FABERI, Francesco
Nacque a Roma il 7 genn. 1869 da Luigi e da Emilia Sterbini.
Il padre, impiegato nell'amministrazione vaticana, per fedeltà al papa, si rifiutò, dopo l'annessione di Roma nel 1870, di prestare servizio nella nuova amministrazione statale.
Fino all'età di otto anni seguì i primi studi presso le suore della Divina Provvidenza. Passò, poi, all'Apollinare, entrando in contatto e frequentando la Congregazione mariana dei Figli di Maria, con la quale svolse, tra l'altro, opera di assistenza alla Pia Casa di Ponterotto in Trastevere e negli ospedali romani.
La Congregazione era retta dal card. L. M. Parocchi e animata da mons. A. Guidi, uditore di Leone XIII, arcivescovo titolare di Nicea e segretario della congregazione degli Studi. Di mons. Guidi conservò sempre grato ricordo. "Era cresciuto - scrisse padre Semeria - a buona scuola, discepolo di quel mons. Guidi, che rappresentava, con non molti altri il buon clero romano d'altri tempi ... clero colto, zelantissimo, dignitoso".
Il 7 maggio del 1891 il F. indossò l'abito ecclesiastico e ricevette la prima tonsura. Due mesi dopo, il 7 luglio, conseguì la laurea in teologia e il 20 dicembre ricevette gli ordini maggiori e venne ordinato sacerdote. Il 15 giugno 1892 conseguì il baccellierato in utroque iure. Negli anni precedenti aveva anche frequentato i corsi di lettere e filosofia presso l'università statale La Sapienza, ma senza iscriversi.
Il 26 maggio 1889, ancora studente presso il pontificio seminario romano, fu tra i promotori, insieme con F. Ermini e don R. Rossetto di Bagnoregio, del circolo di S. Sebastiano, con l'obiettivo di opporsi alle correnti laiche, anticlericali e positivistiche presenti nel mondo della scuola e degli studi, e per rivendicare la presenza di un laicato cattolico giovane e attivo, in grado di imporsi attraverso l'impegno culturale anche nel campo scientifico, dimostrando che non esisteva inconciliabilità tra fede e scienza. Il F. fu il primo presidente dei circolo, lasciando la carica nel 1891, non appena ordinato sacerdote, a F. Ermini. L'iniziativa trovò il consenso e la protezione del card. D. Iacobini, segretario di Propaganda Fide e del card. L. M. Parocchi. Tra i soci del circolo troviamo i più bei nomi della cultura e dei movimento dei cattolici romani: G. De Sanctis, R. Ricci, G. Salvadori, L. Costantini, A. Giacomelli, 0. Marucchi, A. Malvezzi Campeggi, F. Crispolti, R. A. Ermini, G. B. De Rossi, R. Murri ed altri.
Il circolo svolse un'intensa attività, organizzando, tra l'altro, conferenze quindicinali su temi culturali e di attualità. Nel biennio 1892-93 vennero realizzate ben 53 conferenze, alcune delle quali svolte dallo stesso F.: il 21 febbr. 1892 su Le origini della letteratura cristiana e il 2 marzo 1893 su S. Pio V.Il 14 ag. 1892 la Pia Unione S. Paolo apostolo lo nominò primo regolatore delle congregazioni spirituali delle scuole cristiane di S. Salvatore in Lauro. Con Salvadori e Costantini si deve al F. anche la costituzione del Sodalizio operai della parola, che si impegnavano a diffondere nelle scuole pubbliche i testi evangelici. A palazzo Altieri, a Roma, costituì, nel 1893, anche una scuola superiore di religione, nella quale insegnarono, tra gli altri, don B. Casciola e padre G. Genocchi.
Nel 1894 il circolo S. Sebastiano conobbe un mutamento e un rilancio, grazie alle iniziative di Romolo Murri, il quale volle farne un circolo universitario, che, pur conservando l'originario carattere, si proponeva di riunire i giovani studenti dell'ateneo romano.
