FRANCESCO di Gentile
Non si conosce l'anno di nascita di questo pittore originario di Fabriano e attivo nelle Marche tra il sesto e l'ultimo decennio del secolo XV. I referenti figurativi sui quali si formò sono desumibili dal trittico, firmato, raffigurante la Madonna con il Bambino tra Cristo alla colonna e s. Giovanni Battista (Assisi, Museo del Tesoro della basilica di S. Francesco). L'opera si rivela prodotto di una cultura artistica tardogotica dalle forti influenze fiamminghe, il cui referente primario va riconosciuto nella pittura del Maestro di Staffolo (Zampetti, 1970; Russell, 1983; Bertacchi Manasse, 1992).
Il trittico è forse la ridipintura di un originale fiammingo di cui vennero rispettate solo le ricche cornici intagliate (Zeri, 1988). Sulla base di tali cognizioni va considerata superata l'ipotesi del discepolato di F. all'interno della bottega del pittore Antonio di Agostino di ser Giovanni, detto Antonio da Fabriano (Cavalcaselle - Crowe, 1902), nonché la congettura - formulata partendo dal nome del padre di F. - che l'artista fosse figlio di Gentile da Fabriano (Gaye, 1839), il cui repertorio figurativo non sembra trovar posto, almeno in tale fase, tra le matrici culturali riscontrabili nella sua pittura.
Nel 1462 F. dipinse il polittico, frammentario, raffigurante la Madonna con il Bambino in trono, i ss. Girolamo e Giovanni da Prato, Clemente e Sebastiano (Derby, chiesa di St. Mary), che è l'unica sua opera datata oggi nota. La preziosa indicazione cronologica permette di valutare come elemento integrativo, piuttosto che come matrice iniziale dell'arte di F., l'influenza della pittura di Antonio da Fabriano, ulteriore veicolo di diffusione delle forme fiamminghe ma in termini di un più serrato controllo dell'ornamentazione e di maggiore sensibilità plastico volumetrica.
Tra le opere certamente attribuibili a F. si prestano a una datazione affine a quella del polittico di Derby la Crocifissione (Matelica, Museo Piersanti), il trittico con la Madonna e i ss. Bernardino e Francesco (Matelica, S. Francesco) e la Madonna con Bambino tra i ss. Francesco e Caterina d'Alessandria (Milano, coll. Algranti). Va probabilmente ricondotto a questo stesso periodo il piccolo Trittico della Crocifissione, conservato nel Museo Piersanti di Matelica. Nelle cinque immagini rappresentate (Crocifissione, S. Martino, Natività, Martirio di s. Bartolomeo, Adorazione dei magi) vengono fatte convivere in singolare coesione molteplici ed eterogenee suggestioni formali: vi sono state infatti riconosciute (Zampetti, 1973) influenze fiamminghe, vivarinesche, di Lorenzo d'Alessandro (pittore che costituirà un riferimento costante per F.), e dei Salimbeni (quest'ultima negata però da Donnini, 1973).
L'opera rivela la considerevole duttilità espressiva di F. in grado di sostenere continue operazioni assimilative di motivi tipologici e stilistici differenti, ecletticamente assunti sulla base delle ampie sollecitazioni offerte dalla composita cultura figurativa marchigiana della seconda metà del Quattrocento; le evoluzioni di tali riferimenti formali costituiscono oggi il referente essenziale per l'ordinamento cronologico del catalogo dell'artista.
La fase successiva dell'operato di F. (Zampetti - Donnini, 1992) fu qualificata dall'apertura verso nuove suggestioni desunte dalla pittura umbra, in particolare di Niccolò Alunno, ma anche del Pinturicchio; ne restano a testimonianza i due stendardi processionali a lui attribuiti: l'esemplare raffigurante l'Annunciazione su un lato e l'Adorazione del Bambino sul lato opposto (Perugia, Galleria nazionale dell'Umbria), e la tavola, dipinta su entrambi i lati e successivamente divisa in due, con l'Assunzione e S. Sebastiano tra i ss. Antonio abate e Domenico (Milano, Pinacoteca di Brera).
In un periodo che va forse collocato agli inizi degli anni Ottanta, anche in relazione con la collocazione nel duomo di Camerino del polittico di Carlo Crivelli, l'arte di F. fu sottoposta ad un processo di trasfigurante adesione al linguaggio pittorico del maestro veneto.
I tempi e i modi in cui si verificò in F. tale fenomeno emulativo costituiscono un nodo problematico cruciale per la definizione del suo percorso artistico. Tale irrisolta questione è stata alimentata da apporti alquanto divergenti: per il Serra (1933; 1934) la matrice crivellesca è una costante del percorso figurativo di F., che l'assunse già dai primi anni Sessanta ma non direttamente dalle opere del maestro veneto quanto piuttosto tramite la mediazione di artisti minori (a giustificazione della sobrietà cromatica adottata da F. rispetto alla sgargiante tavolozza del modello); invece lo Zeri (1961) ha ipotizzato un contatto ben più tardo con la pittura del Crivelli, probabilmente dopo la visione del polittico con l'Incoronazione della Vergine (Milano, Pinacoteca di Brera) collocato nel 1493 nella chiesa di S. Francesco a Fabriano.
