DELLA SERRA, Francesco
Nacque, probabilmente nel penultimo decennio del XIII secolo, a Gubbio dal conte Brunamonte di Ranuccio e, come lo stesso padre e altri componenti della sua famiglia, una delle maggiori della nobiltà guelfa eugubina, intraprese con successo la carriera politica che lo portò a ricoprire numerosi incarichi podestarili e di capitano del Popolo in varie città guelfe dell'Italia centrale.
I primi documenti in cui è ricordato il nome del D. sono alcuni strumenti notarili del 9 nov. 1297. Si tratta di atti di sottomissione al Comune di Gubbio in cui il giovane D. compare in qualità di testimone, insieme con altri concittadini. Il primo è quello stipulato tra Mazzarello della Branca e il sindaco del Comune, per la cessione dei pedaggi del castello della Branca, seguito da quelli relativi alle cessioni giurisdizionali dei castelli di Frontone, Cantiano e Tego, da parte dei loro signori Cante e Bino dei Gabrielli, e di quello di Clascio, da parte di Lupaccino di Guidarello e Amanuccio di Gabriele.
Nel 1301 lo ritroviamo, insieme col padre, nell'elenco degli allibrati del quartiere di S. Andrea, anche se il suo imponibile, decisamente misero in confronto alle oltre 9.000 lire del padre è di sole 103 lire e 11 soldi. In Gubbio abitò quasi sicuramente insieme con il fratello Ranuccio nella stessa casa paterna che dopo il 1326, passerà a lui in base al testamento di Brunamonte anche se, nello stesso anno, il suo nome viene a volte inserito tra gli abitanti del quartiere di S.Giuliano. Come rappresentante di questo quartiere il 27 ottobre venne infatti nominato tra gli aspiranti alla carica di capitano del contado (carica alla quale verrà poi eletto Ermanno dei Guelfoni del quartiere di S. Pietro), mentre l'onore di figurare tra gli abitanti di S. Andrea toccava al fratello Ranuccio. Pochi giorni dopo, invece, il gonfaloniere di Giustizia e i consoli, stabilendo i nomi dei quaranta uomini (dieci per quartiere) tra cui eleggere i sapienti e i boni homines, sorteggiarono per S. Andrea, come primo rappresentante, proprio il D., e il 15 dicembre successivo gli ratificarono l'incarico.
Tra le ultime notizie relative alla presenza del D. a Gubbio, c'è un atto del 29 sett. del 1345 stipulato dinanzi alla loro casa in S. Andrea, con il quale il D. e il fratello Ranuccio, insieme con altri cittadini dello stesso quartiere, facevano donazione "inter vivos" al procuratore e sindaco del Comune, Lorenzo Mucciarelli di tutti i loro beni personali, posseduti sia in città sia nel contado, fatta eccezione soltanto per le enfiteusi ecclesiastiche. Sempre nello stesso giorno, i medesimi donatari venivano reinvestiti dall'ufficiale comunale degli stessi beni, concessi loro sotto forma di enfiteusi perpetua.
Piuttosto intensa si presenta l'attività politica del D. al di fuori di Gubbio. Nel 1319 fu capitano del Popolo nella città di Volterra, nel 1325 a Siena. In questa città tornerà anche come podestà nel primo semestre del 1336, ricalcando così le orme paterne dopo trentatré anni. Anche a Firenze fu per due volte podestà, nel semestre luglio-dicembre 1329 e dal 1º giugno al 30 nov. 1346.
Durante questo secondo mandato il D. si trovò ad applicare per la prima volta una riformanza dell'11 aprile precedente, in cui, date le proteste e le istanze portate avanti dai consoli dell'arte dei notai sulle estorsioni di confessioni ottenute dai giudici dei Malefici con abuso di torture e tormenti, si stabilivano nuove regole nella registrazione dei processi e nell'elezione dei notai criminali da parte della Signoria e si raccomandava soprattutto di non falsare testimonianze degli interrogati con eccessi di crudeltà. Sempre in riferimento al secondo mandato podestarile del D., mandato per il quale verrà poi autorizzato il pagamento del salario dovuto il 24 dicembre dello stesso 1346 nei protocolli delle Provvisioni, è da notare che nella famiglia al suo seguito figurano ben otto notai di Gubbio, un giudice e un altro notaio di Bettona, uno di Gualdo e un giudice criminale di Narni.