E ciò non solo con l'obiettivo di un "rinnovamento culturale cattolico", ma anche con la prospettiva di un impegno d'azione che mirava a promuovere un adeguamento degli studenti cattolici alla cultura moderna, aprendoli anche ai temi e ai problemi sociali. Non a caso aderirono al circolo giovani che avrebbero svolto un ruolo significativo in seno alla storia del movimento cattolico ed in particolare della prima democrazia cristiana, quali P. Pierantoni, I. Petrone, C. Santucci, P. Mattei Gentili, V. Bianchi Cagliesi, A. Boggiano, G. Micheli ed altri.
L'iniziativa più importante del circolo fu la nascita, all'inizio del 1895, del periodico La Vita nova, al quale anche il F. collaborò con alcuni articoli, prevalentemente dedicati a temi di carattere relìgioso e letterario. Nel numero del 16 nov. 1895 dalle colonne della Vita nova venne lanciato il programma della Federazione cattolica universitaria fra gli studenti italiani, che trovò il F. consenziente, pur sottolineando l'opportunità di escludere l'attività politica dai compiti associativi.
Scriveva il F. a padre G. Semeria il 13 dic. 1895: "Che te ne pare del progetto dell'Unione universitaria fatto dalla Vita nova? Io ho cercato e cercherò d'incoraggiarlo, cercando di porlo in relazione, qui in Roma, col circolo S. Sebastiano e con la nostra scuola di religione. Mi è piaciuto particolarmente che abbiano esclusa dal programma la politica e questo per Murri dev'essere stato un gran sacrificio" (cfr. Carillo, p. 37).
Negli ultimi anni del secolo il F. fu molto vicino a quegli ambienti culturali cattolici animati dal desiderio di svecchiare gli studi religiosi ed ecclesiastici, in particolare biblici, utilizzando anche i progressi della scienza e della cultura contemporanea. Ambienti che avrebbero alimentato, all'inizio del secolo, le correnti moderniste italiane. Non a caso il F., definito da von Hugel in una lettera a Loisy, "si ouvert et si actif", fu tra i fondatori a Roma, nel 1896, della Società di studi e fu a contatto e in rapporti di amicizia con Semeria, S. Minocchi, E. Buonaiuti, G. Genocchi, B. Casciola, Mario Rossi, A. Ghignoni ed altri.
Accanto alle iniziative di carattere personale, legate al suo impegno per una attiva presenza del laicato cattolico in ambito studentesco e negli ambienti culturali romani, il F. ebbe in questi anni anche una serie di incarichi didattici e amministrativi che lo portarono a ricoprire un ruolo non marginale in seno alla Chiesa romana. Il 25 ott. 1897 il cardinale vicario di Roma gli affidava la cattedra di teologia sacramentaria nelle scuole del pontificio seminario romano e l'11 nov. 1899 venne nominato direttore delle opere spirituali dell'ateneo di S. Apollinare. Si trattò di un incarico che gli consentì un costante rapporto con gli studenti destinati al sacerdozio. Nel 1901 lasciava la cattedra di teologia sacramentaria per assumere l'insegnamento di patristica.
Con la nomina, il 20 ott. 1904, a segretario del vicariato, su proposta del card. vicario Pietro Respighi, cominciava per il F. una lunga e intensa attività di carattere amministrativo nel governo della diocesi romana.
Si dedicò alla nuova attività con grande impegno e soprattutto con l'obiettivo di riformare l'organizzazione del vicariato che, nonostante la tumultuosa crescita della, città negli ultimi decenni dell'Ottocento, aveva mantenuto la vecchia e ormai inedeguata struttura. Si deve alla sua attività anche la costruzione di chiese nei nuovi quartieri periferici della capitale.
Nel 1905 il F. preparò un progetto di riforma del vicariato che sottopose a Pio X, il quale, pur apprezzandolo, ne dilazionò l'esecuzione. L'idea venne ripresa più tardi, quando il F. venne incaricato dal papa di rivedere il primitivo progetto, d'intesa con il card. G. De Lai. Finalmente, il 1° genn. 1912 con la costituzione Etsi nos, fu possibile attuare una riforma del vicariato che riprendeva, solo in parte, le originarie proposte del Faberi.
