DE CESARE, Francesco
Nacque a Napoli il 10 ott. 1801 da Tommaso e Camilla Giovene. Sotto la direzione dei professori Guida e Giannattasio studiò le lettere, le lingue e le matematiche. La sua predilezione per lo studio delle belle arti e soprattutto per l'architettura maturò sotto la guida del professore P. Santacroce e frequentando le lezioni di architettura teoretica presso l'università di Napoli. Nel 1825 sposò Vincenza Grillo, da cui ebbe cinque figli.
Dopo la laurea pubblicava a Napoli nel 1827 il Trattato elementare di architettura civile in tre volumi, il primo di una serie numerosa e fortunata di opere che porranno in evidenza lo studio appassionato delle scienze delle costruzioni. In questo primo testo, riedito a Napoli nel 1851, nel '55 e nel '56 con il titolo La scienza dell'architettura applicata alla costruzione, alla distribuzione ed alla decorazione degli edifici civili, viene affrontata l'analisi sistematica dei tipi di materiali da usare per l'edilizia urbana e i metodi più facili di applicazione a seconda delle diverse funzioni dei fabbricati. In aggiunta al trattato compaiono indicazioni di carattere giuridico concernenti il ruolo del peritoarchitetto interpellato dai tribunali durante le contestazioni forensi. Nel 1833 pubblicò a Napoli la traduzione dal francese dell'opera dell'avv. P. Lepage, Il codice delle perizie ossia Le leggi di procedura riguardante gli accessi sopraluogo de' giudici e degli architetti corredata di molte annotazioni giuridiche.
Nel 1837 il municipio di Napoli bandì un concorso per la riedificazione della chiesa di S. Carlo Borromeo, denominata S. Carlo all'Arena, come ringraziamento per lo scampato colera. Per l'occasione furono presentati diciassette progetti tra cui quello del D., che fu approvato all'unanimità.
L'architetto aveva previsto due diversi tipi di intervento, a seconda delle possibilità finanziarie. Il più elaborato, corredato da due disegni, con il titolo Sulla origine delle lesioni della chiesa di S. Carlo Borromeo e suo progetto di ricostruzione (Napoli 1837), considerava molto di più l'aspetto decorativo con di colonne, statue e bassorilievi sul portico. L'altro intervento, più economico e naturalmente prescelto, fu pensato secondo uno stile neoclassico che negava l'antica struttura barocca, con la decorazione sulla facciata di un pronao con quattro colonne di stile ionico e con l'eliminazione totale, all'intemo della chiesa, di tutti gli organismi barocchi che apparivano fatiscenti.
Dopo la ricostruzione della chiesa, Ferdinando II gli affidò l'incarico di diversi progetti per la città tra cui un mercato (aperto nel 1849) ed una grande caserma per gli ufficiali, entrambi costruiti nella strada Foria in adiacenza al quartiere di S. Carlo all'Arena. Risale a questo periodo un piano di ampliamento e di sistemazione generale del quartiere Foria, affidato al D. con la direzione dell'arch. Valente. Il progetto ideato in comune non si realizzò per posizioni divergenti scaturite tra i due: Valente sosteneva un programma urbanistico più generale dell'area Foria, Porta San Gennaro e Ponte Nuovo, il D. difendeva gli interessi dei proprietari del quartiere, contrari ad un piano che li danneggiasse. La polemica (Di Stefano, 1972, pp. 688-699) portò a una pubblicazione contro il progetto del Valente e a una risposta: Confutazione di un libello anonimo..., Roma 1840-41. La vicenda si concluse con l'approvazione definitiva del progetto del D. da parte del Consiglio edilizio.
Riuscì sempre a conciliare l'attività di architetto con l'insegnamento di architettura teoretica e con gli studi di storia antica, soprattutto dell'architettura classica e del Rinascimento. Ne sono esempio le opere pubblicate a Napoli nel 1834 illustrate dal D.: I monumenti di Pompei e Pesto; I monumenti di architettura greci, romani e del sec. XV esistenti nel Regno di Napoli e Sicilia di qua dal Faro; Le più belle fabbriche del 1500, ed altri monumenti di architettura esistenti in Napoli;e, nel 1835, Le più belle ruine di Pompei colle notizie de' scavi che ebbero principio fino al 1835, un'opera ricca di numerose incisioni, su disegni del D.; il testo fu edito nuovamente nel 1845 a Napoli con gli aggiornamenti sulle scoperte di scavo; infine Pompei et ses ruines les plus remarquables relevées d'après nature et rapportées en 45 planches avec observations historiques et artistiques fu Pubblicato nel 1879 a Napoli.
