FRANCESCO da Firenze (Francesco Fiorentino)
Di lui si conosce, oltre alla città d'origine, il nome del padre, Antonio; ma non si hanno notizie sui suoi esordi come poeta di corte. Era cieco, e fece parte della folta schiera di musici, canterini, improvvisatori itineranti che frequentarono nel XV secolo le corti padane.
Il primo documento che lo riguarda è una generosa commendatizia del 9 sett. 1470 con cui il cardinale Francesco Gonzaga, ad Albano nei Castelli romani, licenziava il poeta che per qualche tempo era stato al suo servizio e ora desiderava tornare in patria presso la moglie e la famiglia. La menzione di F. come "cithare sono versuumque et historiarum multiplicium extemporali enunciatione clarissimus" (Frasso, p. 397) fa pensare tuttavia a un professionista già noto e apprezzato. Poco tempo dopo egli era a Bologna, ospite dei Bentivoglio, come attesta il Torneamento, un poemetto in ottave da lui composto per celebrare il torneo disputatosi nella città il 4 ott. 1470, giorno di S. Petronio, per volontà di Giovanni II Bentivoglio.
Notevoli problemi presenta l'identificazione di F. con un altro Francesco anch'egli cieco: entrambi risultano infatti verseggiatori all'impronta attivi a Ferrara e nelle corti estensi. Il poema sopra ricordato venne composto a Bologna non prima della primavera del 1471, ed è poco probabile, perciò, che sia F. il poeta orbo attivo nella residenza estense di Belfiore nel giugno di quell'anno (Bertoni, 1929, p. 274). Un Francesco orbo è peraltro attestato a Ferrara nel 1475 e, ancora, l'11 giugno 1477 (ibid.).
La presenza di F. è però accertata con sicurezza a Ferrara non prima del 2 giugno 1478, quando ricevette in dono dal duca tre braccia di damasco. Figura in seguito in vari documenti dell'Archivio ducale (Entrate e spese) del 1479, da cui risultano donativi in suo favore (ibid.). Egli non dovette però fissare stabile dimora a Ferrara, e continuò la sua vita girovaga al servizio di diversi signori. Era tuttavia di nuovo a Ferrara nel dicembre 1479, e ancora nel marzo e nel settembre 1481. In quest'ultima occasione ricevette una ricompensa per avere recitato alcune faceciae alla presenza del duca.
Questo è l'ultimo caso in cui egli viene nominato in un documento con il patronimico o la città d'origine: per gli anni successivi una serie di testimonianze riportano un Francesco "orbo", attivo tra Mantova e Ferrara, senza ulteriori specificazioni, nel quale andrà riconosciuto però Francesco Cieco da Ferrara.
Il Bertoni, seguito da Reichenbach e da Foster French, ha identificato in quest'ultimo, autore del Mambriano (Ferrara 1509), opera pubblicata postuma da un Eliseo Conosciuti con una dedica al cardinale Ippolito d'Este, lo stesso F.: l'appellativo "da Ferrara" andrebbe inteso, secondo questi studiosi, come ferrarese non d'origine bensì per elezione (se non per cittadinanza, come ipotizza il Bertoni), a causa del lungo soggiorno del poeta nella città estense. Tale identificazione è oggi fermamente respinta dagli studi del Frasso e della Everson e non può più essere accolta. Come sottolineato in particolare dalla Everson, i documenti relativi a F. fin qui illustrati mostrano un poeta già noto e maturo, per esperienza e per età, intorno agli anni Settanta del Quattrocento, nel quale difficilmente può essere ravvisato il Francesco Cieco da Ferrara che, stando alle fonti, morì invece in giovane età nel primo decennio del Cinquecento.
Ignoti sono il luogo e la data della morte di F., avvenuta probabilmente negli anni Ottanta del Quattrocento.
