DIOFEBI, Francesco
Nacque a Narni (prov. di Terni) il 14 giugno 1781 da Carlo e da Caterina Stinchelli. Arrivato a Roma nel 1800, iniziò lo studio della pittura presso Vincenzo Ferreri, nel cui atelier rimase tre anni, dopo i quali, non potendo più contare sul sostentamento paterno, si associo ad "alcuni pittori guazzaroli" (gouachistes) per guadagnarsi da vivere, secondo un costume diffuso nella Roma ottocentesca (Hartmann, 1978, pp. 49, 65 n. 4), iniziando così a dipingere quelle scene di genere per cui è maggiormente conosciuto. In questo modo poté consentirsi un periodo di quattro anni di apprendistato presso Gaspare Landi, che lo introdusse nell'ambiente neoclassicista romano al quale doveva in seguito restare legato. Le ristrettezze economiche lo spinsero di nuovo a riprendere l'attività di acquerellista di vedute romane e di rapido ritrattista che, come egli stesso dichiarava nella sua lettera (cfr. Eroli, 1858), gli fruttava l'approvazione e soprattutto il sostentamento economico da parte degli stranieri in visita a Roma. Questa risorsa gli consentì nel 1818 di mantenersi per un anno presso lo studio di Vincenzo Camuccini.
Già nel 1816 il D. aveva fornito al barone scozzese D. J. W. Kinnaird ("lordchiner", letterato e drammaturgo, amico di Byron e Thorvaldsen, frequentatore del salotto romano di madame Récamier) una serie di quadretti con scene e costumi di Roma (Hartmann, 1978, pp. 52, 66 n. 18; cfr. anche E. J. Delécluze, Impressions romaines, Paris 1942, p. 175). Le notizie autobiografiche del D. ricordano anche la fornitura tra il 1824 e il 1826 di quattro quadri, rappresentanti la Piazza S. Pietro e l'interno delle chiese di S. Giovanni al Laterano, S. Pietro e S. Maria Maggiore di Roma, alla principessa al principe russi Galitzine: di essi pero non rimane traccia (Hartmann, 1978, pp. 54, 66 n. 25). Dopo aver fornito alla Confraternita di S. Bernardino di Narni nel 1828 lo stendardo del santo, il D. iniziò nel 1831 l'attività per casa Torlonia che rappresentò, insieme con quella per Thorvaldsen, la sua più importante committenza.
Per il duca Marino Torlonia dipinse un acquerello raffigurante il Duca con la duchessa e i figli e un quadro raffigurante l'Interno della basilica di S. Lorenzo fuori le Mura, con personaggi in costume rinascimentale, che fu esposto nel 1844 (P. Mazio, in Il Saggiatore. Giornale romano di storia, belle arti e letter., I [1844], p. 395).
Nel 1835 il D. fu uno dei decoratori del palazzo Torlonia in piazza Venezia a Roma, ora distrutto.
Il D. dipinse undici quadri raffiguranti scene popolari nella volta di una camera del terzo piano del palazzo, nota erroneamente col nome di "stanza del Pinelli". La paternità delle decorazioni spetta al D., come dimostrato dallo Hartmann (1956, p. 269) sulla base della descrizione data da G. Checchetelli, Una giornata di osservazione nel palazzo della villa di s. e. il sig. principe d. Alessandro Torlonia, Roma 1842, p. 63 (cfr. anche Hartmann, 1967, pp. 28, 77 n. 121). Prima della demolizione del palazzo (1901-05) gli affreschi della stanza furono staccati (Preziosa raccolta di tutti gli affreschi e stucchi del demolito palazzo Torlonia a piazza Venezia, Roma 1903, p. 6) e vennero acquistati all'asta delle proprietà della famiglia (cfr. Hartinann, 1956, p. 269) dall'antiquario F. Tancredi, che li pubblicò (Le palais Torlonia. Recueil des oeuvres d'art sauvées de la démolition par M. Franfois Tancredi, Roma 1903), dopo averli sistemati nel suo negozio di via Margutta a Roma. Delle undici scene, copiate dal D. da tele originali di artisti nordici attivi a Roma, quali E. Meyer, A. Krefft, H. Burkel, T. Weller, D. Lindau (cfr. Hartinann, 1956, p. 271), una sola è oggi rintracciabile nel Museo di Roma a palazzo Braschi (Pietrangeli, 1971, p. 159): raffigura una Famiglia di pescatori napoletani, tratta da un dipinto di A. Riedel (Hartmann, 1956, pp. 271 s.), nel Museo Thorvaldsen di Copenaghen (Katal., 1975, p. 223, n. B 150). Sempre nel Museo di Roma (Pietrangeli, 1971, p. 162) si conserva un dipinto del D., datato 1823, raffigurante l'Interno della basilica di S. Paolo fuori le Mura a Roma dopo l'incendio.
Mediatore tra il D. ed il duca Alessandro Torlonia fu Thorvaldsen, il quale, tenendo in alta considerazione il pittore quale illustratore di scene popolaresche romane, gli commissionò undici dipinti ad olio e tre acquerelli (cfr. Hartmann, 1978, p. 56).
