MONZINO, Francesco Emanuele
MONZINO, Francesco Emanuele (Franco). – Nacque a Celle Ligure, in provincia di Savona, il 28 luglio 1891 da Guido e da Maria Pagani, entrambi di famiglia milanese.
Compiuti gli studi a Genova e diplomatosi in ragioneria, fu successivamente chiamato a prestare servizio nell’esercito, dove rimase per quattro anni, sino alla fine della Grande guerra. Nel 1919 si trasferì a Milano per lavorare presso la sede centrale dei grandi magazzini La Rinascente, favorito in questo dai rapporti di parentela con i proprietari: era infatti cognato di Ferdinando Borletti, marito di sua sorella Virginia.
La Rinascente di quegli anni era un’impresa di spicco. Fondata nel 1877 dai fratelli Bocconi e divenuta il primo grande magazzino italiano concepito sul modello francese del Bon Marché, nel 1917 era stata rilevata da un gruppo di imprenditori con a capo Senatore Borletti che, dopo un grave incendio, l’aveva ricostruita e rilanciata.
Il giovane Monzino si mise presto in luce e nel volgere di un anno, nell’ottobre del 1920, fu promosso condirettore commerciale. La svolta nella sua carriera avvenne nel 1927, quando l’allora direttore della Rinascente, Umberto Brustio, iniziò a interessarsi a una nuova formula commerciale che, sull’esempio della catena di vendita statunitense F.W. Woolworth & Co., offriva i vantaggi dei grandi magazzini a una clientela vasta e popolare. Brustio compì numerosi viaggi in Germania per stringere accordi di collaborazione con la tedesca Ehape della Leonard Tietz, portando con sé alcuni dirigenti, tra i quali Monzino, a cui fu affidato il compito di studiare a fondo l’organizzazione dei nuovi negozi, che dovevano presentare un gran numero di articoli, un’elevata rotazione delle merci e un limitato ricavo sui singoli pezzi. Francesco mostrò di avere idee chiare al riguardo. Fin dall’inizio suggerì di tenere separato il marchio Rinascente da quello dei magazzini a prezzo unico, di trovare localizzazioni strategiche al centro delle città, di muoversi rapidamente per battere eventuali concorrenti.
Nel 1928 nacque così la società Upi, poi divenuta Upim (Unico Prezzo Italiano Milano), della quale Monzino assunse la responsabilità per la parte tecnica. La prima filiale fu aperta a Verona il 21 ottobre e si caratterizzò subito per una gamma di prezzi estremamente moderata, da 1 a 4 lire; a essa nel giro di due anni seguirono altre filiali: a Milano, Brescia, Roma, Bologna, Firenze, Padova, Ferrara, Piacenza, Bari, con risultati molto lusinghieri. Fu grazie a questa positiva esperienza che Monzino maturò la decisione di staccarsi dal gruppo Rinascente e di fondare una sua impresa di magazzini a prezzo unico. Il 9 maggio 1931 a Milano creò la Standard Sams (Società Anonima Magazzini Standard). Soci ed azionisti, oltre a Francesco, furono il fratello Italo e la sorella Virginia (ciascuno dei quali sottoscrittore di una quota di 15.000 lire) e, con una quota minore, Tullio Astesani, industriale serico comasco nonché suocero di Italo. Il capitale iniziale di 50.000 lire fu quasi subito elevato a 700.000 e il 21 settembre 1931 poté aprire i battenti nella centrale via Torino, a Milano, il primo negozio di oltre 400 m2 (già noto come «Bazaar 33»), completamente ristrutturato e sede anche degli uffici della nuova società. Fu l’inizio di un successo rapidissimo – reso possibile dalla precedente esperienza presso la Rinascente-Upim – basato su una struttura agile ed efficiente, che prevedeva una centrale acquisti separata dalle filiali di vendita e un’attenta organizzazione commerciale.
