DOGNAZZI, Francesco
La maggior parte delle notizie riguardanti l'attività di questo compositore e cantore attivo presso la corte mantovana nella prima metà del XVII secolo si evincono dalle dediche di due sue opere a stampa. Sconosciute le date di nascita e di morte, è però possibile stabilire un percorso biografico chiaro anche se lacunoso. Sappiamo infatti che nel 1607 il D. - probabilmente ecclesiastico, forse frate servita - era in giovane età, come risulta dalla dedica al "Reverendo, maestro Bonaventura Grignano" del Secondo libro delli fioretti musicali a tre voci d'Amante Franzoni Mantouano. ... Raccolto dal R. Don Francesco Dognazzi, seruitore dell'Altezza Serenissima di Mantoa (Venetia, Ricciardo Amadino). Nel 1619, alla morte di Orlando Santi (che nel' 1612 aveva sostituito C. Monteverdi nella carica di maestro di cappella della corte mantovana), fu nominato superiore delle musiche di corte, incarico che ricopriva ancora nel 1643, come si desume dalla dedica di F. Bulgarini delle Musiche varie da camera a cinque del D. (1643) al duca di Mantova.
In essa si legge tra l'altro: "Questi musicali concenti ... sono frutti, che per hauerli io con violenza rapiti dalle mani della modestia medema del S. D. Francesco Dognazzi Maestro pure di Cappella dell'A. V. doueranno riuscir dolci, non tanto per esser parto di Vertù, ... quanto per esser armonici ... ; sono frutti di quel D. Francesco, che quarant'anni di seruitù continuata hà reso famoso in Italia, & Germania il musico Genio di sette Duchi ...". Queste due dediche stabiliscono i limiti cronologici entro i quali situare l'attività musicale del D., svolta quasi costantemente presso la corte mantovana.
Nel 1619 fu a Venezia, probabilmente per conto del duca, nel tentativo di riportare Monteverdi alla corte mantovana, come attesta una lettera di quest'ultimo ad Alessandro Striggio datata 8 marzo 1620 (De Paoli).
Ancora una lettera di Monteverdi fornisce notizie che possono testimoniare della fama raggiunta dal D. come compositore e forse come cantante.
Così, da Venezia, scriveva nella lettera indirizzata ad A. Striggio in data 21 ott. 1620: "Desiderando li Sig. ri Milanesi oltre modo haver il Sig.r D. Francesco Dognazzi per honorar maggiormente la loro festa di Santo Carlo che sarà alli 4 del venturo ma più di loro 10, poiché mi hanno pregato di haver tal carica et desiderandomi far honore, per questo oltre la preghiera di questi Sig. ri agiongo la mia con ogni caldo affetto ... di facilitarmi tal strada atiò esso Sig. D. Francesco possa venire a Venetia per otto giorni et non per più, qual allogiarà in casa mia" (ibid.).
All'attività di compositore il D. affiancava quella di cantore: in questa veste risulta, tra il gennaio e il maggio del 1611, nel coro della basilica palatina di S. Barbara a Mantova. Sempre come cantore lo troviamo a Bergamo (S. Maria Maggiore) nel 1628, chiamatovi, insieme ad Andrea Pisani, dal nuovo maestro di cappella Alessandro Grandi, che lo aveva conosciuto probabilmente a Venezia tramite Monteverdi. Dai registri di pagamento risulta che i due virtuosi mantovani, voluti dal Grandi per solennizzare la festa dell'Assunzione, furono ben retribuiti (circa lo stesso ammontare complessivo degli altri cinquantacinque musicisti chiamati per l'occasione), e ciò a probabile testimonianza della loro fama oltre che della loro bravura. La musica del D. doveva aver oltrepassato anche le Alpi (si ricordi la dedica al Bulgarini nel volume del 1643: "ha reso famoso in Italia, & Germania"); una prova può esserne la presenza de Il primo libro de varii concenti, 1614, e di alcune non identificate Arie di Francesco Dognazzi a 1, 2 et 3 nella biblioteca di Jean-Baptiste Dandeleu, soprintendente del conte di Fúrstenberg, nonché amatore di musica, morto a Bruxelles nel 1667. Dalle notizie forniteci dal Van der Straeten le liste dei libri appartenenti alla biblioteca del Dandeleu datano dalla fine del XVI secolo all'inizio del XVII; il confronto tra la data di pubblicazione del volume e la data della probabile acquisizione nella collezione di Dandeleu potrebbe fornire una conferma della fama raggiunta dal musicista mantovano.
