FRANCESCO da Mantova
Non si hanno dati biografici su questo oscuro letterato, cui spetta probabilmente il merito di avere per primo messo in versi le imprese del buffone Gonnella - personaggio novellistico di cui è tramandata l'esistenza storica nel sec. XIV - nelle Facecie del Gonnella stampate a Bologna da Giustiniano da Rubiera nel 1506.
Lo pseudonimo o nome d'arte con cui l'autore figura sul frontespizio "maestro Francesco dicto maestro Raynaldo da Mantua", secondo una notizia raccolta dal Passano (1868, p. 36) rimanda a un Rinaldo degli Obizzi autore di un'Operanuova amorosa ne la quale troverete sonetti, capitoli, strambotti stampata a Venezia prima del 1520 (o 1530) oggi introvabile. È mera ipotesi l'identificazione con l'umanista Francesco Vigilio (1446-1534) che dal 1502 tenne scuola a Mantova e fu precettore di Federico Gonzaga, noto soprattutto per le recite di Plauto e di Terenzio allestite con i suoi allievi, nonché per le sue opere storico-genealogiche sui Gonzaga e sugli avvenimenti contemporanei. Secondo una congettura del D'Ancona (p. 22), sarebbe lui il Francesco Mantovano autore del poema drammatico antifrancese in quattro libri (l'ultimo dei quali narrativo) Lautrecho (cioè Odet de Foix, visconte di Lautrec, governatore francese di Milano) sugli avvenimenti della guerra nel Milanese del 1521-23. Lo stile incolto, i contenuti triviali, la lingua popolareggiante di forte coloritura padana delle Facecie, nonché lo pseudonimo di maestro Rainaldo, fanno piuttosto pensare a un autore semipopolare, un saltimbanco o un giullare.
Il testo delle Facecie, di 29 stanze in una lingua popolareggiante di forte coloritura padana e dalla grafia arcaica, rozzo e stentato nel verso e nelle rime, presenta i caratteri tipici del componimento canterino. Alla fine di ogni facezia F. richiama l'attenzione del pubblico annunciando la buffoneria successiva e al termine del poemetto la clausola "ne l'altro canto vi dirò poi el resto" sembra rinviare a una prossima edizione.
La dozzina di edizioni successive (stampate, sempre anonime, con il titolo Buffonerie del Gonnella, recensite complessivamente da vari repertori fino al 1615), oltre ad ampie revisioni linguistiche tendenti a espungere i tratti vernacoli e a regolarizzare la grafia, mostrano una costante lievitazione del testo rispetto all'edizione bolognese. Molto più diffusa nel XVI e XVII secolo la redazione in prosa delle Buffonerie, la cui fortuna editoriale - almeno una trentina tra edizioni e ristampe stando ai dati delle bibliografie - è stata legata al testo più celebre della letteratura faceta rinascimentale, le Facezie del Piovano Arlotto, insieme con le quali le Buffonerie furono costantemente stampate a partire dal 1565 (Facetie, motti, buffonerie et burle del Piovano Arlotto, del Gonnella et del Barlacchia, Firenze, Giunti).
La stilizzazione cortigiana e aristocratica che Matteo Bandello dà del personaggio nelle sue Novelle (parte IV, novelle II, XVII, XX, XXIII, XXVI), testimoniando la sua popolarità anche al livello più alto della letteratura d'intrattenimento, conclude la parabola del buffone che si era aperta due secoli prima. La prima attestazione del Gonnella risale infatti al trecentesco De viris claris dell'umanista Domenico Bandini da Arezzo (Urb. lat. 300, c. 182v) dove è riportata una breve vita di un "Petri Florentini histrionis", soprannominato Gonnella, brillante ed estroso inventore di motti e beffe, che fu familiare del marchese Obizzo d'Este da identificare in Obizzo (III) signore di Ferrara dal 1335 al 1352. A queste note corrisponde il ritratto che emerge dal Trecentonovelle di Franco Sacchetti dove il Gonnella è un buffone itinerante che si sposta a suo piacere di città in città e di corte in corte, ma per la maggior parte della vita soggiorna a Ferrara.
È difficile riconoscere qualche autorevolezza alle notizie che fornisce sul Gonnella il Bandello nella dedica della novella XXIII, citando come fonte coeva la altrimenti sconosciuta vita del buffone scritta dal ferrarese Bartolomeo Dell'Uomo. Secondo l'oscuro biografo ferrarese, il Gonnella - unico figlio di un mastro Bernardo cuoiaio fiorentino eletto più volte rettore dei laudesi di S. Maria Novella - fu fatto studiare dal padre rivelandosi di ingegno vivace ma irrequieto e incline alla beffa. Lasciò ventenne Firenze per Bologna e quindi per Ferrara dove si fece cortigiano del marchese Niccolò.
Delle Facecie del 1506 si ha una edizione diplomatica per cura di G.B. Passano (Facezie del Gonnella di Francesco da Mantova, Genova 1868); un'edizione critica è fornita da F. Gabotto in calce al saggio La epopea del buffone, Bra 1893, in larga parte dedicato al Gonnella.
Fonti e Bibl.: Su Francesco Vigilio si veda: A. Luzio - R. Renier, La cultura e le relazioni letterarie di Isabella d'Este Gonzaga, in Giorn. stor. della lett. ital., XXXIV (1890), pp. 24-33, e A. D'Ancona, Origini del teatro italiano, II, Torino 1891, pp. 22-36; sul Gonnella: A. Morosini, Floris Italicae linguae, Venetiis 1604, p. 411; L.A. Muratori, Delle antichità estensi, II, Modena 1740, pp. 103, 225 s. La vita di D. Bandini è edita da D.M. Manni, Le veglie piacevoli, III, Venezia 1760, pp. 24-52. Si veda ancora M. Bandello, Le novelle, a cura di G. Brognoligo, IV, Bari 1911, p. 483; V, ibid. 1912, pp. 89-96, 223-237, 242 s., 255-262, 279-285; L. Domenichi, Facezie, a cura di G. Fabris, Roma 1923, pp. 30-33; G. Pontano, De sermone, a cura di S. Lupi - A. Risicato, Lucani 1954, pp. 186 s.; P. Bracciolini, Facezie, a cura di M. Ciccuto, Milano 1983, pp. 294 s.; F. Sacchetti, Trecentonovelle, a cura di A. Lanza, Firenze 1984, pp. 52 s., 382-390, 498-504, 523 s.; G.B. Passano, I novellieri italiani in prosa, I, Bologna 1865, pp. 21-27; Id., I novellieri italiani in verso, Bologna 1868, pp. 36-43; G. Papanti, Dante secondo la tradizione e i novellatori, Livorno 1873, pp. 144 ss., 173 s.; G. Pitrè, Bibl. delle tradiz. popolari d'Italia, Torino-Palermo 1894, pp. 2-5; P.P. Kristeller, Early Florentine woodcuts, London 1897, p. 82; A. Segarizzi, Bibliografia delle stampe popolari italiane della R. Bibl. naz. di S. Marco di Venezia, I, Bergamo 1913, pp. 142 s.; L. Di Francia, Novellistica, I, Milano 1924, pp. 393-397; M. Sander, Le livre à figures italien…, II, Milano 1942, pp. 556 s.; C. Angeleri, Bibliografia delle stampe popolari a carattere profano, Firenze 1953, pp. 42, 90 s.