EGIDI, Francesco
Nacque a Palombara Sabina (Roma) il 23 sett. 1851, da Giuseppe e da Bernardina Serafini. Rimasto orfano di padre, riusci a frequentare l'università di Roma e a laurearsi in medicina nel 1876, lavorando nel contempo presso l'ospedale di S. Spirito. Iniziò l'attività professionale praticando come medico condotto a Monterotondo e ad Anzio. Dopo un soggiorno di studio a Parigi, nel 1883 si stabili a Roma, dove cominciò a esercitare la specialità otorinolaringoiatrica fondando, a sue spese, un ambulatorio per i poveri.
La sua innata tendenza chirurgica ebbe modo di rivelarsi nelle epidemie di difterite che annualmente colpivano la città e che gli permisero di accumulare un'ampia esperienza nel trattamento delle stenosi laringee acute. Oltre a un gran numero di tracheotomie, l'E. effettuò con successo anche il cateterismo della laringe dimostrandosi cosi mentalmente maturo a far propri i concetti della intubazione laringea. Pertanto, quando la tecnica e la strumentazione della intubazione, rese pubbliche da J. P. O'Dwyer nel 1885 (Intubation of the larynx, in New York medical Vournal, XLII [1885], pp. 145 ss.), raggiunsero l'Europa, l'E. fu pronto, per primo, a praticarla immediatamente e a diffonderne l'uso in Italia (La prima intubazione della laringe per crup fatta in Italia coll'apparecchio dell'O'Dwyer, in Archivi ital. di laringologia, IX [1889], pp. 97-106).
Nel 1891 ideò una modificazione dello strumento di O'Dwyer, che rese cavo per tutta la sua lunghezza allo scopo di consentire il passaggio dell'aria anche durante l'atto operatorio (Modificazioni agli apparecchi di intubazione laringea, Roma 1891).
In occasione del primo congresso della Società italiana di laringologia, otologia e rinologia (SILOR), tenutosi a Roma nel 1892, l'E. poté porre a confronto i risultati della propria statistica, che comprendeva 82 tracheotomie e 84 intubazioni; concludendo la comunicazione, dimostrò l'idoneità di ambedue i procedimenti a superare la stenosi respiratoria e la loro insufficienza a controbilanciare gli effetti tossici generali della tossiemia difterica (Sopra 82 tracheotomie e 84 intubazioni come contributo alla statistica, in Atti del Primo Congresso della Società italiana di laringologia, otologia e rinologia, Roma 1892, Firenze 1892, pp. 215-218).
Nel 1895 apportò ulteriori semplificazioni alla apparecchiatura per l'intubazione riducendola a un unico strumento atto a funzionare, secondo le necessità, da introduttore o da estrattore della cannula laringea. Nello stesso anno egli svolse la relazione ufficiale al secondo congresso nazionale della SILOR (Stenosi laringee e loro cura, in Atti del Secondo Congresso della Società italiana di laringologia, otologia e rinologia, Firenze 1896, Firenze 1896, pp. 4-19), dando particolare rilievo alla trattazione delle stenosi da causa intrinseca, mentre tralasciò, perché di competenza del chirurgo generale, quelle da causa extralaringea. Riguardo alle stenosi croniche, dopo aver insistito sulla opportunità di tentare sempre le cure mediche prima di ogni manovra chirurgica, riconobbe i meriti storici della dilatazione progressiva con i tubi di piombo secondo L. S. R. von Kristelli Schroetter, ma dimostrò che l'avvento della intubazione faceva ritenere superata la metodica. Nonostante l'entusiasmo per la nuova tecnica, l'E. si dimostrò consapevole dei limiti dell'intubazione e, proporzionando i mezzi alle lesioni e ai fini, propose anche altri procedimenti: per le stenosi da tumori benigni non asportabili per le vie naturali suggeri l'escissione previa tirotomia; per le forme di tubercolosi laringea granulomatosa e stenosante, allora frequenti, si dichiarò favorevole alla tracheotomia, intervento atto a mettere a riposo l'organo vocale.
Per la cura delle stenosi acute della laringe indicò due possibilità: l'intubazione nelle forme di natura transitoria (difterite e altre infiammazioni acute), la tracheotomia nelle forme tumorali, granulomatose e da corpo estraneo, ritenendo comunque obbligatorio l'intervento cruento in ogni caso di impossibilità o fallimento dell'intubazione.
L'E. modificò un'ultima volta, nel 1901, l'apparecchiatura per l'intubazione con l'abolizione del mandrino, reso inutile dalle cannule di ebanite dell'O' Dwyer che potevano essere introdotte o estratte dalla laringe con l'ausilio di una semplice curva bivalve. Non è superfluo ricordare che lo strumento cosi semplificato si rivelò meno costoso e più facile a usarsi anche da parte di medici non specialisti.
Nel 1902 l'E. consegui la libera docenza in laringoiatria.
Nel volume Intubazione della laringe e tracheotomia, pubblicato a Roma nel 1906, espose compiutamente la storia, le indicazioni, la tecnica, le complicazioni e i risultati dei due procedimenti e descrisse, oltre agli apparecchi per l'intubazione citati in precedenza, altri due strumenti da lui ideati e tuttora in uso: l'uncino per fissare la trachea e il dilatatore permanente bivalve. Da ricordare ancora l'illustrazione di un suo metodo originale per il trattamento delle stenosi laringee da tracheotomia, consistente nella divulsione delle briglie cicatriziali con la pinza a due branche di A. Trousseau, introdotta nella laringe dal tracheostoma, e nella successiva introduzione, dalla bocca, di un tubo per intubazione laringea, ivi mantenuto più giorni e poi sostituito con altri di sezione crescente.
Testimone dell'efficacia delle modificazioni apportate da F. Durante alla tecnica della laringectomia totale, l'E. si schierò sempre tra i sostenitori di questa chirurgia radicale fino ad allora gravata da una spaventosa mortalità postoperatoria.
Abile e veloce operatore di interventi di chirurgia nasale, trovò modo di distinguersi anche in questo campo apportando utili modifiche allo strumentario, in particolare agli speculi, alle pinze e alle forbici per la turbinotomia.
Una istituzione privata gli affidò, nel 1906, la direzione di un reparto per malati dell'orecchio, del naso e della gola.
In riconoscimento della sua esperienza, gli furono affidati i capitoli riguardanti la bocca, la faringe, la laringe e la trachea nel Trattato italiano di chirurgia redatto da distinti professori e specialisti (Milano, Vallardi [s.d.]).
Socio fondatore della SILOR, ne fu altresi tesoriere fino al 1913; fu anche membro della Accademia medica di Roma, della Società lancisiana, della Società italiana di chirurgia e socio corrispondente della Società francese di otorinolaringologia; fu insignito della commenda della Corona d'Italia.
Mori a Roma l'11 luglio 1913.
Bibl.: Necrol., in Bull. d. Accad. med. di Roma, XI, (1913-14), pp. 223ss.; in Boll. d. malattie d. orecchio, d. gola, d. naso, XXXI (1913), p. 167; in Arch. ital. di laringologia, XXXIII (1913), pp. 188 ss.