CASTELLO, Francesco de
Originario di Milano, miniatore, attivo in posizione preminente a Buda, nella famosa officina di re Mattia Corvino, è una delle notevoli personalità artistiche della seconda metà del sec. XV. L’unica sua opera autentica è il Breviario che egli decoro per Domenico Kálmáncsehi preposto di Székesfehérvár (Albareale, Ungheria). Su due fogli del codice (215r e 428r) si trova la firma autografa dell’artista; la prima volta: “Opus Francisci de Kastello Ithallico de Mediolano”; la seconda volta: “Francisce (sic) de Castello Italico”. Questo Breviario, riccamente miniato, fu venduto dal monastero dei benedettini di Lambach (Austria) alla Biblioteca nazionale Széchényi di Budapest, dove si trova registrato con la segnatura Cod. lat. 446.
La decorazione dei singoli fogli del codice è talmente varia che alcuni esperti sono stati tentati dall’ipotesi che il miniatore abbia lavorato in comune con alcuni suoi aiuti oppure con altri miniatori. Quest’ipotesi però non può essere accettata senza riserve. È indubbio solamente il fatto che nell’arte del C. sono fusi armoniosamente gli elementi decorativi di diverse scuole di miniatura dell’Italia settentrionale con quelli della scuola miniaturistica della corte di Buda. Pertanto anche il C. ha esercitato il suo influsso sulla decorazione dei codici a Buda. Il Breviario Kálmáncsehi, con i suoi colori pieni e vivaci, con la sua ricca doratura, nonostante il suo carattere eclettico produce un effetto omogeneo e straordinariamente avvincente. Le scenette dei medaglioni incastrati tra i motivi decorativi delle cornici dei fogli e particolarmente la composizione delle scene dipinte a pie’ dei fogli ricordano le pitture dei grandi maestri lombardi: così per esempio la Processione della domenica delle palme, oppure quella Scena di caccia che in modo inconsueto si trova a pie’ del primo foglio del ciclo delle festività natalizie.
La preparazione del codice può essere datata tra il 1474 e il 1490 poiché sul foglio 308r (festa di s. Domenico) si può vedere la figura di Domenico Kálmáncsehi, inginocchiato davanti alla Madonna, con l’iscrizione “Dominici prepositi Albensis”; e si sa che il prelato, divenne preposto di Székesfehérvár appunto nell’anno 1474 e che nell’autunno del 1490, dopo la morte di re Mattia Massimiliano d’Asburgo occupò la città saccheggiandone i tesori che trasferì in Austria come bottino di guerra.
Della vita del C., a parte le notazioni del codice da lui illuminato, non si sa quasi niente.
E. Hoffmann, in base a un documento da lei scoperto, ritiene che l’artista sia originario della Croazia, cosa che non pare accettabile. Il documento in questione è un diploma di nobilitazione datato il 22 luglio 1489 in cui re Mattia, fra tre famiglie di Segna in Croazia nobilita alcuni membri della famiglia “Castelliono et de Mediolano”. Il fatto però che ne in questo né in un successivo diploma del 20 genn. 1494 si faccia menzione di Francesco e della sua attività artistica potrebbe indurre a credere che il C. non avesse lavorato per la corte e per il re.
Conosciamo ancora altri tre libri decorati con lo stemma di D. Kálmáncsehi, ma solo il Breviario è stato decorato dal Castello. La Wittgens fa derivare il suo stile da De Predis e dalla scuola di Lodi. L’unica cosa certa è che il C., come è dimostrato dalla sua prima firma nel Breviario Kálmáncsehi, è originario di Milano.
Bibl.: M. H. Bernath, in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, Leipzig 1912, p. 150 (il diploma miniato che serviva di base all’identif. del C. con Francesco da Concorezzo è andato distrutto); E. Hoffmnn, Régi magyar bibliofilek (Antichi bibliofili ungheresi), Budapest 1929, pp. 111-119; Id., Franciscus de Castello és szerepe a budai könyvfestö mühelyben (F. da C. e il suo ruolo nell’officina di miniatura di Buda), in Magyar Múvészet, IX (1933), pp. 42-46 (confuta la ipotesi di identif. con Francesco da Concorezzo); F. Wittgens, F. de C., in La Bibliof., XXXIX (1937), pp. 273-282; T. Joó, A Kálmáncsehi brevidrium utja (La fortuna del brev. Kálmáncsehi), in Magyar Könyvszemle, 1939, p. 183; F. Wittgens, La pitt. lomb. nella seconda metà del Quattrocento, La miniatura..., in Storia di Milano, VII, Milano 1956, pp. 810, 812; 1. Berkovits, Illuminated manuscripts in Hungary, New York Washington 1969, pp. 65-72; A. Daneu Lattanzi, Di alcuni miniatori lombardi nella seconda metà dei sec. XV. F. da C. riesaminato, in Commentari, XXIII (1972), pp. 225-260 (attribuisce ad un unico Francesco da Castello codici di scuole diverse).