Opere: Il poema sul torneo celebratosi a Bologna nel 1470 è conservato anepigrafo e adespoto (particolare che spiega l'oscillazione del titolo Giostra o Torneamento) nel ms. 604 della Biblioteca universitaria di Bologna; l'attribuzione si basa sulla penultima ottava che contiene il nome dell'autore. La Giostra, o Torneamento dipende per intero dalla descrizione in prosa dell'avvenimento redatta da Giovanni Sabadino degli Arienti (l'edizione moderna è a cura di A. Zambiagi: Il torneo fatto in Bologna il 4 ott. 1470, Parma 1888), il che rivela evidentemente una precisa strategia propagandistica incoraggiata dalla committenza.
L'altra opera composta con certezza da F. è il prolisso poema cavalleresco Persiano, figliuolo d'Altobello, terminato nel 1483. L'editio princeps, Venezia, C. de' Pensi, risale allo stesso anno (Ind. gen. degli incunaboli delle bibl. d'Italia, II, n. 4069), mentre le ristampe si susseguirono fino al 1611 per un totale di nove edizioni censite nei repertori. Il poema, in sette canti, di cui i primi tre lunghissimi (circa 600 ottave il I; 750 il II; più di 800 il III), tratta di un re pagano passato in Francia per vendicare le offese inflitte da Carlo Magno e dai suoi paladini.
A F. è attribuito erroneamente dal Quadrio (VI, p. 567) la Sala di Malagigi, e una Laude di Venezia (VII, pp. 146, 165) edita a Venezia nel 1529, in cui Foster French (p. 1002 n. 50) identifica il Capitolo in commendatione di Venetia di Niccolò Cieco d'Arezzo. Non esistono altresì elementi per identificare in F. il Francesco Fiorentino autore di una Prophetia di s. Brigida edita forse a Firenze nel 1500 (Copinger, n. 2569).
Fonti e Bibl.: B. Zambotti, Diario ferrarese dall'anno 1476 sino al 1502, a cura di G. Pardi, in Rer. Ital. Script., 2ª ed., XXIV, 7, p. 34; F.S. Quadrio, Della storia e ragione d'ogni poesia, VI, Bologna 1739, pp. 149, 567; VII, Milano 1752, pp. 146, 165; G. Melzi, Bibliografia dei romanzi e poemi cavallereschi ital., Milano 1838, pp. 39-42; G. Gozzadini, Memorie per la vita di Giovanni II Bentivoglio, Bologna 1839, pp. 12-18; G. Melzi - P.A. Tosi, Bibliografia dei romanzi di cavalleria in versi e in prosa ital., Milano 1865, pp. 156-161; G. Rua, Postille su tre poeti ciechi: Francesco da Ferrara, Giovanni e F. da F., in Giorn. stor. della letter. ital., XI (1888), pp. 294-298; A. Sorbelli, I primordi della stampa a Bologna. B. Azzoguidi, Bologna 1908, pp. 139-151; G. Bertoni, Il Cieco da Ferrara e altri improvvisatori alla corte degli Este, in Giorn. stor. della lett. ital., XCIV (1929), pp. 271-278; Id., Giovanni Cieco da Parma a Ferrara, ibid., XCVII (1931), pp. 378 s.; G. Reichenbach, Ancora sui poeti ciechi del Quattrocento ferrarese, ibid., pp. 380 ss.; R. Forster French, The identity of Francesco Cieco da Ferrara, in Publications of the Modern Language Association of America, LII (1937), pp. 992-1004; G. Frasso, Un poeta improvvisatore nella "familia" del cardinale F. Gonzaga: F. Cieco da F., in Italia medioevale e umanistica, XX (1977), pp. 395-400; J.E. Everson, The identity of Francesco Cieco da Ferrara, in Bibliothèque d'Humanisme et Renaissance, XLV (1983), pp. 487-502; F. Pezzarossa, "Ad honore et laude del nome Bentivoglio". La letter. della festa nel secondo Quattrocento, in Bentivolorum magnificentia. Principe e cultura a Bologna nel Quattrocento, a cura di B. Basile, Roma 1984, pp. 45-55; A.A. Copinger, Suppl. to Hain's Repert. bibl., I, n. 2569: Indice gen. degli incunaboli delle bibl. d'Italia, II, nn. 4069 s.; IV, n. 6042; VI, n. 2997A.