TALENTI, Francesco e Simone
Architetti e scultori fiorentini del Trecento. Francesco (è incerto se gli fosse parente fra Iacopo Talenti da Nipozzano, suo contemporaneo, architetto nel convento di S. Maria Novella) nel 1325 lavorava tra gli scultori del duomo d'Orvieto; nel 1351 era a Firenze capomaestro del duomo e allora attendeva a compiere il campanile negli ultimi ordini, alle cui finestre diede quell'ampio ritmo crescente. Dalla ripresa dei lavori che modificarono con progetti nuovi S. Maria del Fiore egli ebbe gran parte nella costruzione, se pur con contrasti: già nel 1355 aveva studiato correzioni ai disegni della parte terminale; poi diede modello ai pilastri e ai capitelli (1357), preferito all'Orcagna; quantunque allontanato dall'Opera (1364), fu interpellato sul progetto definitivo "dei maestri e dipintori" ed egli lo consigliò con varianti a preferenza anche di quello presentato da Simone suo figlio; riavuta la carica di capomaestro, la tenne fino al 1364, forse fino alla morte. Da queste notizie appare uno dei maggiori a volgere l'architettura gotica fiorentina dalle trite e confuse forme dell'Orcagna alla grandezza ch'è in S. Maria del Fiore. A Firenze dovette lavorare anche di scultura: e dal 1356 al 1358 attendeva a una statua di profeta per il duomo; ma, come per Orvieto, è incerto che cosa operasse, né vi è prova che gli appartengano nel campanile di S. Maria del Fiore alcuni dei rilievi del secondo ordine.
Suo figlio Simone fu temporaneamente capomaestro della Loggia della Signoria con Taddeo di Ristoro e Benci di Cione, ne disegnò il pilastro e il capitello (1377) e vi lavorò anche a sculture ornamentali (1380); egli sembra aver atteso piuttosto alla decorazione che alla statuaria (provengono dalle roste di Orsanmichele alcune statuette del Museo Nazionale di Firenze, ma sembrano dei primi anni del sec. XV), lasciandone un grande saggio nella rosta di pietra a chiusura di uno degli archi della loggia d'Orsanmichele poi seguitati a serrare da altri intagliatori sotto la sorveglianza di S. e su quel suo modello, ideato con geniale complicazione di motivi gotici d'architettura e d'ornato.
Bibl.: L. Passerini, Curiosità storico-artistiche fiorentine, Firenze 1866; C. Guasti, S. Maria del Fiore, ivi 1887, p. 7, lviii e segg.; C. Frey, Die Loggia dei Lanzi, Berlino 1885, p. 15 segg.; P. Franceschini, L'oratorio di S. Michele in Orto, Firenze 1897; A. Venturi, Storia dell'arte it., IV, Milano 1906, pp. 469-478, 705-708.