DENALIO (Denaglio, Denaglia), Francesco
Nacque a Reggio Emilia il 12 genn. 1533 (ma lo stesso D., oltre che questa data, attesta anche quella dell'8 gennaio) da Gandolfò e da Camilla Cartari. Compì in patria i primi studi, alla scuola di Giovanni Toschi e dell'udinese Francesco Lovisini (Luigini), che a Reggio ebbe cattedra di belle lettere dall'agosto 1550 sino al 1554; e passò successivamente a Bologna per studi di legge, proseguiti probabilmente a Ferrara, come si ricava dal diploma con cui, il 28 ott. 1556, gli veniva rilasciata in Reggio la laurea e l'aggregazione al Collegio dei giureconsulti di quella città (Tiraboschi, 1782, p. 212). Intorno al 1556 sposò Francesca Gazzuola, vedova di Ippolito Mariani e protagonista di una intricata vicenda giuridico-matrimoniale, che morì di lì a poco senza figli. Subito dopo, probabilmente nel 1558, il D. si risposò con Laura Rubini dalla quale ebbe dieci figli: sei maschi (Papiniano, 1559-1626, Febo, Germanico, 1564-1635; Quintilio, 1571-1595; Fausto, morto bambino; Fausto) e quattro femmine (Opimia, Clelia e due figlie morte bambine, entrambe di nome Quintilia).
Dalla professione legale passò presto ad attività di governo. Dopo un soggiorno bolognese nel 1560, del quale non conosciamo le ragioni, fu chiamato nel novembre di quell'anno a Correggio come podestà, incarico più volte confermato e ricoperto sino al 1563- Manca o è lacunosa la documentazione sugli anni successivi, ma sembra probabile che ricoprisse ancora funzioni di governo in altre terre emiliane e romagnole, governatore forse di Bertinoro e di Faenza; anche se non è da escludere che nelle sommarie informazioni fornite dalle fonti si attribuiscano al D. incarichi tenuti dal figlio Febo, che del padre seguì, anche topograficamente, le orme. Nel 1583 era capitano di Giustizia a Casale Monferrato per conto del duca di Mantova Guglielmo Gonzaga e per due anni ebbe come vicario il figlio Febo. Successivamente (1588) passò al servizio di Rodolfo Gonzaga come governatore del marchesato di Castiglione, e nel 1590 fu podestà in Genova, dove negli anni seguenti, fino al 1593, tenne altri uffici. Lo ritroviamo a Reggio nel giugno 1593 e dalle fonti risulta che in seguito usciva dalla propria-città per mandati o soggiorni di lunga durata.
Il D. morì a Reggio Emilia il 14 dic. 1619, venti giorni dopo la moglie.
Opere di contenuto giuridico, edite e inedite, registrate dal Tiraboschi, sono il Consilium ad comprobandam iustificandamque determinationem ducalem, Bononiae 1560, che riguardava una vecchia causa relativa alla prima moglie, e il Consiliorum liber primus, raccolta di pareri legali preparata per la stampa, ora irreperibile, così come l'Apologetica et umbratilis atque isagogica palinodia, Regii 1596, mista di prosa e versi, che, a detta del Tiraboschi (1782, p. 218), è l'allegorica e oscurissima risposta a un censore.
Agli studi legali e agli incarichi di funzionario, che furono al centro della sua esperienza, il D. accompagnò una costante attività letteraria. Fu ascritto a varie accademie, come i Politici di Reggio Emilia e, col nome di Erotilo, gli Innominati di Parma. Il ms. dello Specchio spirituale lodice "Cesareo poeta laureato", notizia confermata da altre fonti, ma le date fornite per la laurea poetica sono assurde come il 1518 indicato da V. Lancetti (Memorie intorno ai poeti laureati d'ogni tempo e d'ogni nazione. Milano 1839, pp. 390 s.), o comunque poco plausibili, come nel resoconto del Guasco (p. 126). Nella Bibl. Estense di Modena si conserva manoscritto un ricco corpus poetico, comprendente le Rime divise in tre parti (segn. α.S.8.8-10 [It. 1019]) e lo Specchio spirituale di religiosi documenti (α.S.8.2 [It. 1020]). La prima parte delle rime è di Rime spirituali: piùdi trecento composizioni (quasi tutti sonetti) corredate di una "sposizione" in prosa e nove cantiche alla Vergine, dove sono svolti, muovendo quasi sempre dal dettato evangelico e scritturale, i temi della contrizione e conversione morale. Il codice presenta numerose varianti d'autore. Lo Specchio spirituale ha lo stesso contenuto di questa prima parte, tranne le cantiche alla Vergine, ed è codice piùtardo e corretto, forse preparato per la stampa. Qui è anche firmata da Stefano Guazzo la lettera prefatoria, e al Guazzo sono forse da ascrivere le "sposizioni" in prosa. I due codici hanno entrambi note finali di approvazione ecclesiastica. La seconda e le cc. 2-32 della terza parte delle rime contengono versi profani di vario metro (per lo più sonetti), tutti con esposizione prosastica, in lode amorosa di Barbara Arlotti. La terza parte (cc. 33r-197r) raccoglie i Carminum libri IV. Questi materiali poetici furono pubblicati in gran parte. Versi profani apparvero nelle Rime (Bologna 1580), amorosi, encorniastici, cerimoniali, spesso di pesante dipendenza petrarchesca, sino ai limiti del calco. Maggiore eleganza hanno i Poemata (Bononiae 1563), distinti in quattro libri (per lo più odi, elegie, epigrammi di varia materia, gnomica e descrittiva ma anche scherzosa e lasciva) dedicati ai signori di Correggio. Sono qui accolti, in un ordine spesso diverso e con frequenti varianti testuali e numerosi mutamenti delle singole dedicatorie, i versi latini del cod. Estense α.S.8.10. Una scelta di quattordici composizioni latine è offerta da J. Vezzani, Carmina insignium poetarum Regiensium, Genuae 1639, pp. 143-49; rime italiane e un epigramma latino sono nel Guasco (pp. 126-32), e un carme latino si legge in G. Fracastoro-M. A. Flamini, Carmina, Venetiis 1759, p. 337. Una raccolta di Centones laudesque Domini nostri Iesu Christi (Regii 1610) - menzionata da F. Azzari, Compendio dell'istorie della città di Reggio, Reggio 1623, pp. n.n., che lo cita tra poeti, filosofi e letterati, e dal Guasco - risultava già irreperibile per il Tiraboschi e non ci risulta che sia conservata. Il D., col marchese di Castiglione e con l'autore stesso, è uno dei tre personaggi dialoganti nell'opera di Ciro Spontone, La corona del principe, Verona 1590.
Fonti e Bibl.: A. Squadroni, Fasciculus laudum Regii Lepidi, Regii 1619, pp. 31 s. (e ibid. 1620, pp.41 s., con brevi aggiunte); C. Guasco, Storia letteraria del principio e progresso dell'Accademia di belle lettere in Reggio, Reggio 1711, pp. 126-32; F. S. Quadrio, Della storia e della ragione d'ogni poesia, I, Bologna 1739, p. 171; II, Milano 1741, p. 263; G. Tiraboschi, Biblioteca modenese, II, Modena 1782, pp. 210-20; VI, ibid. 1786, p.103; Id., Storia d. letter. ital., Venezia 1796, VII, p. 1129; G. Melzi, Diz. di opere anon. e pseudonime, II, p. 373.