CASSETTA, Francesco di Paola
Nacque a Roma il 12 ag. 1841 da Pietro e Clementina Sturbinetti. Il padre, originario di Osimo, sebbene di famiglia facoltosa, esercitava a Roma l'arte della falegnameria, seguendo una antica tradizione familiare. La madre sopravvisse di poco alla nascita del figlio.
Grande influenza nella formazione intellettuale e spirituale del C. e nella sua vocazione sacerdotale esercitò soprattutto il ven. Vincenzo Pallotti, fondatore della Pia Società delle missioni, che soleva frequentare casa Cassetta. Fu così che nel 1852 il C. entrò nel Pontificio seminario dell'Apollinare, iscrivendosi al corso di filosofia. Tre anni dopo intraprese il corso di teologia, laureandosi nel 1863. Decise di continuare gli studi e, nel 1866 ottenne anche il dottorato in utroque iure. Venne ordinato sacerdote il 10 giugno 1865 nella basilica di S. Giovanni in Laterano, alla presenza del vicario di Roma, card. Patrizi. Il giorno successivo celebrava la prima messa nella chiesa di S. Giuseppe dei Falegnami, sopra il carcere Mamertino.
Avrebbe desiderato intraprendere la vita missionaria, ma, per motivi di salute e per obbedienza ai suoi superiori, rimase a Roma, dedicandosi soprattutto all'educazione e assistenza dei giovani. Alla fine di giugno 1865 su proposta di mons. P. M. Guidi assunse la carica di assistente degli studenti esterni dell'Apollinare. Nel febbraio 1869 venne nominato secondo regolatore della Diramazione degli artisti in S. Maria della Pace. A lui si deve l'istituzione di una esposizione annuale delle opere eseguite dagli studenti e lo sviluppo che la scuola ebbe anche a livello artistico.
Dal 1867 al 1869 frequentò assiduamente la Congregazione del Concilio e le accademie romane liturgica e teologica. Il 16 giugno 1870 entrò a far parte dell'Arcadia, con il nome di Telasco Mantineo.
Attiva fu anche la sua partecipazione alle organizzazioni di Azione cattolica a Roma. Fu tra i primi ad entrare nella Società della gioventù cattolica e nella Società primaria romana di interessi cattolici, della quale divenne poi consigliere e, nel 1879, assistente ecclesiastico. La sua operosità gli guadagnò la stima del card. vicario di Roma, mons. L. M. Parocchi, e gli meritò numerosi riconoscimenti anche presso la Curia romana. Il 3 dic. 1872 fu infatti nominato cameriere segreto dì Sua Santità; di lì a qualche anno, il 23 giugno 1878 divenne prelato referendario della Segnatura di giustizia; il 25 ottobre dello stesso anno ebbe la carica di prelato della consulta della S. Congregazione dei Vescovi e Regolari e il 3 apr. 1884 quella di uditore del cardinale vicario. Finalmente il 27 nov. 1884 Leone XIII lo nominò vescovo titolare di Ainata. Fu consacrato il 21 dic. 1884 nella chiesa di S. Luigi dei Francesi dallo stesso card. Parocchi.
Prestò quindi la sua opera collaborando attivamente con il card. vicario alla soluzione dei problemi religiosi della città di Roma. Ebbe, tra l'altro, l'ufficio di presiedere all'attività delle scuole notturne, che erano una decina, sparse nei vari rioni della capitale, e che contavano circa novanta maestri.
Il 25 nov. 1887 venne traslato alla sede arcivescovile di Nicomedia e nominato da Leone XIII suo elemosiniere segretoi carica che teme per otto anni, fino al 1895, allorché venne eletto vicegerente di Roma; fu quindi promosso patriarca di Antiochia di rito latino il 29 nov. 1897. Nel concistoro del 19 giugno 1899 il papa lo creava cardinale prete del titolo di S. Crisogono.
