FRANCESCO di Puglia
Scarsissime le notizie sulla vita di questo francescano vissuto nella seconda metà del sec. XV: l'unica indicazione sulla sua origine è quella contenuta nel nome stesso con cui è ricordato nelle cronache dell'epoca. Frate minore dell'osservanza del convento di S. Salvatore al Monte di Firenze, fu acerrimo avversario di G. Savonarola. Divenne noto, tanto da essere ricordato come "Francesco del fuoco" (Wadding, p. 162; Ammirato, p. 245), per essere stato uno dei principali protagonisti di quella "prova del fuoco" il cui mancato svolgimento innescò la reazione contraria al Savonarola, dando luogo agli avvenimenti che determinarono la sua tragica fine.
Le testimonianze dei contemporanei sull'episodio sono particolarmente abbondanti. Tra le più importanti il diario di L. Landucci, la cronaca di S. Filipepi, le storie di P. Parenti, di B. Cerretani, di F. Guicciardini, di I. Nardi, di P. Vaglienti, le biografie di G.F. Pico della Mirandola e dello Pseudo-Burlamacchi, le apologie di fra Benedetto e di L. Violi. Le diversità riscontrabili tra i vari autori, da attribuire naturalmente ai loro diversi schieramenti politici, hanno costituito spesso un ostacolo alla corretta ricostruzione dei fatti, anche per i maggiori storici contemporanei.
Il primo importante punto di divergenza delle fonti è sull'individuazione dell'iniziatore della sfida e sulle modalità della sua proposizione. Secondo Schnitzer e Ridolfi, F. iniziò ad attaccare il Savonarola dal pulpito di S. Croce durante le prediche per la quaresima del 1498, lanciando, la domenica 25 marzo, festa dell'Annunziata, la sfida della "prova del fuoco" a chiunque volesse sostenere la validità della dottrina del Savonarola e la nullità della scomunica fatta contro di lui. Questa ricostruzione segue quella del Villari, che già aveva dimostrato la completa erroneità della versione, accreditata nella storiografia contraria al Savonarola, che identificava nei domenicani, nella persona del Savonarola stesso o del suo discepolo fra Domenico (Buonvicini) da Pescia, addirittura i promotori di essa.
Sia Schnitzer sia Ridolfi sono invece concordi nel dimostrare, in base a quanto affermato dallo stesso Savonarola nell'apologia scritta il 1° aprile e da G. Benivieni in una lettera del 29 marzo al pievano di Cascina, che F. non sfidò in un primo tempo fra Girolamo, come affermato da alcuni storici dell'epoca quali F. Guicciardini e I. Nardi e sostenuto ancora dal Villari.
Ugualmente controverse le opinioni sui reali motivi che spinsero F. a tale sfida e la conseguente interpretazione della figura e del ruolo di Francesco di Puglia. Le fonti di parte piagnona tendono a presentare la sfida come componente di un piano ordito dall'opposizione più accanita del Savonarola, in accordo con i francescani, invidiosi dei domenicani, per liberarsi anche fisicamente del frate. In questo quadro F. appare come un mero strumento in mano all'opposizione "messonlo nella chiesa di S. Croce a predicar pubblicamente", come afferma L. Violi (Villari, II, p. CLXXXVIII).
Fonti contrarie, quando non rovescino totalmente la questione, addossando la responsabilità ai domenicani, tendono a presentare la proposta di F. come una iniziativa alla quale egli fu piuttosto costretto per amor di verità e per la difesa della dignità del pontefice, continuamente attaccata dalle trasgressioni savonaroliane. Significativa la descrizione che avanza P. Vaglienti di F., "omo piccolo e minuto di carne ma di scienza e di bontà eloquentissimo" non per sua natura "uomo malivolo ma piuttosto uomo di pace e di commettere bene" (p. 43). L'ipotesi più attendibile è forse quella di Ridolfi, che considera l'iniziativa come un atto di leggerezza di F., sul quale solo successivamente si sarebbero innestati i disegni dei Compagnacci.
Certo è il fatto che F. non era nuovo a iniziative rivelatesi poi puramente provocatorie: già l'anno precedente a Prato aveva lanciato violente accuse al Savonarola, offrendosi di difenderle cimentandosi nella prova del fuoco, per poi tuttavia defilarsi, accampando un improvviso richiamo dei suoi superiori a Firenze, quando la sfida era stata raccolta da fra Domenico da Pescia. Anche nell'occasione della sfida fiorentina la buona fede di F. è da più parti e in più occasioni messa in discussione: S. Filipepi nella sua Cronaca testimonia di aver personalmente udito le affermazioni di Doffo Spini, principale uomo dei Compagnacci, riguardo alle assicurazioni date al francescano sul fatto che nel fuoco non sarebbe mai dovuto entrare (p. 481). Tutta la narrazione dei concitati avvenimenti dei giorni successivi non manca di sottolineare del resto ora la codardia, ora l'astuzia con la quale F. seppe sottrarsi comunque al confronto.
