FRANCESCO da Nardò
Nacque tra il 1410 e il 1420 a Nardò, nei dintorni di Lecce. Vaghe sono le notizie relative agli anni della sua giovinezza e ai primi anni di attività all'interno dell'Ordine dei predicatori: dallo storico domenicano Ambrogio di Altamura apprendiamo che F. entrò nell'Ordine adolescente, ma già in possesso di una buona conoscenza della grammatica e della retorica, essendo stato precedentemente avviato agli studi scientifici e letterari.
Lasciata la sua città natale, F. fu mandato a proseguire gli studi a Bitonto, dove si addottorò in filosofia e teologia. Per diversi anni insegnò nei conventi domenicani di Venosa, Foggia e Lucera, acquistando fama di valente professore e di eccellente teologo, tanto che intorno alla metà degli anni Sessanta fu chiamato a Padova dai superiori dell'Ordine come insegnante di teologia e reggente dello Studio del convento di S. Agostino.
Nel 1462 partecipò al capitolo di Siena in qualità di definitore della provincia del Regno di Sicilia e nel 1464 gli venne affidata la cattedra di metafisica dell'università degli artisti di Padova, incarico che, tranne brevi interruzioni, mantenne per il resto della sua vita. La data del 1464 si evince da un decreto del Senato veneziano del 21 sett. 1484, in cui si stabiliva che lo stipendio di F. fosse portato a 150 fiorini, considerando che, in vent'anni di insegnamento, egli non aveva mai sollecitato aumenti. Il 6 febbr. 1486 un analogo decreto fissava il suo stipendio a 200 fiorini, motivandolo con il riconoscimento dell'indiscusso prestigio che l'ateneo patavino aveva guadagnato presso il mondo intero grazie alla competenza e alla professionalità di F., grandemente apprezzate da tutti gli studenti (Brotto - Zonta, pp. 195 s.).
In effetti la fama di F. più che alla sua produzione scientifica - peraltro abbastanza limitata - è affidata a quella di molti suoi allievi, alcuni dei quali, giunti all'apice della loro carriera, non dimenticarono nelle loro opere di rendere un postumo e doveroso omaggio alla memoria del maestro. "Recolendus memoriae magister praeceptor noster": così lo ricordava durante le sue lezioni P. Pomponazzi, che, sebbene ormai molto lontano dalle posizioni di F., ne riconosceva l'indubbio valore, pur nel sottolinearne una certa superficialità nella rigida opposizione al pensiero di Duns Scoto (Poppi, pp. 125 s.).
L'influenza che l'insegnamento di F. ebbe su tanti suoi più o meno illustri allievi non è certamente da sottovalutare quando si tenga conto dell'importanza nel pensiero rinascimentale del delicato dibattito filosofico tra tomisti e scotisti, aperto proprio in quegli anni nei principali atenei d'Europa. Tale scontro ideologico, infatti, lungi dal rimanere confinato nelle accese dispute accademiche, farà sentire a lungo le sue conseguenze nella successiva riflessione filosofica e teologica, influenzando non poco le posizioni dei futuri protagonisti della Riforma e della Controriforma.
Un saggio di tali dibattiti è rintracciabile nell'opera di A. Trombetta, contemporaneo di F. e autore delle Quaestiones metaphisicales… disputatae ad concurrentiam m. Francisci Neritonensis (Venetiis 1502). Trombetta, un convinto scotista, partendo dal problema della subalternità delle scienze come viene affrontato nel libro XI della Metafisica di Aristotele, evidenzia due errori nell'impostazione del suo concorrente: il primo consiste nel ritenere che l'esistenza dell'"ens mobile" - ossia dell'oggetto proprio della filosofia naturale - possa essere provata dalla semplice posizione dell'"ens immobile", quando al contrario, afferma Trombetta, l'oggetto della fisica, anche nella sua esistenza formale, può essere provato soltanto "ex naturalibus". Un secondo errore è il ritenere che la conoscenza della causa prima permetta al metafisico di conoscere nella loro specificità tutti gli effetti potenzialmente presenti in essa; una tale impostazione - prosegue Trombetta - comporta la decisa negazione dell'autonomia delle scienze della natura che, invece, devono poter mantenere un metodo proprio, adeguato al loro oggetto (l. XI, q. I, ff. 78r-79r).
Contemporaneamente all'insegnamento della metafisica nell'ateneo patavino F. continuò a insegnare teologia nello Studio del convento di S. Agostino, dove fu reggente dal 1466 al 1473, e ancora nel 1475, 1479, 1482 e dal 1485 al 1489; nel 1468, per ignoti motivi, il priore Domenico da Monselice lo allontanò dal convento insieme a tutti gli studenti, provvedimento revocato solo per l'intervento del provinciale Tommaso dai Liuti. Nel 1478 e nel 1488 F. fu priore dello stesso convento padovano e il 26 apr. 1479 fu nominato reggente dello Studio di Buda, in Ungheria, dove probabilmente rimase fino al 1482.
La sua produzione in ambito filosofico sembra essersi limitata alla cura dell'edizione delle Quaestiones super XII libros Metaphisicae Aristotelis di A. Andrés, stampate a Venezia tra il 1473 e il 1477 (Gesamtkatalog der Wiegendrucke, n. 1656). Per quanto riguarda la teologia, nel 1473 F. pubblicò a Padova un'edizione della Prima pars Summae theologiae di s. Tommaso (Hain, Repertorium bibliographicum, n. 1440); di una sua Expositio super Sententias, manoscritta, come pure di un'edizione a stampa del commento alla Metafisica aristotelica sempre di s. Tommaso - ambedue citati nell'inventario della biblioteca del convento padovano del 1498 - si è invece persa ogni traccia (Gargan, pp. 277, 280). Presso la Biblioteca universitaria di Padova è conservata una raccolta manoscritta del sec. XVI di diritto canonico, in cui è compresa una Determinatio magistri Francisci de Nardo… si peccatum commissum cum multis circumstantiis dicatur unum peccatum aut plura (Mss. 1159, ff. 178v-185).
F. morì a Padova il 17 luglio 1489, lasciando al convento molti suoi libri e una cospicua somma di denaro con cui fu iniziata la costruzione del nuovo edificio.
Fonti e Bibl.: Monumenta Ord. fratrum praed. historica, VIII, Lovanii-Romae 1910, pp. 280, 365; Ambrosius de Altamura, Bibliothecae dominicanae, Romae 1677, pp. 204 s., 521; N. Toppi, Biblioteca napoletana, Napoli 1678, pp. 94, 343; G.B. Tafuri, Istoria degli scrittori nati nel Regno di Napoli, Napoli 1749, II, 2, pp. 321-325; G.B. Contarini, Notizie storiche circa li pubblici professori nello Studio di Padova, Venezia 1769, pp. 133-136; C. Villani, Scrittori ed artisti pugliesi, Trani 1904, pp. 375 s.; G. Brotto - G. Zonta, La facoltà teologica dell'università di Padova, Padova 1922, pp. 195 ss.; T. Kaeppeli, Script. Ord. praed. Medii Aevi, Romae 1970, I, pp. 390 s.; A. Poppi, Saggi sul pensiero inedito di P. Pomponazzi, Padova 1970, pp. 125 ss.; L. Gargan, Lo Studio teologico e la biblioteca dei domenicani a Padova nel Tre e Quattrocento, Padova 1971, pp. 114 s., 277, 280; G. Cappelluti, Ricerche sulla cultura filosofica e teologica pre post tridentina nel Sud Italia, in Memorie domenicane, XIV (1983), pp. 301 ss.; J. Quetif - J. Echard, Script. Ord. praed., p. 857.