Tra i dipinti di F. in cui sono più forti gli influssi crivelleschi, quattro sono le opere firmate: la Madonna della Farfalla (Pinacoteca Vaticana), due Ecce Homo (Melchett Court e Dumbarton Oaks Collection a Washington), e il Ritratto di giovane (Bergamo, coll. Pesenti), già ritenuto autoritratto di Gentile da Fabriano (Ricci, 1834) e probabile lavoro di Ludovico Urbani secondo Longhi (1962). Ad essi vanno aggiunti una tavola, originariamente parte di un trittico, con S. Giovanni Battista e, sul lato opposto, l'Angelo annunziante (Milano, Pinacoteca di Brera); il S. Nicola da Tolentino (Avignone, Musée du Petit-Palais); una Madonna con Bambino (Filadelfia, John G. Johnson Collection); il S. Giovanni Battista (Roma, Museo di Palazzo Venezia); due Angeli adoranti (Roma, Galleria nazionale d'arte antica) in origine sportelli laterali di uno smembrato trittico; sei figure di Santi inseriti nella cornice intagliata del Maestro Teutonico nella chiesa di S. Medardo ad Arcevia, in seguito utilizzata (1508) per collocarvi il Battesimo di Cristo di L. Signorelli.
Con la Madonna dell'Umiltà (Milano, coll. privata, ripr. in Zeri, 1983, fig. 597) l'eclettica ricerca figurativa di F. rivela il suo terminale esaurimento nell'integra riappropriazione dei principî formali del gotico internazionale come era fiorito nelle Marche alla fine del Trecento. Uno degli impegni conclusivi dell'attività del maestro fu probabilmente il perduto affresco, eseguito nel 1497 nella chiesa di S. Venanzo ad Albacina (Ambrosini, 1848). Ignoto è l'anno della sua morte.
Fonti e Bibl.: A. Ricci, Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona, Macerata 1834, pp. 154 s.; J.W. Gaye, F., Sohn des Gentile aus Fabriano, in Kunstblatt, XX (1839), pp. 81-83; R. Ambrosini, Lettere sulle cose sacre di Albacina, San Severino 1848, p. 23; G.B. Cavalcaselle - J.A. Crowe, Storia della pittura in Italia, IX, Firenze 1902, pp. 83 s.; R. Sassi, Iscrizioni medievali del territorio fabrianese, in Studia Picena, VII (1931), p. 69; B. Berenson, Italian pictures of the Renaissance, Oxford 1932, p. 201; L. Serra, F. di G. da Fabriano, in Rass. marchigiana per le arti e le bellezze naturali, XI (1933), pp. 73-109; Id., L'arte delle Marche, Roma 1934, II, pp. 246-257; R. van Marle, The development of the Italian schools of painting, XV, The Hague 1934, pp. 67-76; P. Zampetti, Crivelli e i crivelleschi (catal.), Venezia 1961, pp. 230-233; F. Zeri, Cinque schede per Carlo Crivelli, in Arte antica e moderna, IV (1961),1, pp. 175 s.; R. Longhi, Crivelli e Mantegna: due mostre interferenti e la cultura artistica nel 1961, in Paragone, XIII (1962), 145, p. 20 n. 1 ; F. Russoli, La raccolta Berenson, Milano 1962, p. LIX; B. Sweeny, John G. Johnson Collection. Catalogue of Italian paintings, Philadelphia 1966, pp. 29 s., 163; P. Zampetti, La pittura marchigiana da Gentile a Raffaello, Milano s.d. (ma 1970), pp. 17, 36-38, 192; V. Zlamalik, Strossmayerova galerija, Zagreb 1982, pp. 86 s.; I. Faldi, Galleria nazionale d'arte antica. Acquisti, doni, lasciti, restauri e recuperi (1962-1970), Roma 1970, pp. 64 s.; G. Donnini, Appunti ai margini del catalogo "Restauri nelle Marche", in Antichità viva, XII (1973), 5, pp. 58-61; P. Zampetti, F. di G. Trittico della Crocefissione, in Restauri nelle Marche. Testimonianze, acquisti, recuperi (catal.), Urbino 1973, pp. 161-163; G. Donnini, La pittura dal XIII al XVIII secolo, in La città della carta, Jesi 1982, pp. 414-416; F. Russell, Fabrianese notes, in The Burlington Magazine, CXXV (1983), pp. 676-679; F. Zeri, Rinascimento e Pseudo-Rinascimento, in Storia dell'arte italiana (Einaudi), V, Torino 1983, p. 562; F. Santi, Galleria nazionale dell'Umbria. Dipinti, sculture e oggetti dei secoli XV-XVI, Roma 1985, pp. 29 s.; R. Battistini, La pittura del Quattrocento nelle Marche, in La pittura in Italia. Il Quattrocento, Milano 1987, II, pp. 393 s.; D. Righi, ibid., p. 627; F. Zeri, Dietro l'immagine, Milano 1987, p. 190; P. Zampetti, Pittura nelle Marche, Firenze 1988, I, pp. 335 s.; F. Zeri, La collezione Federico Mason Perkins, Torino 1988, p. 124; L. Bertacchi Manasse, in Pinacoteca di Brera. Scuole dell'Italia centrale e meridionale, Milano 1992, pp. 124-126; A. De Marchi, Gentile da Fabriano, Milano 1992, pp. 127, 134 n. 83, 222; P. Zampetti - G. Donnini, Gentile e i pittori da Fabriano, Firenze 1992, pp. 215-219; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, pp. 302 s.