Fra Domenico da Pescia, non senza essere in un primo tempo rimproverato dal Savonarola, riprese la sfida nelle prediche del 27 e 28 marzo, e nello stesso giorno furono registrate nel palazzo dei Signori le "conclusioni" da provarsi con la fatidica prova. Queste furono immediatamente sottoscritte da fra Domenico, mentre F. sollevò non pochi problemi, firmando alfine che egli accettava di entrare nel fuoco solo "a istanza e richiesta dei Signori fiorentini" (Marchese, pp. 173 s.) e, con mutamento della proposta originale, considerava come sfidante solo Savonarola, ribadendo, in una dichiarazione del giorno successivo, 29 marzo, che pur ritenendo di "non si potere agguagliare a fra' Girolamo né per lettere né per bontà" (Villari, II, p. CDI) lo considerava comunque il solo avversario nella sfida, ritenendosi sollevato da essa in caso contrario e proponendo al suo posto un suo confratello, Giuliano Rondinelli, peraltro assente.
La prova, divenuta l'unico argomento di discussione e di aspettativa a Firenze, fu fissata in un primo tempo per il 6 aprile, domenica della Palme, e poi rinviata al giorno successivo. All'ora convenuta le due controparti si trovarono schierate sotto la loggia dei Lanzi, mentre nella parte antistante della piazza era stato predisposto il palco con le cataste di legna per la sfida.
Le cronache ribadiscono ancora una volta la malafede del francescano, che, anziché trovarsi sulla piazza in mezzo ai compagni, si rifugiò fino all'ultimo minuto all'interno del palazzo insieme con il Rondinelli in attesa che si trovasse il pretesto per annullare il confronto. Attraverso continui pretesti e difficoltà sollevate dai frati minori la cosa fu trascinata per le lunghe: il fine, perseguito dai Compagnacci e avallato dalla Signoria, di creare una situazione di tumulto avversa al Savonarola fu in parte raggiunto; tuttavia, aiutato dall'intervento degli uomini armati di M. Salviati, il domenicano riuscì, giunta alfine la sospensione dell'esperimento, a mettersi in salvo in S. Marco.
La salvezza del Savonarola, com'è noto, durò ben poco mentre F. e i frati minori trassero dall'avvenimento notorietà e benefici. Ai frati del Ss. Salvatore fuori della porta a S. Miniato la Signoria deliberò di corrispondere annualmente, nella ricorrenza di detta prova e per venticinque anni, la somma di 55 ducati, quale remunerazione per il beneficio reso alla città, mentre anche il papa fece giungere in data 11 apr. 1498 due brevi. In quello direttamente indirizzato a F. il pontefice, in nome proprio e di tutti i cardinali, si congratulava con lui per la sua predicazione contro il Savonarola e lo invitava "in tam bono e tam pio instituto perseverare" (Pico, II, Additiones, p. 462).
Fonti e Bibl.: S. Ammirato, Istorie fiorentine, II, Firenze 1641, p. 245; G.F. Pico della Mirandola, Vita del Savonarola, a cura di I. Quetif, Parigi 1674, I, pp. 64, 67; II, Additiones, p. 462; L. Wadding, Annales minorum seu trium Ordinum a S. Francisco institutorum, Romae 1736, p. 162; P.V. Marchese, Lettere ined. di fra' Gerolamo Savonarola e docum. concernenti lo stesso, in Arch. stor. ital., App., VIII (1850), p. 173 s.; S. Filipepi, Cronaca, in P. Villari - E. Casanova, Scelta di prediche e scritti di fra' Girolamo Savonarola, con nuovi docum. intorno alla sua vita, Firenze 1898, pp. 481, 511; G. Praticò, Spigolature savonarolianenell'Arch. di Mantova, in Arch. stor. ital., CX (1952), pp. 227-229; P. Vaglienti, Storia dei suoi tempi. 1492-1514, a cura di G. Berti - M. Luzzati - E. Tongiorgi, Pisa 1982, pp. 43 s.; P. Villari, La storia di Girolamo Savonarola e dei suoi tempi…, Firenze 1861, II, ad Indicem; J. Schnitzer, Savonarola und die Feuerprobe, in Quellen und Forschungen zur Savonarolas, II, München 1904, ad Indicem; Id., Savonarola, Milano 1931, ad Indicem; R. Ridolfi, Vita di Girolamo Savonarola, Roma 1952, ad Indicem.