DENZA, Francesco
Nacque a Napoli il 7 giugno 1834 da Michele e Vincenzina Zizzi. Compiuti i primi studi in scuole private, prosegui la sua istruzione nelle scuole dei padri barnabiti presso il collegio "S. Agostino" a Resina, dove prese i voti nel 1851. Per gli studi di filosofia frequentò il collegio "S. Filippo" a Macerata e, dal 1853, studiò teologia presso il collegio "S. Carlo" in Roma, dove ebbe modo di conoscere l'illustre studioso Angelo Secchi, dal quale ereditò la passione per l'astronomia e la meteorologia.
Nel 1857 si laureò a pieni voti in matematica e fisica all'università di Torino, ma già dall'anno precedente lo troviamo a insegnare matematica presso il collegio "Carlo Alberto" di Moncalieri. In questo istituto nel 1858 il D. venne ordinato sacerdote e l'anno successivo fondò un osservatorio meteorologico. Intraprese subito un piano di studi sulla meteorologia piemontese, dando vita, dal 1865, a una rubrica meteorologica, che terrà fino alla morte (sull'Annuario scientifico industriale), e alla Corrispondenza alpina tra gli osservatori di Moncalieri. Alessandria, Torino, Pinerolo, Aosta, Bra e Mondovì. Nel 1866 fondò il Bullettino meteorologico dell'Osservatorio del R. Collegio Carlo Alberto in Moncalieri, destinato ad avere larga risonanza.
Dietro iniziativa del D., che coinvolse il Club alpino italiano, venne istituita una rete di stazioni meteorologiche di montagnz che, numerose, sorsero su tutti i rilievi montuosi italiani; conseguentemente la Corrispondenza assunse il nome di Corrispondenza meteorologica italiana delle Alpi e degli Appennini. Dal 1875 il D. estese la rete a tutto il territorio nazionale e, con l'aiuto dei missionari italiani in America meridionale, fece allestire una serie di stazioni anche in quel continente.
Nella prima riunione meteorologica italiana, tenutasi a Torino nel 1880, il D. presentò un anemoscopio, un anemometro semplice, un anemografo e un pluviografo; successivamente fuse gli ultimi due in uno strumento unico, denominato "anemopluviografo Denza".
Nel 1881 fu istituita la Società meteorologica italiana e al D., consideratone a giusto merito il fondatore, fu affidata la direzione. In tale veste tenne le riunioni della Società a Napoli nel 1882, a Firenze nel 1886, a Venezia nel 1888 e iniziò la pubblicazione dell'Annuario meteorologico italiano. In seno alla Società caldeggiò l'istituzione di rilievi sismologici sistematici.
Fra le più notevoli pubblicazioni di questo periodo si ricordano: La meteorologia applicata all'agricoltura, Firenze 1872; Pluie de sable du 18 mars en Italie, in Bulletin de la Association scientifique de France, XII (1873), pp. 38-81; Istruzioni per le osservazioni dell'elettricità atmosferica, Torino 1882; Istruzioni per le osservazioni meteorologiche e per l'altimetria barometrica, I-II, ibid. 1883, La meteorologia in Italia, in Studi in Italia, VI (1883), pp. 405-449; Istruzioni Per le osservazioni sul mare e sulle brezze, Torino 1883; Istruzioni per le osservazioni delle correnti terrestri, ibid. 1884; Istruzioni per le osservazioni dei temporali, ibid. 1889; Istruzioni per le osservazioni geodinamiche, ibid. 1890.
Anche se la meteorologia rimase il campo di studi più proficuo det D., egli portò notevoli contributi in varie altre discipline con infaticabili attività pratico osservative, a lui più consone delle speculazioni scientifiche. Nel 1870 scalò il Monviso per valutarne l'altezza tramite rilievi barometrici; nello stesso anno era in Sicilia per osservare l'eclissi solare del 22 dicembre; nel 1874 compì studi di altimetria nella valle del Po.
Su questi argomenti pubblicò: Una salita al Monviso..., Torino 1874; Alcune notizie sulla eclisse totale di Sole del 22 dic. 1870, ibid. 1871; La meteorologia e le montagne, ibid. 1876.
Nel 1875 si recò in Tunisia per eseguire una serie di studi sulle costanti magnetiche. Condusse per primo una determinazione delle costanti magnetiche anche in Italia, visitando 77 stazioni e corredandole dei migliori inclinometri e declinometri.