Il 12 genn. 1912 Pio X nominò il F. assessore per la disciplina del clero e del popolo cristiano, una carica che gli permise di assumere una funzione di rilievo nel governo della diocesi. Si impegnò nella nuova carica con impeto e passione. Il suo lavoro mirava a risanare e riorganizzare le parrocchie e a regolare la presenza a Roma di un clero divenuto pletorico.
A seguito dei suoi drastici interventi, molti sacerdoti dovettero tornare ai luoghi d'origine, e vennero rigidamente regolate le funzioni di quelli rimasti. Inoltre disciplinò le nuove fondazioni monastiche, specie femminili, suscitando numerosi risentimenti, accuse e rilievi (anche da parte di cardinali del peso di B. Pompilj e De Lai), che non furono estranei al suo allontanamento dal vicariato, il 1° apr. 1915.
Negli stessi giorni, il 30 marzo 1915, Benedetto XV gli affidava la presidenza dell'Opera nazionale della buona stampa. I limitati risultati conseguiti, anche per la mancanza di una adeguata collaborazione e di una solida struttura dell'Opera, lo consigliarono, dopo qualche tempo, a declinare l'incarico.
Nominato protonotario apostolico il 30 dic. 1915, negli anni successivi il ruolo del F. si scolorì notevolmente, dovendo limitare la sua attività prevalentemente ad un lavoro di apostolato. Continuò, infatti, a celebrare, confessare, predicare, tenere lezioni presso istituti religiosi romani, fino all'estate del 1930 allorché venne colpito da una. grave malattia allo stomaco, che lo avrebbe condotto alla morte.
Morì a Roma il 4 genn. 1931.
Sono scarsi gli scritti lasciati dal F., gran parte dei quali raccolti nel volume: F. Faberi, Alcuni scritti e lettere, a cura di G. Carillo, Città del Vaticano 1977.
Fonti e Bibl.: Necrol. in La Tribuna, 7 genn. 1931; L'Osservatore romano, 17 genn. 1931; Risonanze, febbraio 1931; Pro familia, 25 genn. 1931; G. Semeria, Mons. F.F., Roma 1931; D.G.B. [G. Belvederi], Mons. F. F. Nel primo anniversario della morte, Roma 1932; E. Martire, Luigi Costantini, Venezia 1955, passim; V. Caselli, Il vicariato di Roma. Note storico-giuridiche, Roma 1932, passim; P. Scoppola, Crisi modernista e rinnovamento cattolico in Italia, Bologna 1961, pp. 42, 66, 68, 86; N. Vian, Amicizie e incontri di G. Salvadori, Roma 1962, pp. 99, 112; E. Buonaiuti, Pellegrino di Roma, Bari 1964, p. 56; L. Bedeschi, Dal movimento di Murri all'appello di Sturzo, Milano 1969, pp. 33, 35, 38; M. Casella, Gli universitari cattolici romani dal 1894 al 1900, in Spiritualità e azione del laicato cattolico italiano, Padova 1969, 1, pp. 252-55, 260; R. Murri, La Vita nova (1895-1896), a cura di F.M. Cecchini, Roma 1971, pp. 480, 482, 484; Il gruppo radicale romano, a cura di L. Bedeschi, in Centro studi per la storia del modernismo, Fonti e documenti, I, Urbino 1972, ad Indicem; F. Turvasi, G. Genocchi e la controversia modernista, Roma 1974, pp. 56, 63, 82, 88, 372; G. Carillo, Mons. F. F. Profilo della sua vita e della sua spiritualità, Città del Vaticano 1976; L. Bedeschi, Luoghi persone e temi del riformismo religioso a Roma a cavallo del Novecento, in Ricerche per la storia religiosa di Roma, 1990, n. 8, pp. 176 s., 189; L. Fiorani, Modernismo romano, ibid., pp. 94, 112, 125.