lavori seguirono nel campo della linguistica romanza, una descrizione fonetica del suo dialetto nativo (Arch. glott. ital., IV) e parecchi studî sparsi in riviste e atti accademici su problemi generali e argomenti speciali fonetici, morfologici, etimologici moderni e di età remote. Inoltre compose insieme con E. Monaci i due manualetti di spagnolo (Napoli 1879) e portoghese (Imola 1881), dei quali spetta a lui la grammatica, e insieme con W. Meyer-Lübke una Grammatica storica della lingua e dei dialetti italiani (ediz. ital., Milano 1906); singolarmente importanti sono le belle pagine sulla questione della lingua (nel vol. Le correzioni ai Promessi sposi, 4a ed., Napoli 1895). Altri studî riguardano l'illustrazione di testi antichi e l'origine dei versi romanzi (Il Contrasto di Cielo D'Alcamo; Sull'origine dei versi ital.; Sulla versificazione delle Odi barbare nel vol. Versificazione e arte poetica medievale, Milano 1910; il Ritmo Cassinese, in Studi romanzi, VIII; Sulla più antica versificazione francese, Roma 1920). Dettò saggi su problemi di arte e di cultura e parecchi di critica letteraria intorno ad alcune delle figure maggiori della letteratura italiana (Petrarca, Tasso, Alfieri, ecc.); ma soprattutto fece oggetto di studî assidui e appassionati Dante e il Manzoni. La critica del D'O. a proposito di questi grandi, pacata e serena, che va sempre al fondo delle cose, anche quando non riesce ad avere l'assenso del lettore, è sempre suggestiva e istruttiva. Scrisse non di rado anche di argomenti politici, amministrativi e sulla guerra con altezza di mente e nobiltà di sentimenti. Ma più ancora tali qualità ci appaiono nelle commemorazioni di uomini illustri e nei ritratti e ricordi di uomini insigni della generazione del Risorgimento, raccolti col titolo di Rimpianti.
Opere: Oltre quelli indicati nel testo si ricordano qui i volumi, in cui il Dio stesso raccolse una parte dei suoi scritti. Studi sulla Divina Commed?a, Palermo 1901; Nuovi studi danteschi, Milano 1906 (tutto dedicato il Purgatorio); Ugolino, Pier della Vigna. I Simoniaci con un'appendice di scritti minori, Milano 1906.
Delle opere complete, edite dalla Casa Anonima Editrice di Caserta, si hanno finora i voll. IV, Nuovo volume di studi danteschi (1926); V, L'ultimo volume dantesco (1926); VI, Studi manzoniani (1928); VII, Nuovi studi manzoniani (1928); XI, Studi sul Petrarca e sul Tasso (1926); XII e XIII, Rimpianti vecchi e nuovi (1929); XIV, Varietà critiche (1929).
Bibl.: M. Scherillo, P. Rajna e G. Vitelli, Fr. d'O. Nella vita e nella scuola, in Nuova Antologia, 16 Marzo 1926; P. Rajna e G. Vitelli, in Marzocco, 6 dicembre 1925; commem. all'Istituto Lombardo di Scienze e Lettere in Rendiconti, LVIII, fasc. 16-20; G. Zitarosa, L'opera di F. d'O., Napoli 1931. Per gli studî di filologia classica v. A. Sogliano, in Μονσεῖν, LII.