Un simile sviluppo sorprese gli stessi fratelli Monzino, oltre che i dirigenti della Rinascente-Upim. Nel 1933 fu inaugurato un secondo magazzino a Venezia, in campo San Felice che, pur non rispondendo appieno alle aspettative, segnò comunque un progresso. Un passo decisivo – sia dal punto di vista commerciale, per i notevoli introiti che ne derivarono, sia dal punto di vista dell’immagine della «Standard» – avvenne con la successiva filiale di Torino, inaugurata il 26 marzo 1934, nella centrale via Roma.
Nel frattempo dal matrimonio contratto nel maggio 1927 con Matilde Alì d’Andrea-Peirce (nata a Catania nel 1904), il 2 marzo 1928 era nato Guido, la cui fama resta legata alla grande passione per la montagna e al suo profilo di alpinista ed esploratore. Altri due figli furono Fiorella e Carlo.
Nel 1934 l’espansione dell’impresa proseguì con l’inaugurazione delle filiali di Genova (via XX Settembre) e di Venezia Lido; nel 1937 fu la volta di Roma (corso Umberto) e di Ancona. Dal 1938 iniziò la penetrazione nell’Italia meridionale, le cui tappe principali furono rappresentate nel 1939 da Napoli, Foggia e Reggio Calabria; mentre, dall’altro capo della penisola, fu aperta nello stesso anno la filiale di Gorizia.Questo successo non era stato privo di ostacoli, a cominciare dagli ambigui rapporti con la Rinascente, considerato il legame di parentela che legava i Monzino ai Borletti e che rendeva ancora più delicata la concorrenza tra le aziende. La concorrenza si sviluppò di fatto su diversi fronti. In primo luogo su quello del personale dipendente qualificato, del quale vi era forte carenza, per cui Monzino cercò ripetutamente di cooptare i migliori elementi della Rinascente, aprendo in tal modo un contenzioso continuo con quest’ultima; in secondo luogo riguardo alla migliore localizzazione per le nuove filiali; infine, sul fronte dei rapporti con i fornitori, in larga parte i medesimi per le due società, vista la ristrettezza del mercato italiano. Ne risultarono continue frizioni aziendali e personali.
Dal punto di vista della conduzione aziendale, Monzino improntò la sua azione a uno spirito paternalistico nei confronti dei dipendenti (anche se non mancarono gli scontri sul piano sindacale). Istituì varie provvidenze in parte legate all’aspetto produttivo (premi per operosità, anzianità e viaggi all’estero), in parte indirizzate al sostegno sociale (premi per natalità, cure in montagna e al mare, pensioni aziendali). In particolare operò tramite il fondo di beneficenza «Guido Monzino», intitolato al padre. Per la sua attività ricevette anche vari riconoscimenti: nel 1938 fu nominato commendatore del Regno e nel 1939 presidente della Commissione commerciale tecnico-economica dei grandi magazzini e magazzini a prezzo unico del Ministero.
Dalla seconda metà degli anni Trenta le scelte del regime fascista influenzarono le politiche aziendali. Un primo problema derivò nel 1937 dall’obbligo di mutare il nome «Standard» della società dal suono troppo inglese. Dopo molte discussioni, Monzino decise a favore di un’italianizzazione della sigla originale, trasformandola in «Standa» (Società Anonima Tutti Articoli Nazionali dell’Arredamento e Abbigliamento). Ulteriori difficoltà furono causate indirettamente dalla politica del regime di controllo e talvolta blocco dei prezzi, che comportò non pochi attriti con i fornitori. Ma il punto centrale fu l’intervento governativo per il controllo del settore, dopo che diversi tentativi di intesa tra i due gruppi principali Rinascente-Upim e Standa erano risultati vani. Nel 1941 il Consiglio nazionale delle corporazioni emanò un provvedimento con il quale si concedevano alcune nuove licenze alle società già attive a Milano (Rinascente-Upim, Standa e l’ultima arrivata, nel 1937, «Ptb – Per Tutte le Borse»). Le nuove aperture dovevano essere effettuate entro il 1943 e il numero complessivo di 16 magazzini avrebbe dovuto rimanere inalterato fino a quando la città non avesse raggiunto 1,5 milioni di abitanti. Il 18 marzo 1941 fu sottoscritto un accordo riguardante l’intero territorio nazionale in base al quale si assegnavano 76 punti vendita alla Upim (che ne aveva già 38), 44 alla Standa (che ne aveva 22) e 33 alla Ptb (che ne aveva 9). In questo modo vennero ufficialmente cristallizzate le posizioni di forza di ciascuna fino a quel momento.