Il 27 maggio 1905, il nuovo pontefice Pio X lo chiamò a reggere la diocesi suburbicaria di Sabina. Nella nuova residenza di Magliano Sabina il C. mirò soprattutto a dare impulso all'Azione cattolica e a potenziare il seminario e il convitto. Restò nella diocesi sabina per circa sei anni, fino al 1911, allorché, alla morte di mons. Sattoli, vescovo di Frascati, venne nominato suo successore (27 novembre). La diocesi frascatana offriva, a differenza della sabina, un campo d'azione più ristretto e una organizzazione degli uffici e della curia più agile e spedita. Anche a Frascati il C. dedicò molta cura all'istruzione del clero e al seminario e volle dare grande risalto e solennità alle celebrazioni del centenario della Madonna di Capocroce.
Il 13 ag. 1904 Pio X aveva nominato il C. presidente della commissione per l'esame delle visite apostoliche e, qualche anno dopo, il 3 giugno 1911, prefetto della Sacra Congregazione degli Studi.
In queste importanti cariche si adoperò per dare impulso agli studi ecclesiastici e fece appello ai rettori dei seminari e delle università cattoliche perché venissero adottati metodi e criteri di insegnamento in linea con le direttive pontificie enunciate nell'enciclica Pascendi del 1906.
Si trovò, quindi, a svolgere un ruolo di particolare rilievo nell'ambito della controversia modernista. Rifuggendo i toni da crociata propri di quel periodo, il C. cercò di contemperare le esigenze della linea papale con le spinte rinnovatrici assai vive nel mondo cattolico. Questa tolleranza gli meritò l'apprezzamento di personalità e gruppi cattolici sensibili all'idea di una maggiore apertura della Chiesa verso il mondo moderno. Lo stesso padre Semeria non mancò di esprimere nei suoi confronti lusinghieri apprezzamenti; il Genocchi lo ebbe tra i suoi estimatori. Non gli mancarono per questa sua tolleranza aspre critiche da parte delle correnti più tradizionaliste e zelanti del mondo cattolico.
Il 3 genn. 1914, dopo la morte del card. Rampolla, assunse la carica di bibliotecario di S. Romana Chiesa. Di lì a poco, il 14 febbraio dello stesso anno, venne nominato prefetto della Sacra Congregazione del Concilio.
Nel corso della prima guerra mondiale compose alcune lettere pastorali ove riecheggiano i toni e le implorazioni alla pace pronunziati da papa Benedetto XV.
Morì a Roma il 23 marzo 1919. Il suo ricco patrimonio familiare fu lasciato, con disposizione testamentaria, alla Congregazione de Propaganda Fide per le missioni povere.
Bibl.: Neerol. in L'Osservatore roinano, 23 marzo 1919; Il Giornale d'Italia, 24 marzo 1919; E. Martire, Il card. romano F. di P. C., in Corr. d'Italia, 25 marzo 1919; La Civiltà cattolica, LXX (1919), 2, p. 75; una bibliografia del C., in Archivio della Società romana di storia Patria, LXII (1939), pp. 273 s. Si veda inoltre: N. D'Elia, Il Panteon dei cardinali illustri. Tributo... all'e.mo card. F. di P. C. nel giorno della sua promozione alla romana porpora, Roma 1899; G. Biroccini, Per il giubileo episcopale dell'e.mo card. F. di P. C., Roma 1909; F. Giacci, Discorso pronunziato in occas. delle solenni esequie per l'e.mo card. F. di P. C., Grottaferrata 1919; G. Semeria, I miei tempi, Milano 1929, p. 103; E. Soderini, Il pontificato di Leone XIII, Milano 1932, I, p. 286; F. Vistalli, Il card. F. di P. C. nella sua età e nella sua opera, Bergamo 1933 (si tratta dell'unico lavoro ampio e documentato sulla figura del C.); E. Rosa, Il card. F. di P. C., in La Civiltà cattolica, LXXXV (1934), 1, pp. 394402; L. Bedeschi, Ilmodernismo in Emilia Romagna e R. Murri, Bologna 1967, pp. 213, 261; Id., Lettere ai cardinali di don Brizio [Casciola], Bologna 1970, pp. 31, 33; F. Turvasi, G. Genocchi e la controv. modernista, Roma 1974, pp. 114, 317; Enc. catt., III, col. 1000.