De Robertis, Francesco
Regista e sceneggiatore cinematografico, nato a San Marco in Lamis (Foggia) il 16 ottobre 1902 e morto a Roma il 3 febbraio 1959. Ufficiale della Regia marina, si dedicò al cinema con passione e con particolare e costante attenzione alle vicende storiche e marinaresche, affermandosi come uno dei precursori della stagione del Neorealismo. Interessato a cogliere la verità umana sia nelle emozioni degli individui sia nei risvolti drammatici della Storia, D. R. seppe coniugare, in maniera pressoché inedita per la cinematografia italiana dell'epoca, la precisione illustrativa di un approccio documentario con lo spessore drammaturgico di una vivida tensione narrativa, facendo emergere figure ed episodi legati alla realtà storico-sociale a lui contemporanea.
Figlio di un consigliere di Cassazione, a soli quindici anni entrò nell'Accademia navale, iniziando una rapida e brillante carriera nella Regia marina, che lo portò nel 1940 al grado di capitano di corvetta. I suoi interessi artistici lo spinsero inizialmente verso il teatro, dove negli anni Trenta fu impegnato nell'allestimento di tre suoi drammi, e poi definitivamente verso il cinema. Negli anni Quaranta fu responsabile del centro cinematografico del Ministero della Marina, da lui stesso fortemente voluto, con l'intento di produrre opere didattiche per risollevare il morale dell'Arma dopo l'esito poco lusinghiero delle campagne di guerra del 1938-39 in Albania. Con tale incarico, dopo il cortometraggio d'esordio Mine in vista (1940, un documentario dedicato all'opera di un dragamine nello Jonio), realizzò nel 1941 il lungometraggio Uomini sul fondo, dramma eroico sulle operazioni di salvataggio di un sommergibile italiano rimasto bloccato sul fondale. Interpretato, come i successivi suoi lavori, esclusivamente da ufficiali, sottufficiali ed equipaggi della Regia marina, il film si distingue per l'autenticità della resa drammatica e per lo stile con cui l'autore seppe tradurre in inquadrature di palpitante umanità e di ampio respiro il rischio retorico dello spunto di partenza. Lo stesso processo produttivo lo portò nel medesimo anno sul set di La nave bianca, un altro intenso resoconto di vita marinaresca sulle attività di una nave ospedaliera in tempo di guerra. Firmato da D. R. come 'supervisore' e da Roberto Rossellini come regista, il film ‒ che è tanto nello stile creativo di D. R., quanto nelle corde di Rossellini ‒ è rimasto sospeso su un'incerta paternità, destinata a restare irrisolta anche con il passare degli anni. I lavori successivi confermarono la natura autenticamente antiretorica dell'ispirazione di questo comandante-regista, attento al risvolto umano delle vicende: Alfa Tau! (1942), che racconta la vita personale e militare dell'equipaggio di un sommergibile, e Uomini e cieli (1944), in cui tre ufficiali dell'aviazione si ritrovano convalescenti da ferite nel corpo e nello spirito. Singolarmente crepuscolari (soprattutto il secondo) per essere stati concepiti in un periodo bellico, i due film mettono in risalto essenzialmente il valore dell'individuo, prima ancora delle gesta eroiche di cui pure il regista si fa accorato narratore.Colto dagli eventi dell'8 settembre 1943 a Pola, sul set di Marinai senza stelle (poi uscito solo nel 1949), D. R. cercò di raggiungere Roma, ma venne arrestato e si ritrovò a Venezia dove, pur non aderendo alla Repubblica di Salò, realizzò negli studi della Giudecca il pressoché inedito I figli della laguna (1944) e, soprattutto, La vita semplice, uscito nel 1946, limpido e vivace quadro di vita in uno squero veneziano. Ormai in congedo, nel dopoguerra D. R. non mancò di realizzare film interessanti come Fantasmi del mare (1948), Il mulatto (1950) e Carica eroica (1952), ma vide via via indebolirsi la perdurante ispirazione marinara in soggetti popolari sospesi tra melodramma e avventura.
U. Casiraghi, G. Viazzi, Il traditore, in "Bianco e nero", 1942, 11-12, pp. 27-49; V. Jarrat, The Italians II: Francesco De Robertis, in "Sight and sound", 1948, 65, p. 27; Cinema sul fondo. I film di Francesco De Robertis, a cura di C. Battista, M. Causo, Roma 1998.