Scrittore e patriota (Livorno 1804 - Cecina 1873). Attivo nel movimento democratico risorgimentale, fu membro del governo rivoluzionario in Toscana (1848-49) e deputato dei Parlamenti subalpino e nazionale (1859-70). Tra le sue opere si ricorda il romanzo Battaglia di Benevento (1828).
Laureatosi a Pisa (1824), fondò l'Indicatore livornese (genn. 1829 - febbr. 1830); impegnato nel movimento democratico risorgimentale, subì più volte persecuzioni e incarceramenti (1829-33). Ebbe gran parte negli avvenimenti toscani del 1848-49; l'8 febbr. 1849 costituì con G. Montanelli e G. Mazzoni il governo provvisorio; il 27 marzo fu eletto dittatore; al ritorno del granduca fu processato e condannato a 15 anni di carcere, commutatigli nell'esilio in Corsica (1853); da qui fuggì a Genova (1859), dove risiedette fino al 1862; deputato del parlamento subalpino, quindi nazionale (1859-70).
La giovinezza di G. è dominata dall'influenza byroniana (Stanze alla memoria di lord Byron, 1825; La Società, 1824, ma inedito sino al 1899); più tardi (1828) usciva il romanzo già citato Battaglia di Benevento, nel quale già si precisano i caratteri fondamentali di tutta l'opera di G.: passionalità e individualismo che non conoscono limiti nel loro ergersi contro il mondo e la società; un grido di ribellione che si traduce nel convulso stile delle sue opere (Assedio di Firenze, 1836; Veronica Cybo, duchessa di S. Giuliano, 3a ed. 1839; Isabella Orsini, duchessa di Bracciano, 1844). Quando il verboso patriottismo si spegne in felici e talvolta amare caricature (Serpicina, 1829; Asino, 1857), o un'umana tenerezza attenua la sfrenata esaltazione della propria personalità (Il buco nel muro, 1862), G. raggiunge una rara limpidezza di stile.