FRANCESCO di Vannozzo
Nato a Padova nel 1340 circa, di famiglia aretina dedita all'arte della lana, studiò a Bologna; poi visitò la Provenza e tornato in Italia frequentò, musico e giullare, le corti dei Carraresi e degli Scaligeri, negli anni ira il 1363 e il 1381. Caduta Verona sotto il dominio visconteo, segui i nuovi signori a Milano. Dopo il 1389 perdiamo ogni traccia di lui.
Le rime del Vannozzo e dei suoi numerosi corrispondenti sono raccolte quasi tutte nel cod. 59 del Seminario di Padova, del sec. XIV: e sono canzoni, frottole, ballate, madrigali, e in grande maggioranza sonetti. Nella scialba convenzionalità della poesia contemporanea le rime del V., amorose o allusive alla sua vita randagia, alla povertà, alle dispute con giullari e cortigiani, spiccano per qualche vigorosa nota d'originalità. Preziose per la storia del costume sono le frottole, componimenti di tipo giullaresco, nei quali il V. abbandona la sua lingua consueta - ibrida mescolanza di elementi vernacoli e di elementi toscani o latineggianti - per adoperare addirittura il dialetto veneziano o il pavano. Il V. ebbe nel suo tempo fama assai grande, non solo come poeta, ma anche, e più, come musico. Il signore di Verona gl'inviava in dono un'arpa costruita per lui con particolare artificio; il Petrarca ne esaltava il "canto perfetto".
Bibl.: E. Levi, F. di V. e la lirica nelle corti lombarde del sec. XIV, Firenze 1908; Le rime di F. V., a cura di A. Medin, Bologna 1928.