Le innumerevoli attività e iniziative da lui promosse si concretizzarono in centinaia di opuscoli e memorie sulle meteore cosmiche, le stelle cadenti, le aurore polari, la luce zodiacale, le macchie solari e su quanto poteva collegarsi al magnetismo terrestre, dando luogo alle seguenti pubblicazioni: Osservazioni delle stelle cadenti nel periodo di novembre fatte in Piemonte nel 1867, Torino 1868; Le meteore cosmiche, Milano 1869 (2 ediz., Torino 1871); Sulla grande pioggia di stelle cadenti prodotta dalla cometa periodica di Biela e osservata la sera del 27 nov. 1872, ibid. 1872; Sulle possibili connessioni tra le eclissi di Sole ed il magnetismo terrestre, in Atti della Pontificia Accademia dei Nuovi Lincei, XXVI (1872), pp.427-455; Osservazioni della declinazione magnetica fatte ad Aosta, Moncalieri e Firenze in occasione dell'eclisse di Sole del 26 maggio 1873, ibid., pp. 496-517; Istruzioni per le osservazioni della luce zodiacale, Torino 1883; L'astronomia, la fisica terrestre e la meteorologia alla Esposizione generale di Torino, ibid. 1885.
Nel 1887, benché paralizzato nel lato destro in seguito ad apoplessia cerebrale, il D. promosse una mostra scientifica del clero in occasione dell'Esposizione Vaticana in onore di Leone XIII. In quella occasione indusse il pontefice a ricostituire la specola vaticana con il motu proprio pubblicato nel 1891, Ut mysticam. La direzione venne affidata al Denza. Questi, nel congresso astronomico di Parigi del 1889, aveva ottenuto che la nuova istituzione venisse annoverata tra i 18 osservatori impegnati nell'esecuzione della carta fotografica del cielo.
La specola, eretta sulla torre Leonina, venne corredata di un grande equatoriale astrografico di Gautier di 33 cm di apertura e di un eliografo, ma il D. ne volle fare anche un osservatorio meteorologico, magnetico e sismico attrezzandola per queste discipline.
Non tralasciando le iniziative precedenti, iniziò la stampa delle Pubblicazioni della Specola Vaticana (solo i primi quattro volumi usciranno sotto la sua direzione). A questo periodo appartengono i seguenti lavori: Cenni sui principi e sui progressi della fotografia celeste, ibid., I (1890), pp. 27-48; Macchie solari, perturbazioni magnetiche ed aurore polari, ibid., III (1893), pp. 73-84; Sulla massima frequenza delle macchie solari, in Atti dell'Accademia Pontificia dei Nuovi Lincei, XLVII (1893-94), pp. 91 ss.
Il 14 dic. 1894, a Roma, in seguito a una nuova emorragia cerebrale, il D. concluse la sua attivissima vita. Era stato eletto socio di numerose accademie e associazioni scientifiche italiane e straniere, tra le quali le società meteorologiche tedesca, inglese e austriaca, le società astronomiche inglese, tedesca e francese, la Società dei naturalisti di Mosca. Dal 1892 era stato chiamato alla presidenza della Pontificia Accademia dei Nuovi Lincei. Delle oltre cento onorificenze con le quali venne insignito ricordiamo la commenda dell'Ordine dei Ss.Maurizio e Lazzaro, conferitagli da Umberto I, allievo in gioventù del D. presso il collegio di Moncalieri, e la croce "Pro Ecclesia et Pontifice", conferitagli da Leone XIII.
Fonti e Bibl.: L. Biginelli, Glistudi meteorologici in Italia e ilp. F. D., in L'Ateneo religioso (Torino), XXXVII (1880), pp. 289s.; Id., Ilclero all'Esposizione nazionale di Torino, Napoli 1884;G. Giovannozzi, Elogio funebre di F. D., in Atti dell'Accad. pontificia dei Nuovi Lincei, XLVIII (1894), pp. 13-36;B. O. Zanotti, P. F. D., in Boll. del Club alpino italiano, XXV (1894), pp. 1-10; Necrologia scientifica delp. F. D., in Annuario scient. ed industriale (Milano), XXXI (1895), pp. 548ss.; G. Semeria, P. F. D., Roma 1895;M. Tomo, Ilp. F. D., in Annuario astro-meteorologico, 1895, pp.151-155;G. Tuccimei, Cenni biogr. sopra. ilp. F. D., in Giorn. arcadico, s. 3, I (1898), pp. 76-80;G. Lais, Ilp. F. D. barnabita direttore della Specola Vaticana, in Pubblicazioni della Specola Vaticana, V (1898), pp. 3-9;G. Stein-G. Junkes, La Specola vaticana, Roma 1952, pp. 23-28;G. Boffito, Scrittori barnabiti, I, Firenze 1933, pp. 606-638; J. C. Poggendorff, Biographisch. -literar. Handworterbuch zur Geschichte der exacten Wissenschaften, III, p. 351; ibid., IV, pp. 318 s.; A. De Gubernatis, Dictionn. intern. des ecrivains du jour, II, Florence 1890, pp. 813s.