Ci rimangono due volumi di sue musiche: Il primo libro de varii concenti a una et due voci. Per cantar nel chitarrone o altri simili istrumenti, Venetia, Stampa del Gardano Aere Bartolomeo Magni, 1614, in partitura (attualmente presso la Bibliothèque Royale Albert I di Bruxelles), e le Musiche varie da camera a cinque, raccolte da me Francesco Bulgarini Cancelliere di Camera..., Venetia, Bartolomeo Magni, 1643, in parti staccate (completa presso la Biblioteka Polskiej Akademii Nauk di Danzica). Tre mottetti (Apparuerunt Apostoli, a voce sola e basso continuo, Beatus vir qui inventus est, a tre voci e basso continuo, Puer qui natus est, a quattro voci e basso continuo) si trovano in una miscellanea (Venezia, G. Vincenti, 1618) curata da Federico Malgarini, "pur anch'egli Servitore e Musico di detta Altezza" (ora alla Proskesche Musikbibliothek di Ratisbona). Ancora in una miscellanea dal titolo Canoro pianto di Maria Vergine sopra la faccia di Christo estinto, raccolta da d. A. Patto (ibid. 1613), troviamo il madrigale ad una sola voce e basso continuo 0, Giesù, dolce foco (presso il Civico Museo bibliografico musicale di Bologna e alla Biblioteca dell'Università di Praga). Il conservatorio Giuseppe Verdi di Milano possiede, provenienti dal fondo musicale della cappella di S. Barbara a Mantova, tre canzonette a una voce e basso continuo manoscritte (Adolorato cor, Udite la mia sorte, Tu mi fuggi).
Per quel che riguarda lo stile compositivo del D., la sua attività (come quella di molti musicisti coevi) risulta offuscata dalla personalità di Monteverdi; ciò nonostante alcuni aspetti peculiari della sua musica attirano l'attenzione dei musicologi contemporanei: come J. Racek, che dedica particolare attenzione alla emancipazione del basso continuo (specie nella monodia O, Giesù, dolce foco), evidenziandone l'autonomia costruttiva e al contempo il legame espressivo e musicale con la melodia. Questo testimonia della attenzione viva e partecipe del D. alla contemporanea evoluzione della monodia accompagnata, genere al quale dedicò gran parte della sua attività compositiva.
Fonti e Bibl.: C. Monteverdi. Lettere, dediche eprefazioni, a cura di D. De' Pauli, Roma 1973, pp. 146, 182, 184; E. Van der Straeten, La musique auxPays-Bas, avant le XIX, siècle, I, Bruxelles 1867, pp. 25, 29; R. Eitner, Bibliographie der Musik-Sammelwerke des XVI. und XVII. Jahrhunderts, Berlin 1877, pp. 262, 528; P. Canal, Della musicain Mantova. Notizie tratte principalmente dall'Arch. Gonzaga, Mantova 1881, p. 91; A. Bertolotti, Musici alla corte dei Gonzaga a Mantova dal sec. XVal XVII, Milano 1891, p. 97; G. Gaspari, Catal. della Biblioteca del Liceo musicale di Bologna, III, Bologna 1893, pp. 42, 71, 224; H. Prunières, Lavie et l'oeuvre de C. Monteverdi, Paris 1926, pp. 241, 249, 281; J. Racek, Stilprobleme der italien. Monodie, Prag 1965, pp. 67, 126, 221, 224, 278; J. Roche, Music at S. Maria Maggiore, Bergamo1614-1643, in Music and letters, XLVII (1966), p. 307; P. M. Tagmann, La cappella dei maestricantori della basilica palatina a Mantova (1565-1630). Nuovo materiale scoperto negli archivi mantovani, in Civiltà mantovana, IV (1970), 94, pp. 384 ss.; Répertoire intern. des sources musicales. Recueils imprimés XVIe-XVIIe siècle, pp. 440, 4631 Ibid., Einzeldrucke vor 1800, II, p. 428; Musichedella cappella di S. Barbara in Mantova, a cura di G. Barblan, Firenze 1972, pp. 151, 409; Bibliogr. della musica ital. vocale profana pubblicata dal 1500 al 1700, I, Pomezia 1977, pp. 552 s., 665, 667 s.; J. Roche, F. D., in The New Grove Dict. of music andmusicians, V, London 1980, pp. 521 s; R. Eitner, Biographisch-bibliographisches Quellen-Lexikon, III p. 222.