O (1858, p. 148) cita una serie di progetti eseguiti sotto la direzione del D. tra il 1827 e il '58 (di cui dà l'ubicazione tuttora attuale): si occupò della ricostruzione e dell'ampliamento del collegio delle Scuole pie nella strada Foria a Napoli, ideò i camposanti di Secondigliano e Massa di Somma e la chiesa madre di Mondragone (G. Giucci, Degli scienziati formanti parte del VII Congresso in Napoli nell'autunno del 1845, Napoli 1845, p. 491, precisa che il D. fu chiamato solo a curare il riordinamento a Napoli della collegiata di Mondragone), e poi palazzo Manzi, il palazzo con tre ingressi Mazzonì e Pinto, la casa "Palazziata" Alicorno a largo della Sanità e la casa Battista al vico Pergole nel quartiere di S. Antonio abate; inoltre il casino Tirino di Airola, Pinto di Torre del Greco e Cantieri in S. Paolo di Nola. Neglì ultimi tre ripropose il modello neoclassico della loggia con colonne e pilastri come decorazione di facciata.
Al VII congresso degli scienziati italiani del 1845 presentò la Memoria sull'acustica applicata alla costruzione di una sala armonica pel miglioramento del teatro moderno, pubblicata negli atti del congresso; questo testo, insieme con l'altro libro Preservativi per allontanare l'incendio dei teatri, Napoli 1883, rappresenta un interessante studio sulla struttura del teatro non solo riguardo ai problemi d'acustica ma anche ai progetti di nuove soluzioni tecniche per la sicurezza dello spazio pubblico.
Altri scritti editi a Napoli nel 1883 sono Le case di sicurezza resistenti a scosse di terremoti ed esplosivi, dopo che il terremoto di Casarnicciola dello stesso anno aveva distrutto l'intera contrada marinara, e il trattato teorico Dello stile architettonico proprio italiano, ove il D. giunse alla conclusione che lo stile fondamentale "per gli usi e i costumi delle nostre provincie" è quello greco romano con le modifiche dei Rinascimento. Egli afferma che ogni materiale si può adattare agli edifici di stile classico, non esclusi quelli più moderni come il ferro e la ghisa, utilizzati anche per le costruzioni più all'avanguardia.
Con la maturità crebbero in lui gli interessi per le scienze giuridiche, soprattutto per ciò che concerne l'applicazione di norme di sicurezza in relazione all'edilizia pubblica. Del 1884 (Napoli) è lo scritto Sulla responsabilità dell'architetto e dell'intraprenditore adibiti in una opera.
Il D. fu coinvolto in una causa edilizia riguardante la costruzione di un abitato, di proprietà del barone Michele Valiante, eseguito senza rispettare fedelmente il progetto, poiché affidato a maestranze imposte dal proprietario.
In seguito all'accaduto il D. difese in tribunale il rigore professionale degli architetti responsabili dei risultati di un'opera solo qualora possano decidere liberamente delle maestranze. Gli atti del processo furono poi pubblicati nel testo Scandalosi giudicati pronunciati nella causa fra il cav. F. De Cesare, barone Michele Valiante e Giuseppe Panariello, Napoli 1884. In conseguenza di questa vicenda il D. volle occuparsi di una proposta di legge da presentare alla Camera dei deputati per difendere la professionalità degli ingegneri e degli architetti in quanto non responsabili della cattiva esecuzione dei progetti. Morì a Napoli il 19 dic. 1884.
Tra gli scritti del D., oltre alle opere citate nel testo, ricordiamo Degli edifici che potrebbero costruirsi rimpetto la chiesa di S. Carlo all'Arena. Progetto, Napoli 1840; Poche parole sul libello dell'architetto Pietro Valente col titolo: Risposta all'opuscolo intitolato Degli edifici che potrebbero costruirsi rimpetto la chiesa di S. Carlo all'Arena, ibid. 1842; Le antichità di Pesto descritte, misurate e disegnate…, ibid. 1846; Difesa dell'architetto F. De Cesare contro alcune deliberazioni del Consiglio edilizio sulle opere a Foria, ibid. 1848; Descriz. della città di Napoli e delle sue vicinanze, a cura di G. Nobile, II, Napoli 1855, pp. 764 s.; Gli edifici e la strada di rincontro al Real Museo Borbonico, ibid. 1859; Proposta di riforme all'albo degli ingegneri ed architetti giudiziari, ibid. 1878.
Fonti e Bibl.: C. N. Sasso, Storia de' monumenti di Napoli e degli architetti..., II,Napoli 1858, ad Ind.; P. Calà Ulloa, Pensées et souvenirs sur la littérature contemporaine du Royaume de Naples, II,Genève 1858, pp. 346 s.; G. A. Galante, Guida sacra alla città di Napoli, Napoli 1872, pp. 422 s.; A. Venditti, Architettura neoclassica a Napoli, Napoli 1961, pp. 30 s., 142-46, 204, 327 s.; R. Di Stefano, Storia, architettura e urban., in Storia di Napoli, IX, Napoli 1972, pp. 688-99, 701 s-, 718, 726, 738; U. Thierne-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 306 (sub voce Cesare, Francesco de).