FICORONI, Francesco de'
Nacque a Lugnano, oggi Labico (Roma), nel 1664, da Bonifacio e Maria Rosati.
Nel suo primo libro, Osservazioni di F. de' F. sopra l'Antichità di Roma descritte nel "Diario Italico" publicato in Parigi l'anno 1702 dal m. reverendo padre d. Bernardo de Montfaucon (Roma 1709), il F. sosteneva l'inattendibilità dell'opera del Montfaucon, accusato di utilizzare fonti antiche e moderne ritenute da questo inedite, ma in realtà conosciute. Al trattato seguì un'accesa polemica che portò alla pubblicazione dell'Apologia del "Diario Italico" di padre Bernard de Montfaucon contra le osservazioni del sig. F. de' F., scritto da padre Romualdo Riccobaldi (pseudonimo di Paolo Alessandro Maffei) nel 1710, nel quale il F. viene descritto come un incantatore di turisti poco avveduti. Toni ancora più violenti si osservano nella Lettera del molto reverendo padre Giangrisostomo Scarfò ... scritta al sig. F. de' F., da Lugnano nel Lazio, che si denomina Antiquario romano (Cosenza 1712). La polemica fu definitivamente sedata con l'intervento della congregazione dell'Indice, che il 15 genn. 1714 emanò un decreto in base al quale sia il libro del F. che quello del Riccobaldi sarebbero stati ripubblicati solo se privati delle parti più offensive.
Al 1730 risalgono Le memorie più singolari di Roma, e le sue vicinanze, pubblicate a Roma. A queste seguirono molte altre opere: I tali ed altri strumenti lusorj degli antichi romani (Roma 1734); Le maschere sceniche e le figure comiche d'antichi romani (ibid. 1736); Arcus Trajano dedicatus Beneventi (ibid. 1739); Breve descrizione di tre particolari statue scopertesi in Roma l'anno 1739, in A. Calogerà, Raccolta d'opuscoli scientifici e filologici, XXII, Venezia 1740, pp. 493-506; I piombi antichi (Roma 1740); Le vestigia e rarità di Roma antica (ibid. 1744); Le memorie ritrovate nel territorio della prima e seconda città di Labico (ibid. 1745). Postumi, uscirono le traduzioni latine di due dei suoi libri, Delarvis scenicis et figuris comicis antiquorum Romanorum (ibid. 1750), De plumbeis antiquorum numismatibus... dissertatio (ibid. 1750), ed uno studio rimasto inedito nelle Gemmae antiquae litteratae, aliaeque rariores (ibid. 1757). J. C. Hirsch ricorda, infine, un manoscritto, il Commentarium de numismatum raritate et pretio; mentre altri manoscritti (Sepulcra antiqua Romae inventa, Illustratio protomae Fulviae..., Descrizione dei monumenti antichi di Roma), anch'essi inediti, sono conservati presso la Biblioteca Marucelliana di Firenze.
Il F. ebbe una fitta corrispondenza epistolare anche con illustri uomini di cultura, quali L. A. Muratori, A. F. Gori e il canonico bolognese G. G. Amadei. Nelle lettere inviate ai tre personaggi l'erudito analizza i reperti acquistati sul già allora fiorente mercato antiquario, soffermandosi in particolare sulle iscrizioni latine, descritte con puntuali annotazioni e quasi sempre con apografi del materiale epigrafico in suo possesso.
L'analisi dei manoscritti, oltre a confermare l'interesse del F. verso lo studio delle antichità, permette di rintracciare rari episodi della sua vita privata. Due di questi, collocabili tra il 1730 ed il 1732, gli provocarono una lunga serie di guai con la giustizia. La prima disavventura consisté nell'acquistare una testa di marmo nero "con un diamante in bocca", contravvenendo ad un decreto, emanato in quegli anni. che vietava il commercio di oggetti antichi; ritenendosi vittima di un'ingiustizia - fu infatti condannato agli arresti domiciliari - chiese, nel 1732, l'intercessione del cardinale arcivescovo di Bologna P. Lambertini, futuro papa Benedetto XIV, presso i giudici che gli avevano inflitto la pena. La controversia si risolse solo nel 1735, con il pagamento di una salata multa. Altra pena pecuniaria gli fu inflitta a seguito di una vicenda analoga. Nel 1732 fu incaricato dal bolognese Gioacchino Brighenti di vendere un anello con diamante; il pittore Ghezzi (forse Leone Ghezzi, che nella sua raccolta Mondo novo rappresenta il F. in veste caricaturale), gli offrì 600 scudi, ma, entrato in possesso del gioiello, si rifiutò di pagarlo, sostenendo, dopo qualche tempo, che gli era stato rubato.
