EREDI (Heredi), Francesco
Nacque a Ravenna, dove fu attivo come compositore di musica sacra e profana. Le fonti non concordano circa la sua data di nascita: alcune la pongono al 10 ott. 1575, altre all'8 genn. 1581. La prima data sembra la più probabile, dato che già nel 1599 l'E. fu chiamato a supplire l'assenza del maestro di musica, sentita in particolar modo nel seminario. L'incarico di maestro di musica è testimoniato da una lettera datata 10 luglio e inviata dal vicario Fabio Tempestino all'arcivescovo di Ravenna Cristoforo Boncompagni, nella quale viene evidenziato sia lo stato di crisi in cui versava in quel momento la cappella ravennate, sia l'insuccesso riportato dall'E. in veste di insegnante (Casadio, p. 229), perché, scrive il Tempestino, "quell'Heredi per essere giovane e perché si è provato che nel tempo che n'è andato ad insegnare non ha fatto quasi profitto alcuno, non è a proposito per quel luogo".
L'E. riscosse miglior successo come compositore; nel 1600 pubblicò a Venezia, presso Ricciardo Amadino, Ilprimo libro de madrigali. L'opera comprende ventitré madrigali a cinque voci senza basso continuo su versi di F. Alberti, di G. Parabosco, di G. Casone e di G. B. Guarini. Il ventiduesimo madrigale della raccolta, Tra i fior, tra l'herbegiacque lusingatoda vaga alma bellezza, è a otto voci e risulta espressamente composto per le nozze di Cesare Rasponi e Claudia Gori. Nella Oesterreichische Nationalbibliothek di Vienna sono conservate solo le parti a stampa del cantus e del bassus.
Nel 1623 poi pubblicò, sempre a Venezia, presso Bartolomeo Magni, una raccolta di salmi a cinque voci con basso continuo dal titolo Integra omniumsolemnitatum vespertina psalmodia quinque vocumcumduobus Beatae Virginis Mariaecanticis, una cum bassoad organum, dedicata al cardinale Luigi Capponi arcivescovo di Ravenna. La dedica gli valse finalmente la carica di maestro di cappella presso la cattedrale, conferitagli lo stesso anno. L'E. dichiarava nella stessa dedica che la raccolta era la sua "opera prima", forse considerandola il suo primo vero impegno artistico. Le cinque parti complete e quella del basso continuo sono conservate nella Biblioteca del Civico Museo bibliografico musicale di Bologna (Cfr. G. Gaspari, Catal. d. Bibl. music. G. B. Martini..., II, Musica religiosa, Bologna 1892, p. 217). Tornò poi alla musica profana con una raccolta di venti madrigali, a cinque voci e basso continuo, su versi tratti dall'Armida del Tasso, che fu data alle stampe sempre a Venezia, nel 1629, da Alessandro Vincenti.
L'opera riunisce i venti madrigali in una forma narrativa e dialogata vicina al madrigale drammatico, che si può facilmente collegare alla propensione teatrale radicata in ogni ambiente ravennate. Pur mancando a Ravenna una corte e con essa le grandi feste teatrali, celebranti il prestigio dell'intera città, ogni ricorrenza religiosa, ogni evento d'eccezione era occasione per rappresentazioni teatrali, che avevano luogo soprattutto all'interno dei monasteri e delle accademie. Inoltre la scelta, da parte dell'E., di versi tratti dalla Gerusalemme liberata (XVI, 56-66; XX, 123-124) risulta in linea con una certa predilezione, mostrata a Ravenna durante il Seicento, per il genere pastorale. Le virtù magiche di Armida suggeriscono all'E., come appare nella dedica "all'illustrissimo signore capitano Ciro Pantaleone", un gioco di parole fra "cantatrice" ed "incantatrice", e la musica viene definita "un canto che si fa nei cuori potentissimo incanto", profilando così una poetica fondata sul rapporto tra musica e magia. Viene anche ricordato l'amore del re persiano Ciro per la musica ed accostato a quello dell'omonimo Ciro Pantaleone, che è invitato ad emulare la grandezza dell'antico condottiero. Anche l'edizione a stampa dell'Armida si trova completa nella Biblioteca del Civico Museo bibliografico musicale di Bologna (G. Gasperi, Catal. ..., III, Musica vocale, Bologna 1893, p. 226).
Nello stesso anno raggiunse il culmine della sua carriera professionale con la nomina a "maestro di cappella di Ravenna".
Nulla si sa con precisione circa la data della sua morte.
Oltre alle opere citate si è a conoscenza solamente di due madrigali a cinque, Caro amoroso foco e Hor chè giunto, contenuti rispettivamente in antologie del 1604 e del 1616.
Bibl.: C. Ricci, Appunti per la storia musicale di Ravenna nei secoli XVI e XVII, in L'Arpa, 10 luglio 1890, pp. 58 s.; C. Ricci, Cronistoria. Appunti per la storia musicale diRavenna, in Diario ravennate, LXXVII (1894), pp. 27-32; R. Casadio, Lacappella musicaledella cattedrale di Ravenna nel secolo XVI, in Note d'archivio per la storia musicale, XVI (1939), pp. 136-185, 226-237, 258-273; P. Fabbri, Vita musicalenel Cinquecento ravennate: qualche integrazione, in Riv. ital. di musicol., XIII (1978), 1, pp. 30-59; Id., Scena e musica nella Ravenna del Seicento, in Quadrivium, XVIII (1977), 2, pp. 67-84; F.-J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, III, p. 149; E. Vogel, Bibliothek der gedruckten weltlichen VocalmusikItaliens, I, p. 318; R. Eitner, Quellen-Lex. der Musiker, III, p. 347; C. Schimdl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 498; Encycl. de la musique Fasquelle, I, p. 699; Répertoire int. des sources musicales, Einzeldrucke vor 1800, II, p. 549; Bibliografia della musica italiana profanapubblicata dal 1500al 1700, I, Pomezia 1977, p. 584; The New Grove Dict. of musicand musicians, VI, pp. 226 s.; Diz. encicl. univ. della musicae dei musicisti, Le biografie, II, p. 666.