Le preoccupazioni di Monzino rispetto alla posizione subordinata della sua società nell’accordo furono superate dall’emergenza guerra. Durante il conflitto tutto divenne più difficile: la scarsità delle forniture (soprattutto sapone, tessili, cotone e carta), la crescente speculazione all’origine di continui aumenti di prezzo, la riduzione del potere di acquisto della clientela. Nel pieno della guerra egli tentò di limitare i danni per il fermo di molti punti vendita attrezzando piccoli magazzini denominati Mas a Brindisi, Modena, Perugia, Caltanissetta, Agrigento, Pola, Cosenza e Pescara. Ma dal 1943 la situazione precipitò: i dipendenti passarono da 1500 a 1000 e molte filiali furono parzialmente o totalmente distrutte. Alla fine della guerra si stimarono danni intorno ai 31 milioni di lire, mentre i negozi operativi si erano ridotti a 19.
Nel dopoguerra Monzino si rimise subito al lavoro per tentare di risanare la situazione. Avviò una serie di aumenti del capitale sociale ed emissioni di obbligazioni e stabilì accordi con varie società commerciali estere. Particolare attenzione fu posta nel reclutamento di nuovo personale, compreso uno dei più noti dirigenti della Rinascente, Carlo Brivio, già direttore della sede centrale di piazza Duomo a Milano. Nonostante le difficoltà economiche di quegli anni, già nel ventennale della società, nel 1951, gli obiettivi prefissati potevano considerarsi raggiunti. Monzino, nella sua carica di amministratore unico e direttore generale, ebbe la soddisfazione di festeggiare la ricorrenza presentando ai soci dati molto positivi, che parlavano di una società con 35 filiali operative e 2000 dipendenti, e un ambizioso piano di sviluppo aziendale da proseguire sempre a fianco del fratello Italo (vice presidente e amministratore delegato, e più tardi, nel 1981, finanziatore dell’omonimo Centro cardiologico milanese). Quasi a suggello della sua attività, nel 1953 fu nominato cavaliere del lavoro.
Pochi giorni dopo, il 21 giugno 1953, morì nella sua abitazione milanese.
Fedele fino in fondo alla sua missione, fu sepolto, come richiesto nel testamento, nel cimitero di Musocco accanto agli operai e agli impiegati della sua impresa.
Fonti e Bibl.: Arch. U. Brustio, f. VII (depositato dalla famiglia presso l’Università commerciale L. Bocconi, Milano); Arch. storico della Camera di commercio di Milano, scat. 2639; Arch. dei Cavalieri del lavoro, Roma, b. CXXVII, f. 10. In mancanza di studi sulla vita di Monzino, informazioni sull’attività imprenditoriale sono rintracciabili in pubblicazioni di carattere generale: Magazzini Standa 25° anniversario, Milano 1956; S. De Vio, I grandi magazzini ed i magazzini a prezzo unico in Italia, Milano 1960; G. Furlan, La Standa ieri oggi domani, Milano 1971;V. Zamagni, La distribuzione commerciale in Italia fra le due guerre, Milano 1981, passim; F. Amatori, Proprietà e direzione. La Rinascente 1917-1969, Milano 1989; L. Pellegrini, Il commercio in Italia, Bologna 2001, ad ind.; E. Scarpellini, Comprare all’americana. Le origini della rivoluzione commerciale in Italia 1945-1971, Bologna 2001, passim.