Nove dei dipinti, eseguiti tra il 1829 e il 1839, sono raccolti nel Museo Thorvaldsen di Copenaghen (Katal., 1975, pp. 198 s. nn. 6977); tutti firmati e, tranne due, datati, sono: Interno di una chiesa romana; La salita al Cam pidoglio da S. Maria in Aracoeli, 1825; Le rovine del tempio di Marte Ultore, 1826; La festa di s. Giuseppe di fronte al foro di Nerva, 1832 - di questo quadro il D. redasse probabilmente una seconda copia, esposta nel 1832 a via Ripetta (Hartmann, 1978, p. 67 n. 38) -, Apertura della tomba di Raffaello nel Pantheon nel 1833, 1836 - a questo avvenimento, tra i più significativi della Roma ottocentesca (cfr. D. Angeli, Roma romantica, Milano 1935, pp. 142-149), furono presenti H. C. Andersen, il Thorvaldsen, H. Vernet, C. Fea, oltre ai rappresentanti dell'Accademia di S. Luca, dei Virtuosi del Pantheon, e V. Camuccini, tutti ritratti dal D. -; Il nuovoingresso a villa Borghese del Canina, 1838 - di questo quadro esiste una seconda versione nel Museo di Roma, anche esso datato al 1838 (Pietrangeli, 1971, p. 156) -, Bambini che giocano ai soldati, 1838; Un monastero montano, 1839; Un convento di suore, scena notturna, sul genere dei dipinti di F.-M. Granet (Hartmann, 1978, p. 63).
I tre acquerelli, sempre al Museo Thorvaldsen, raffigurano Il monastero di Narni, una Scena di genere nell'interno del Colosseo (Hartmann, 1978, p. 63) e l'Interno di S. Giovanni in Laterano (Catalogue du Musée Thorvaldsen, Copenaghen 1966, p. 126). Gli altri due dipinti già nella collezione Thorvaldsen, raffiguranti l'Arco di Costantino e l'Interno di una chiesa di Montefiascone, furono venduti a una asta di parte delle eredità Thorvaldsen il 5 ott. 1849 (Hartmann, 1978, p. 67 n. 42). Hartmann (1978, pp. 63, 67, nn. 43-44) segnala inoltre del D. un quadro raffigurante il popolare ballo del Saltarello, oggi nel Museo del Folklore a Roma (cfr. Virno, 1989), e un quadro di Pifferai di fronte a S. Cosimato, in un ufficio del municipio di Narni.
Accanto alla pittura il D. coltivò il canto, attività che svolse con considerevole successo. Il suo ingresso nel mondo musicale ebbe luogo intorno agli anni Dieci a Roma, come egli stesso riferisce (Eroli, 1858), presso tale maestro Manzoli. La città di Roma offriva molte occasioni di incontri letterari e musicali, come quelli in casa dell'incisore T. Piroli, a cui partecipavano il Monti, il Camuccini, l'Appiani, il Canova, la Kauffmann (cfr. Hartmann, 1978, p. 30).
Negli anni precedenti al 1816 il D. venne assunto come tenore dalla compagnia namense Valentetti, con la quale si esibì a Narni, Temi, Spoleto, Perugia e Assisi. Tornato a Roma nel 1816, prese parte alla stagione del carnevale del teatro Tordinona dal 26 dic. al 17 febbr. 1817, nell'opera burlesca I Ganimedi derisi, su testo di P. Grappelli e musica di G. Rosi (A. Cametti, Il teatro Tordinona, poi di Apollo, Tivoli 1938, II, p. 424). La stagione operistica del teatro Argentina, nel carnevale del 1822-23, lo vide sostenere una parte nell'Eufemio di Messina di M. Carafa, accanto al tenore G. David e al soprano Santina Ferlotti, e il ruolo di Serano ne La donna del lago di G. Rossini (cfr. M. Rinaldi, Due secoli di musica al teatro Argentina, II, Firenze 1978, pp. 599, 603). Il D. fu anche cantore di cappella, prima a S.Pietro nel 1816 e nel 1820 a S. Maria Maggiore: per questa attività in seguito godette di una pensione (Hartmann, 1978, p. 52).
Morì a Roma il 17 giugno 1851.
Fonti e Bibl.: Numerose notizie biografiche sul D. si ficavano dalla lettera da lui inviata, il 5 giugno 1847, al marchese Giovanni Eroli ed edita in G. Eroli, Miscellanea storica narnese, Narni 1858, I, pp. 537-546. Si vedano inoltre: J. B. Hartmann, La stanza di Pinelli nel demolito palazzo Torlonia, in Capitolium, XXXI (1956), pp. 267-274; Id., La vicenda di una dimora principesca romana, Roma 1967, pp. 28, 77 n. 121; C. Pietrangeli, Il Museo di Roma. Docum. e iconografia, Bologna 1971, ad Indicem; Thorvaldsens Museum Katalog, Kobenhavn 1975, pp. 198 s.; S. Hartmann, in Meddeletser fra Thorvaldsens Museum, Kobenhavn 1978, pp. 48-71; B. Thorvaldsen 1770-1844 scultore danese a Roma (catal.), a cura di E. di Majo-B. Jornaes - S. Susinno, Roma 1989, ad Ind.; C. Virno, in Museo del Folklore, restauri e nuove acquisizioni (catal.), Roma 1989, pp. 34-36; Id., in L'ottobrata. Una festa romana (catal.), a cura di G. Bonasegale, Roma 1990, pp. 71 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IX, p. 311.