Dalla metà degli anni Trenta iniziò a soffrire di una malattia, definita torpor, che lo costrinse, poco a poco, all'inabilità degli arti superiori: le ultime lettere, datate al 1746 ed indirizzate a A.F. Gori, sono scritte di pugno dal nipote Bernardino Ficoroni, che lo assisté negli ultimi anni della sua vita.
Ed è proprio il nipote a ringraziare, con una lettera datata al 18 febbr. 1747, A. F. Gori per le condoglianze espresse da quest'ultimo a seguito della morte dello zio, avvenuta il 25 genn. 1747.
Aveva donato al Museo di antichità cristiane la sua collezione di sigilli in piombo ed al Museo Kircheriano la cosiddetta cista Ficoroni (ora al Museo nazionale etrusco di Villa Giulia), rinvenuta a Lugnano nel 1738. Era suo anche il "ripostiglio Bianchini" passato al Museo nazionale di Napoli.
Fonti e Bibl.: Bologna, Bibl. univ., Fondo Canterzani, 41862, LXII (lettere a G. G. Amadei); Ibid., 635, vol. V, 105 (lettera al card. P. Lambertini); Firenze, Bibl. Marucelliana, Carteggio Gori, A VI, 500 (iscr. sepolcrali inviate ad A. F. Gori); A XXXVIII, 1 (Illustratio protomae Fulviae uxoris Marci Antonii); A LXII e A LXXXVIII, 98, 111 (lettere ad A. F. Gori); A LXXXVIII, 112-114 (Descrizione dei monumenti antichi di Roma); A CCXIII 317 (Sepulcra antiqua Romae inventa); A CCLI 7 (diploma di Carlo V); A CCLII (lettere ad A. F. Gori); B VII 11 (lettere di B. de' Ficoroni a A. F. Gori); Modena, Bibl. Estense, Archivio Muratoriano (già Soli Muratori), f. 64, fasc. 1 (lettere a L. A. Muratori); Ibid., Autografoteca Campori, s. v. F. Ficoroni; Bibl. apost. Vaticana, Borg. Lat. 503, ff. 89-90v (lettera a G. Pastrizio); Capp. 274, ff. 170-171 (lettera a A. G. Capponi); Capp. 275, ff. 15-20, 616, 617, 618v, 662-663 (corrispondenza F. Capponi); Capp. 276, p. 1, ff. 64, 136, 141: e Capp. 276, p. 2, f 316 (lettere a A. G. Capponi); Vat. Lat. 8221, ff. 21-30v (lettere a L. A. Muratori). Si veda, inoltre, O. J. Hirsch, Biblioteca numismatica, Norimberga 1760, p. 41; L. Ranghiasci, Bibliografia stor. delle città e luoghi dello Stato Pontificio, Roma 1792, p. 194; Biografia Universale antica e moderna..., XX, Venezia 1825, pp. 336-337; C. Justi, Phillip von Stoch und seine Zeit, in Lutzows Zeitschr. für bildende Kunst, VII (1872), p. 303; I. Carini, L'Arcadia, dal 1690 al 1890, I, Roma 1891, pp. 297-303; L. A. Muratori, Epistolario, a cura di M. Campori, Modena 1901-1922, VII, pp. 3123, 3141; VIII, pp. 3500, 3515, 3552; IX, pp. 4070, 4163, 4193; M. Maylender, Storia delle Accademie d'Italia, III, Bologna 1929, p. 221; S. Bertelli, Erudizione storica in L. A. Muratori, Napoli 1960, p. 74; T. Dohrn, Die Ficoronische Ciste in der Villa Giulia in Rom, Berlin 1972, pp. 7-8.