Nel primo semestre del 1335 il D. era stato chiamato come podestà anche a Bologna, insieme con Giovanni Della Tosa, eletto capitano del Popolo, e in tale veste dispose il confino di molti cittadini appartenenti alla fazione ghibellina della città. Tre anni dopo, tra il maggio e l'ottobre del 1338, fu invece capitano ad Orvieto, dove il padre aveva occupato lo stesso ufficio un trentennio prima.
Tra le numerose città dove il D. ricoprì cariche pubbliche la più "frequentata" rimane comunque Firenze dove, tra il 1315 e il 1350, anche altri membri della sua famiglia erano stati chiamati come podestà o capitano del Popolo: lo zio Monaldo e il fratello Ranuccio che vi soggiornò nel secondo semestre del 1325, mentre il figlio di questo, Nicola, nel 1337 vi esercitò l'ufficio di podestà e nel 1348 e nel 1349 quello di capitano del Popolo.
Non si hanno notizie del D. successive al citato mandato di pagamento fiorentino del dicembre 1346.
Un'ultima discendente diretta del D., Elisabetta, figlia di suo figlio Ranuccio, sposò intorno al 1390 Bosone Raffaelli l'Ungaro, e con lei si chiuse la discendenza conosciuta del D. a Gubbio.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Diplomatico, Cestello, 1325 luglio 2; Diplom., S. Maria degli Angeli, 1325 ott. 8; Diplom., S. Miniato al Tedesco, 1329 sett. 26; Ibid., Consigli della Repubblica, Libri Fabarum, XXVII, c. 49; Ibid., Podestà, nn. 145-162 (dove sono contenute le scritture degli atti civili e criminali prodotti durante la sua podestaria); Sezione di Archivio di Stato di Gubbio, Archivio storico comunale, Appassus, fasc. 1, c. 9v; Ibid., Riformanze, 1, cc. 99v, 100r, 108v, 136v, 137r, 170v; Ibid., Fondo comunale, Liber donationum, concessionum et locationum Comunis Eugubii, 8, cc. 9r-10r; Ibid., Istrumenti notarili, Notaio Metro Salinguerre, 1, cc. 42rv-43r, 44r-45r; Sezione di Archivio di Stato di Orvieto, Arch. stor. comunale, Riformagioni, 113, c. 82r; Archivio di Stato di Siena, Consiglio generale, 118, c. 2r; Corpus chronicorum Bononiensium, in Rer. Ital. Script., 2 ed., XVIII, 1, vol. II, a cura di A. Sorbelli, ad Indicem; Matthaei de Griffonibus Memoriale historicum de rebus Bononiensium, ibid.,XVIII, 2, a cura di L. Frati-A. Sorbelli, ad Indicem (sub voce de la Seva); C. Ghirardacci, Della historia di Bologna, II,Bologna 1657, p. 118; A. Masini, Bologna perlustrata, III, Bologna 1666, pp. 138 s.; Delizie degli eruditi toscani, XVII(1783), p. 109; O. Lucarelli, Mem. e guida stor. di Gubbio, Città di Castello 1888, pp. 329, 397; G. Pardi, Serie dei supremi magistrati e reggitori di Orvieto dal principio delle libertà comunali all'anno 1500, Perugia 1895, p. 389; Le relaz. tra la Repubblica di Firenze e l'Umbria nel sec. XIV secondo i documenti del Regio Arch. di Stato di Firenze, a cura di G. Degli Azzi Vitelleschi, Perugia 1904, pp. 258, 262; Le relazioni tra la Repubblica di Firenze e l'Umbria nei sec. XIII e XIV, a cura di G. Degli Azzi Vitelleschi, Perugia 1909, pp. 81 s., 208.