DALLE API, Francesco
Nacque a Montagnana, nel Padovano, attorno alla metà del XIV secolo. Il padre, Antonio di Francesco, apparteneva a famiglia cospicua, i cui beni, consistenti soprattutto in vaste proprietà terriere, erano situati nelle vicine campagne di Megliadino e Santa Margherita e, nel 1366, fece parte dei "sapientes" incaricati dal Consiglio generale montagnanese di stendere i nuovi statuti.
Nulla sappiamo della giovinezza del D., così come generalmente avari di testimonianze sulla vita privata risultano i documenti che lo riguardano, in gran parte atti notarili. Studiò diritto presso l'università di Padova; il 9 sett. 1384 aveva già conseguito la licenza in diritto civile e, successivamente, continuò a frequentare lo Studio patavino - dove è attestato come "studens in iure civili" sino al 19 apr. 1386 -per ottenere il dottorato. È probabile che negli stessi anni affiancasse il padre - nel frattempo trasferitosi anch'egli a Padova - nell'amministrazione della proprietà fondiaria familiare. A partire dal gennaio 1389 poi, il D. diede inizio ad una intensa e fortunata carriera forense che si accompagnò con un'importante attività pubblica.
A questo proposito non è fuor di luogo ipotizzare che al consolidamento del suo prestigio possa aver giovato il matrimonio, avvenuto alla fine dell'84, con Maddalena Pizzacomini figlia del dottore in legge Pizzacomino, appartenente a famiglia di rinomati giuristi; la moglie, dalla quale il D. ebbe almeno un figlio maschio (Giovanni, che sposò Sofia Galmarelli di Benedetto), gli portò in dote la cospicua somma di 1-400 lire e, forse, alcuni stabili. Risulterebbe possibile spiegare in tal modo il frequente alternarsi di abitazioni nelle quali è documentata la sua residenza: pur senza mai lasciare Padova, dalla contrada Codalunga nell'89 si trasferì in quella di S. Margherita; l'anno dopo risulta, però, abitare col padre a Pontecorvo, nel '92 a S. Giovanni delle Navi, nel '95 in via Rudena, nel '99 in contrada Borgonuovo di S. Antonio confessore, nel 1405 ancora in via Rudena.
L'avvenimento che incise maggiormente nella sua vita si verificò l'11 sett. 1390, allorché il D., esponente del quartiere di Torreselle, fu tra gli otto anziani che nel palazzo della Ragione proclamarono Francesco Novello da Carrara signore di Padova, alla presenza del duca Stefano III di Baviera.
Si concludeva in tal modo un travagliato biennio di vicissitudini politiche che avevano angustiato la città euganea: nel dicembre 1388, infatti, il Carrarese, da poco subentrato al padre, aveva abbandonato Padova, subito occupata dalle truppe viscontee, e si era rifugiato prima a Marsiglia, poi a Firenze, quindi (settembre '89) a Monaco di Baviera, ove era riuscito a persuadere il duca Stefano a dichiarare guerra a Giangaleazzo, Visconti. Lo scontro avvenne nel giugno del 1390 al ponte di Vigodarzere e si risolse a favore dei Carraresi, ma le operazioni militari si protrassero ancora per qualche tempo.
Nel corso dell'89, e per buona parte del '90, Padova dunque si trovò priva dei tradizionali organi di governo, per cui i "maiores", riunitisi in un'assemblea, sia pur priva di una precisa veste legale, stabilirono che ogni quartiere avrebbe eletto un capitano - per il mantenimento dell'Ordine e la difesa - e cinquanta cittadini, così da formare un Consiglio di duecento membri, che avrebbe a sua volta nominato otto anziani, rappresentati da un nobile e da un popolare per quartiere. Secondo la cronaca di Galeazzo Gatari (dalla quale, però, dissente in parte quella del figlio Andrea), fu proprio in tale veste che il D. consegnò a Francesco Novello da Carrara i simboli del potere, la mattina dell'11 sett. 1390.
Da allora il D. - che secondo Galeazzo Gatari era anche sindaco del Comune - poté godere della fiducia del nuovo signore, che gli conferì numerosi e prestigiosi incarichi: sindaco della città per la seconda volta nel maggio 1391, procuratore della fraglia degli speziali l'11 genn. 1392, un mese più tardi risulta investito delle funzioni di giudice delegato del Carrarese, del quale fu anche nunzio nell'ottobre 1394.
L'attività pubblica e quella privata si intrecciano fittamente nell'ultimo scorcio del secolo ed agli inizi di quello successivo: il 16 genn. 1395 il D. era procuratore dei Comune di Padova; tre anni più tardi rappresentò legalmente Francesco da Piacenza, procapitano di Francesco Novello; nel febbraio '99 fu nuovamente procuratore del Comune; tra il 1400 ed il 1403 - anno in cui è iscritto nei ruoli notarili - agì per nome degli eredi del defunto Giovanni Dondi dall'Orologio (ed in particolare di Orsola, che difese di fronte al vicario del podestà Antonio Bembo) e nel 1404 fu ancora sindaco dei Comune.
Gli ultimi documenti che forniscono notizie del D. sono due testamenti del 1405; il 28 luglio egli stese le ultime volontà della nuora Sofia, qualche giorno più tardi, il 10 agosto, fece testamento egli stesso. Appare notevolmente ricco: oltre ai beni paterni, possedeva una vigna con olivi a Teolo, nei colli euganei, e disponeva numerosi lasciti, tra cui la riedificazione dell'ospedale di S. Francesco, nel territorio di Este, del quale ente era patrono.
Come ignota ci è la data della nascita, così nulla sappiamo della sua morte; ma a partire dal 1400 - prima ancora, cioè, che Padova entrasse a far parte dei domini veneziani - la sua attività di procuratore e notaio diminuì sensibilmente, e questo induce a credere che fosse in età avanzata, o quantomeno che versasse in precarie condizioni di salute.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Padova, Arch. notarile, Zilio de' Calvi, reg. 5, cc. 10r, 64r, 104r, 119r; reg. 6, cc. 90r, 198r, 200r, 203r, 211r, 258v, 335r, 345r, 412v, 414v; reg. 7, cc. 1r, 37r, 85r, 369v, 418r; reg. 8, cc. 1r, 6r, 28r, 225r, 285r, 286r, 431r, 451v, 461r; Ibid., Francesco Beccaria, reg. 45, c. 86r; Ibid., Luca notaio, reg. 173, c. 143v; Ibid., Marco Guarnarini, reg. 525, cc. 85v-86r, 87r, 101v, 110r; Padova, Biblioteca universitaria, Cod. B. P. 940: Statutie matricola della fraglia degli speziali, cc. 30r, 32v; G. e B. Gatari, Cronaca carrarese, in Rer. Ital. Script., 2 ed., XVII, I, a cura di A. Medin G. Tolornei, pp. 316, 431 s.; Monum. della Univ. di Padova, a cura di A. Gloria, Padova 1888, I, p. 265; II, pp. 175, 187, 217, 274, 281, 291, 303, 313, 322, 337, 356, 383, 409, 430, 439; M. C. Ganguzza Billanovich, G. Zanetini († 1402), professore di medicina; il patrimonio, la biblioteca, in Quaderni per la storia dell'università di Padova, V (1972), pp. 5, 11.